Tra Piave e Livenza e E. Hemingway

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Al quartetto formato da: Andrea, Massimo, Romeo e Fernando, si unisce, in un secondo momento, Alberto. Eolo contrasta il moto, ma quei due dannati davanti non cedono e insistono, spingono con energia e tirano il terzetto di cui faccio parte. Inspiegabilmente la resistenza creata dal mitologico Dio non mi infastidisce, anzi inconsciamente provo un certo piacere nell’affrontare codesto ostacolo. Nei cambi direzione, quando la forza contraria s’intensifica, quasi provo gioia… non capisco. Il cielo è coperto, minaccioso, in certi punti i cumuli nebulosi si addensano in quota elevata, oscurando paurosamente. La sconfinata prateria permette di spaziare per l’intero campo visivo ed oltre… basta girare la testa a dritta e a manca per completare la visione ad angolo giro. L’occhio è attratto dal paesaggio montano, uno stacco netto tra cielo e terra. I colli Euganei, i colli Berici, i colli Asolani, la Pedemontana…. Il monte Venda, il Cengio, il Pasubio, il Grappa, la Rocca d’Asolo, il monte Cavallo, il Cistallo la Marmolada ecc. ecc.

“Ma distingui tutti questi monti?”
“No, ma mi diverto a dire scemate”
E’ divertente rallegrare la compagnia che non manca ad aggiungere altre spiritosaggini.
Comunque credetemi anche se non li distinguo son tutti là… ogni luogo è là e ci osserva incontra i nostri sguardi lieti nell’attesa di una futura visita.
“Quello è il campanile e il grattacielo di S. Donà?” chiede Fernando
“Si!” affermo, siamo a due, tre chilometri, ma improvvisamente la visione scompare.

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Massimo fa si che si insinui in noi l’idea di un miraggio, soltanto dopo una quantità indefinita di chilometri ricompare la cittadina che lambiremo per incontrare il grande Ernest, o meglio, il ricordo del suo passaggio in questi luoghi. Parentesi suggestiva ed interessante, emozionante osservare le foto di certi angoli rimasti invariati, conservati nel tempo, mantenuti nella loro originalità. La nostra guida mi sorprende ancora una volta: gli chiedi i chilometri percorsi alla fine dell’uscita e la risposta: ”Ah non lo so” incredibile quest’uomo ha il contachilometri sulle gambe, gira di qua gira di là per concludere sempre con la stessa distanza. Penso che riceva un contributo energetico dalla Comunità Europea e debba spenderlo altrimenti lo perde… è tremendo!
Attraversato il Piave sul ponte di barche, dove paga l’ultimo, andiamo che è un piacere finché, a Fossalta Maggiore, uno strano rumore, simile allo scoppio, in sordina, di una ruota, richiama la nostra attenzione e ancor di più la voce di Fernando:

“Ho forato!”
Tutti attorno alla sfortunato che non si perde d’animo, fuori gli attrezzi, i guanti e inizia il rito della riparazione. Ricerca della causa… ahi! Il copertone esausto, stremato dal cammino di Santiago ha ceduto, le sue tele smembrate:
“Mettiamo un rinforzo”
“Ci vorrebbe un pezzo di copertone”
“Mettiamo una toppa”

Ognuno dice la sua, la toppa non basta, le tele han ceduto sui fianchi, vien fuori una bella pallina, è impossibile procedere e concludere l’uscita in quelle condizioni.
Sono le19 20, Alberto riceve la telefonata di Corina che arriva all’aeroporto alle 21 30, deve andare, lo salutiamo. Massimo cerca aiuto da un amico nei dintorni, io chiedo nel negozio di ferramenta:

“Dove posso trovare un copertone per una bicicletta?”
“A Motta di Livenza… aspetta, è una bici da corsa?”
“Si!”
“Allora da Gimo”.

Mi spiegano dove trovarlo e con Andrea andiamo in avanscoperta mentre gli altri due cercano di tacconare alla bene e meglio.
Nella corte davanti al garage è parcheggiata una Opel giardinetta vintage di colore giallo e blu, attrezzata per l’assistenza corse, munita di portabici, di relative scritte, pulitissima… impeccabile.
Suono il campanello, si affaccia un uomo: Gianfranco Montagner alias Gimo campione di ciclo cross categoria super B o Over 70. Contrariato perché la FCI quest’anno non gli ha concesso la licenza per gareggiare ( tutto questo lo sapremo dopo).

“Buona sera, ci può aiutare… avremo bisogno di un copertone per la bicicletta, c’è l’ha?”
“Certo! Scendo subito” risponde, masticando gli ultimi bocconi della cena.

Trascorsi cinque minuti si alza la serranda della clinica, l’ordine e la pulizia regnano sovrani, incredibile! Il colore dei tre banconi è bianco, disposti sul perimetro del locale: la superficie di uno è interamente dedicata a dépliant e cataloghi, perfettamente allineati in varie pile, il bancone frontale funge da ufficio, quello di destra da banco da lavoro, con annessi pannelli porta attrezzi, nel mezzo della sala operatoria il lettino, bianco, con bordino rialzato per raccolta detergenti e residui del lavaggio, completo di supporti per immobilizzare la paziente. Tutt’intorno un giro di mensole e scaffali, vi sono deposte scatole, scatolette con specificato il contenuto, descritto a mano in un italiano bizzarro. Il primario piazza la bici ed inizia ad operare, non prima di dilungarsi in chiacchiere e continuare a ripetere: “a ga bisogno de manutension” così dicendo, scuotendo la testa mette le mani un po’ dappertutto, regola i freni, fissa il cambio e… “a ga bisogno de manutension!” (ha bisogno di manutenzione).

foratura

È evidente mettere da parte la nostra fretta e abbandonarci al simpatico ed interessante dialogo che oltre ai dettagli tecnici, regala divertimento.
Completato l’intervento, visitato il parco bici, ritirato la mappa della strada per andare dove dobbiamo andare, disegnata al momento, ci congediamo ringraziando a non finire, promettendo una visita futura con altri amici.
Nessuno avrebbe mai immaginato di risolvere il guasto in questo modo, di capitare nell’officina di un mago ruspante.

