In bici da Lugo di Romagna a Venezia… e ritorno

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Ricordo ancora i racconti di mio nonno, di un ciclismo diverso dal nostro, senza contachilometri e GPS, biciclette più pesanti e rapporti meno agevoli, senza cellulare… Ma con la voglia di sentirsi liberi sui pedali!
Un racconto rimane impresso nella mente, quello della “gita” fino a Venezia, lungo la strada statale Romea: voglio farlo anche io. Devo.
Inizio a guardare il percorso e subito capisco che è il caso di modificare il tracciato perchè la statale è troppo trafficata e pericolosa (all’epoca di mio nonno il traffico era meno intenso rispetto ad oggi), anche se sarebbe la via più corta. Non rimane che pianificare un itinerario più all’interno nella pianura.

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Agosto 2012, parto per la Serenissima. Sono passate da poco le 4.30 del mattino ed è ancora buio. So che dovrò affrontare più di 300 km e voglio essere a casa prima che faccia buio di nuovo. Mi sono preparato mentalmente a passare tutta una giornata da solo con i miei pensieri, fisicamente sto bene e quest’anno il giro più lungo è stato di 170 km; so che dovrò usare molto la testa nell’ultima parte del giro per sopperire alla mancanza fisica, ma ci penseremo dopo.

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La prima parte con le luci accese passa velocemente, passo l’abitato di Anita e mi trovo nelle Valli di Comacchio: il paesaggio fa da cornice ad un’alba che mi emoziona.
Procedo verso Comacchio, con me non ho il GPS, solo un foglio con scritte le indicazioni da seguire. Attraverso Codigoro e Ariano nel Polesine, le strade sembrano tutte uguali, dritte per chilometri, paesaggio uniforme; la testa deve fare un duro lavoro oggi!
Eccomi sul fiume Po, il ponte che lo attraversa è davvero lungo, inizio a sentirmi lontano da casa. Il sole è alto nel cielo e per fortuna che mi son dato la crema solare!

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Ho percorso circa 100 km e so che devo farne ancora una settantina per Venezia. La statale Romea sarà anche pericolosa, ma anche queste provinciali non scherzano! Praticamente c’è lo spazio solo per le auto, la banchina è praticamente inesistente: quando i camion mi sorpassano non mi sento per niente a mio agio.
Semaforo rosso nella pianura per dei lavori in corso; mi fermo ed un addetto si raccomanda con me di usare la crema solare. Riparto sorridendo, alla mia sinistra scorre l’Adige.

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La strada è lunga, ma sto bene e sono davvero contento di essere qui, da tempo sognavo questi momenti. Le ruote scorrono su un asfalto rovente, ma ecco il Naviglio del Brenta che mi ricorda che la meta è vicina. Pedalo al suo fianco ed arrivo alla parte più difficile della giornata: la rotonda di Mestre e l’accesso alla ciclabile del Ponte della Libertà! La rotonda mi mette ansia, il traffico è notevole e credo che pochi si aspettino di trovare qualcuno in bicicletta lì nel mezzo; la attraverso indenne. Nei pressi del Ponte che collega Venezia alla terra ferma cerco di capire dove si trova l’ingresso alla ciclabile, su internet avevo letto della difficoltà nel trovarlo! Svolto in una strada e mi ritrovo a Porto Marghera, edifici semi-abbandonati mettono tristezza. Giro un po’, davvero non trovo l’acceso, sono deluso! Il traffico è snervante e decido a malincuore di attraversare il ponte sulla strada per le auto… ma aspetta un attimo, se provo a passare da li?! Scendo dalla bici e la metto in spalla, faccio qualche metro in mezzo a delle piante e finalmente sono nella ciclabile, che impresa!

