Sebbene in alcune circostanze si parli ancora di “misteriosa” sparizione, il triste epilogo del giro del mondo in bici del cicloviaggiatore americano Frank Lenz, tra il 1892 e il 1894, è storia certa.
Frank Lenz nasce nel 1867 a Philadelphia. All’età di 17 anni, come molti uomini dell’epoca, viene attratto dal fascino di un nuovo mezzo di trasporto che sta prendendo piede verso la fine dell’800: la bicicletta. Grazie alla bici emerge il suo spirito avventuriero: Frank infatti ama passare in sella intere giornate esplorando le strade della Pennsylvania e presto comincia a cimentarsi in viaggi più lunghi che lo porteranno a New York, St. Louis, New Orleans e Chicago. Appassionato fotografo oltre che ciclista, Frank Lenz porta con sé una macchina fotografica durante tutti i suoi viaggi.
Quando nel 1887 il suo connazionale Thomas Stevens torna dal primo giro del mondo in bici mai compiuto allora, è quasi scontato che Frank Lenz ne rimanga affascinato e decida, qualche tempo dopo, di ripetere la stessa impresa. Mentre Stevens aveva viaggiato con un biciclo (la bici con la ruota anteriore grande), Lenz parte invece con la nuova bicicletta di sicurezza concepita solo tre anni prima. Dopo essersi licenziato dal suo lavoro di contabile, per finanziare il suo giro del mondo riesce a farsi assumere dalla rivista Outing (per la quale aveva lavorato anche Stevens) con l’incarico affidatogli dall’editore James H. Worman di pubblicare delle relazioni del viaggio e dei reportage fotografici ogni due mesi.
La partenza per il giro del mondo si concretizza il 15 maggio 1892, quando in sella ad una bicicletta di sicurezza Victoria, Lenz, allora venticinquenne, dà il primo colpo di pedale dallo Smithfield Street Bridge di Pittsburgh davanti ad una folla di 800 persone venute ad augurargli buon viaggio.
Il giro procede verso ovest e dopo più di quattro mesi, il 20 ottobre del 1892, Lenz giunge a San Francisco, sulla costa occidentale degli States.
Da qui si imbarca per il Giappone che attraversa da nord a sud da Yokohama a Nagasaki.
Se dalle relazioni di viaggio il suo periodo in Giappone sembra piuttosto sereno, è invece la Cina, attraversata subito dopo, a creargli qualche problema. Alle difficoltà logistiche infatti, come le cattive condizione delle strade, si aggiunge la diffidenza dei locali i quali molto spesso si mostrano timorosi o peggio ostili nei confronti del cicloviaggiatore.
I momenti di difficoltà vissuti da Lenz lo porteranno a scrivere, in uno dei suoi report bimestrali alla rivista Outing, questo sfogo: “sono molto, molto stanco di sentirmi un estraneo, non vedo l’ora di ritrovarmi sulla strada di casa e porre fine a questa mia peregrinazione“.
Dopo un periodo di sei mesi in Cina, il doppio di quanti aveva previsto di impiegare per attraversarla, Lenz fa ingresso in Birmania, allora sotto il dominio dell’impero britannico. Anche la Birmania si dimostrerà un paese ostico in cui pedalare, per via delle frequenti piogge che rendono le strade impraticabili e della malaria che costringe Lenz a diverse settimane di riposo. Viste le difficoltà nel proseguire via terra, decide di prendere una nave per arrivare in India, a Calcutta, dove sbarca i primi di ottobre del 1893, a ormai un anno e mezzo dalla sua partenza.
Il mese successivo vede impegnato Lenz nell’attraversamento del confine pakistano. Da Lahore, punta quindi a sud in direzione Karachi dove a bordo di una motonave raggiunge Bushire, località iraniana sul golfo persico. Giunto poi a Teheran, Lenz ne rimane così affascinato che stenta a ripartire fino all’aprile del 1894, quando lascia la capitale iraniana alla volta prima della città di Tabriz e poi della Turchia, con l’obiettivo di arrivare a Istanbul prima del caldo estivo.
Verso i primi di maggio del 1894, a due anni dalla partenza del giro del mondo, prima dell’arrivo a Erzurum, in Turchia, si perde ogni traccia di Frank Lenz.
Dopo un’estate intera trascorsa senza sue notizie, la sua famiglia comincia a temere il peggio. In fondo, le turbolenze che sta vivendo l’impero ottomano non sono un segreto e le violenze e le uccisioni nei confronti degli stranieri, in particolare armeni, sono all’ordine del giorno. Anche Alexander Terrell, ambasciatore statunitense in Turchia, propende per la tesi dell’uccisione di Frank Lenz per mano di banditi curdi.
Malgrado i pessimi presupposti, dagli Stati Uniti vengono comunque organizzate le ricerche del cicloviaggiatore scomparso. La rivista Outing invia in Turchia un altro avventuriero a pedali, William Sachtleben, che nel 1892 aveva portato a termine un giro del mondo in bici con l’amico Thomas Allen, per indagare sulle sorti di Frank Lenz.
Giunto a Erzurum nella primavera del 1895, quasi un anno dopo la sparizione del suo connazionale, William Sachtleben apprende che per una serie di circostanze ancora poco chiare Lenz aveva avuto una discussione con un noto capo curdo che aveva poi insultato. Per ritorsione, i curdi della banda avevano quindi ucciso Lenz seppellendo il suo corpo in riva ad un fiume.
Riconosciuto colpevole, il capo curdo fu condannato dalle autorità ma quando era ormai già fuggito e aveva fatto perdere le sue tracce. Infine nel 1902, otto anni dopo la sua morte, in seguito alle pressioni degli Stati Uniti il governo turco ha accettato di pagare un risarcimento di 7.500 dollari alla madre di Frank Lenz.
Gran parte delle informazioni a noi pervenute sul giro del mondo in bici di Frank Lenz è dovuta al lavoro di ricerca dello scrittore David V. Herlihy, che ha raccolto una serie preziosissima di testimonianze nel libro “The Lost Cyclist”.Altre fonti
The latest ride of Frank Lenz
The Unsolved Case of the “Lost Cyclist
Frank Lenz – Wikipedia
Bella storia, peccato finisca male. Con una bici cosi e con le condizioni ambientali di allora, è stato un quasi un eroe.
Che genio questo! Un giro del mondo in bici in giacca con giusto due mini panieri di quelli che adesso si usano per una pedalata di 2/3 giorni.
Peccato che non ce l’abbia fatta!