Massimo ha portato con se il flauto magico, di tanto in tanto, quando è indeciso, intona una melodia e lo strumento si trasforma in bussola, intona un’altra melodia per trasformarlo in termometro… individuata direzione e temperatura possiamo andare ovunque anche a Colfrancui.

Ora capisco l’intento di Eolo, non c’è che da ringraziare per lo spettacolo bellissimo, in un cielo pulito liberato dalle nuvole, l’incantevole tramonto tra i monti, visione sublime che fa dimenticare ogni fatica, che si insinua esultante nell’anima. Continueremo a marciare nella direzione fino a vederlo scomparire tra il Cengio e il Grappa, per essere accolti dalla piccola chiesa dei Templari, dove, sotto il porticato esterno, è in corso la recita del rosario da una folta schiera di fedeli. Al di là di ogni ideologia o religione è bello vedere riunito un gruppo di persone accomunate dallo stesso sentimento, sia per una preghiera, sia per un’attività sportiva, sia per assistere ad uno spettacolo, siano essi solo quattro lupi mannari ululanti nelle tenebre a scatenare l’abbaiare di altri simili al loro passaggio. Oltre alla chiesa qui a Tempio troviamo anche un bar ristorante per rifocillarci.

Al commiato il gestore non resiste: esce incuriosito e timidamente chiede: “Scusate se mi permetto, da dove venite?” soddisfatta la curiosità, frettolosamente, rientra senza prima averci regalato la sua ammirazione. L’ululato del Broccomannaro risuona nella valle, sotto un cielo stellato dove all’orizzonte la luna sta comparendo. Fantastico!!! non c’è che da stare a bocca aperta, sensazioni in subbuglio, energia, potenza erogata con entusiasmo sui pedali che ci porta a folle velocità. Predomina il piacere di sprigionare la forza che c’è in noi, il piacere di veder scorrere la strada così velocemente, l’inebriarsi del panorama notturno rischiarato dal satellite naturale.

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Ragazzi miei è così… ogni volta s’incontra un personaggio, ogni volta la sorpresa della natura, ogni volta il sublime incanto della vita, il cuore che pulsa, il sangue che scorre, la purificazione dello spirito. Insomma! Bisogna esserci!…. ringrazio il mio Guru.
Sempre lui il grande Brocco che ha fatto si che realizzassi uno dei tanti sogni che tenevo nel cassetto da parecchi anni. Quante volte ho cercato di convincere a pedalare di sera inoltrata… ora è diventata una moda, ma ciononostante è sempre un grande piacere un esperienza unica.
Oggi è il 16 maggio 2014… non ci crederete, ma rovistando tra le mie scartoffie ho trovato quel che di seguito leggerete, se ne avete voglia.

In bici una sera di maggio.
Quasi all’imbrunire mi stacco da casa, in sella alla mia fedelissima, vestito da ciclista, mi appresto a concretizzare una delle tante fantasie che affollano la mente.
È la ricerca di soddisfazione in quello che dentro si muove e spinge in avventure stravaganti. Il piacere di andare a quel passo ha ricomposto il disordine che dimora in me, ne deriva l’armonia completa.

Bene, mi sento benissimo, l’euforia aumenta, godo di quel che osservo; cala la sera, si rispecchia sull’acqua del fiume che sembra più calma rispetto alla fase diurna. Forse è più contenta, si sente notata per il suo riflettere gli ultimi bagliori prima del buio. Non sarà buio… la splendida luna rischiara la notte.
Mentre vado osservo: osservo ancora l’acqua da un altro punto, mi dico quanto è bello l’argine con la vegetazione riflessa. Una visione che riempie il cuore di pace profonda, provocando ulteriore benessere.
Svaniscono tristi pensieri, scopro altri valori, altri piaceri, piaceri sublimi, alimento per l’anima. Mi allontano da ciò che può essere negativo, per trovarmi nel buio, ora più intenso, ad ammirare lo splendore della luna.

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Rientro con passo allegro, con maggiore entusiasmo di quando son partito. Sono contento per il beneficio ricevuto, per aver vissuto questa piccola avventura che mi ha regalato un intenso godimento… tanto, da scrivere queste righe per ”Il quaderno della bici” e ispirato il componimento pseudo poetico.

Ho visto la sera
specchiarsi nell’acqua
l’ho sentita sopraggiungere
con la sua brezza

Ho visto il sole andarsene
la luna sorgere
per rischiarare il mio andare
e il mio cammino illuminare

Ho visto l’alzaia
la città dentro al fiume
viva, piena di luci
che invogliano al passeggio

Ho visto le lucciole
in questa sera di maggio
tra l’erba dei fossi e dei campi
mentre tornavo

Ed ho pensato: è bello!
Si! È bello poter tornare
poter dire che questi brevi attimi
sono già un ricordo

by Romeo Boscolo

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