Dall’Italia al Marocco in bici

san b
Avevo un grande sogno da realizzare: un viaggio memorabile e non sentirmi mai più dire da altri: “Ho sentito qualcuno che ha fatto meglio di te!”. Ho preparato per 9 mesi un viaggio di oltre 7000 km sempre e solo in sella alla bici da corsa, senza utilizzare altri mezzi, tranne il traghetto per attraversare dello Stretto di Gibilterra e toccare l’Africa in Marocco. Sono molto categorico su questo: utilizzare solo la bicicletta, altrimenti altri mezzi sminuiscono l’importanza dell’impresa e la fatica maggiore da sopportare le da valore.

Ho portato con me un bagaglio di 35 kg tra cui tenda, attrezzi da campo e tecnici per sanare i guasti ed essere autonomo e capace di affrontare ogni rischio e imprevisto che avrei potuto incontrare. Ero pronto a dormire nei boschi o dove capitava, se in zona non vi era un camping, ago e filo per le riparazioni, vestiario leggero per i tratti costieri e pianeggianti e d’alta quota per le cime che avrei affrontato e pochi generi alimentari.

Passando per la Liguria, in Francia ho visitato posti meravigliosi che avevo solo visto sui libri come Avignone, Andorra, Carcassonne. Ho affrontato i Pirenei e poi fino a Barcellona, Cartagena… verso Gibilterra. Ho dormito nei boschi per buona parte del viaggio, facendo attenzione ad accamparmi in zone solitarie senza farmi scorgere da altri e sentendomi un “Survivor”, tanto che gli amici mi hanno soprannominato “La Bestia”. Non scorderò mai la prima notte in cui sentivo fuori dalla tenda rumori strani di animali minacciosi, tanto da addormentarmi con il coltello saldo in pugno… ma dopo la prima notte, piano ci si abitua anche a questi rischi, in preda alla stanchezza delle fatiche diurne.

Ho percorso una media giornaliera di 105 km e 850 mt di dislivello, sotto il sole cocente in cui a tratti il cervello bolliva, unito allo stress di trovare segnaletica stradale poco chiara e il navigatore che non collaborava. Quando finalmente ho preso il traghetto che mi ha condotto in Africa, ho respirato a pieni polmoni quel vento di libertà che non mi aveva mai abbandonato dentro l’anima e mi ha permesso, in barba a chi dubitava della mia riuscita, delle mie capacità, di sbeffeggiarli col pensiero, oltre che lottare per poter posare il piede in Africa con la stessa leggerezza e soddisfazione con cui Armstrong toccò la Luna.

Quanto sacrificio ampiamente ripagato in “un attimo che vola via”, perchè subito dopo dovevo ripartire, il viaggio continuava. Eccomi quindi diretto verso il Portogallo: Siviglia, sconfino in Portogallo e … se non fosse stato per il vento che ha incrinato la mia tenda, danneggiandola seriamente avrei proseguito. L’ho riparata alla buona, come il materassino, con ago e filo, ma questo mi ha imposto, mio malgrado, di rinunciare alle altre mete prefissate e intraprendere la via del ritorno. Merida: stupenda città! Mi sentivo come Russell Crowe nel film “Il Gladiatore”, attorniato da opere dell’Antica Roma molto ben conservate e affascinanti… Mi sono imbattuto nel sentiero di Santiago de Compostela e ne ho percorso un pezzo, assaporando un altro mito… Segovia, Madrid, Saragozza… quanti posti mitici avevo visto e opere dell’Antica Roma così maestose… e ancora Lourdes, Lione e il primo Castello della Loira, Chambery e la cara Italia.

Nel complesso ho superato diversi ostacoli: svariate forature, la rottura del portapacchi, una caduta, per fortuna non rovinosa… Ho superato tutto e questo mi riempie d’orgoglio. Ho sentito molto calore umano dagli amici che da casa mi seguivano e mi hanno accolto al rientro, ma anche molto altro da sconosciuti che, incontrati durante il viaggio, volevano conoscermi, incitarmi, aiutarmi. Un’esperienza di vita unica, ma non mi fermo qui, già sto progettando di ripartire a giugno di quest’anno per un’altra avvincente avventura! Lonigo – Scozia e ritorno, con le stesse modalità del primo viaggio, allungando però i km a 8000 in 80 giorni.

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