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Pochi chilometri mi separano dalla città galleggiante, piano piano la terra ferma si allontana ed eccomi arrivato! Venezia, che storia! C’è gente dappertutto, mi fermo e praticamente non faccio foto, voglio imprimere questi momenti solo nella mia mente. È quasi mezzogiorno e ho percorso circa 170 km, me ne aspettano altrettanti per tornare a Lugo di Romagna. Messaggio alla moglie per rassicurarla e qualche attimo per riposare la mente ed il fisico. Mangio i panini con la marmellata che ho preparato la sera prima.

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Pronto a rimettermi in sella, via verso casa. Uscito di nuovo indenne dal traffico inquietante di Mestre, cerco di godermi il più possibile il viaggio, sulle stesse strade percorse all’andata. Sono costretto a fermarmi parecchie volte nei bar per fare acqua, tutte le fontane che incontro sono chiuse (d’altronde in estate chi vuoi che beva?!).

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Una cosa che non ho considerato fino a quando non mi si presenta davanti: il vento. Nemico perenne del ciclista quando è contrario, amico simpaticissimo quando soffia da dietro e ti fa “volare”. Ora è mio nemico e mancano ancora 80 km (percorsi 250). Cerco di farmene una ragione, mi alzo sui pedali, rallento, accelero, penso… ma che fatica! Sento le gambe che non ne hanno più, qui deve entrare in gioco la testa. Di nuovo alle Valli di Comacchio, ormai è fatta. Circa alle 20.40 sono a casa, evvai! Il contachilometri ne segna 337, che emozione.
È stata una giornata fantastica, momenti di solitudine che ti fanno viaggiare con la mente e ti spingono a guardarti dentro, a parlare con te stesso, ad analizzarti. Serve vivere queste avventure.

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Commenti

  1. Avatar enigma ha detto:

    Ciao bellissimo giro , io sono di Ravenna e volevo cominciare a fare qualche piccolo giro , senza strafare cioè 20-25 km/h al massimo perché sono molto fuori allenamento , volevo iniziare con pianura e tipo arrivare da Ravenna al confine con le marche tipo Pesaro o Fano e fermarmi una note e ripartire per il ritorno , secondo te è fattibile ? sapendo che non conosco strade alternative alla SS16 e non ci vorrei passare ?
    Ciao e grazie bel racconto , la bici secondo me si ti fa pensare molto e vedi paesaggi e cose magari mai viste

    1. Avatar Mattia ha detto:

      Ciao. Andare fino a Pesaro è fattibile, anche se non l’ho mai fatto… ma invece che l’Adriatica si può percorrere il lungomare, anche se sicuramente allunghi un po’ il chilometraggio. Bisogna guardare un po’ la cartina e seguire le strade che costeggiano il mare, poi forse è meglio evitare la stagione estiva per il traffico dei vacanzieri…

  2. Avatar Andrea ha detto:

    Sei forte non c’è che dire, bello il tuo racconto, ma la vera domanda è: eh eh eh no a parte gli scherzi, come si fa a fare 330 km tutti in una tirata, va bene che io non sono più giovane, ma l’anno scorso un giorno ho fatto 80 km e mi ci è voluta una settimana per riprendermi anche se abitualmente i miei 50/60 li faccio senza eccessivi problemi. ciao Buone pedalate e vento in poppa.

    1. Avatar Andrea ha detto:

      L’invio si è mangiato la domanda che era: ma tu…hai il culo d’acciaio?

    2. Avatar Mattia ha detto:

      Ciao Andrea, mi fa piacere ricevere la tua domanda. Diciamo che mi sono preparato molto mentalmente perchè so che la testa, nei momenti di stanchezza e dove non arriva il fisico, la fa sempre da padrone. Poi sicuramente stare in sella così tanto può creare fastidi, ma quando si vuole raggiungere un obiettivo tante cose passano in secondo piano.
      Infine ti dirò questo: c’è chi si sente bene quando canta, chi tira fuori i sentimenti nel ballo, io mi esprimo facendo queste cose.
      Ciao e buone pedalate!

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