25 anni di ricerca e sviluppo nei telai per bici: il caso Wilier

Il lavoro di chi produce bici è spesso ampiamente sottovalutato: i non addetti ai lavori tendono a confondere l’armonica semplicità della bicicletta con un banale assemblaggio di componenti messi insieme alla bell’e meglio. L’aspetto che in molti casi non emerge è che proprio la semplicità del mezzo richiede un’attenzione maniacale nello studio di ogni minimo aspetto: dalla valatuzione degli angoli che compongono le diverse parti del telaio, alla scelta dei materiali che lo compongono, per arrivare fino a soluzioni innovative e ambiziose che, grazie al ricorso a materiali compositi, arriva a sperimentare asimmetrie innovative e precedentemente impensabili.

Se per circa un secolo dall’introduzione del telaio a diamante poco è stato fatto per cambiare l’assetto dei telai, l‘ultimo quarto di secolo ha portato una serie di innovazioni nel campo della ricerca e sviluppo nel campo dei materiali applicati alle diverse discipline del ciclismo che sono emerse verso la fine del millennio. Abbiamo voluto ripercorrere gli ultimi 25 anni di ricerca e sviluppo nel mondo del telaismo industriale appoggiandoci a un’azienda italiana, Wilier Triestina, per capire come questo sia cambiato in poco tempo nello spasmodico tentativo di trovare il connubio perfetto tra l’uomo e la bicicletta, per trasformare watt in km lasciati sulla strada con il massimo grado di efficienza possibile.

Tutto inizia con la “ramata”: tubazioni Columbus MS (multishape, con tubo obliquo spigolato e tubo orizzontale ovalizzato) allestita con Gruppo completo Campagnolo 50° Anniversario. Questa rappresenta uno dei simboli della produzione e del ciclismo che, partendo dall’epoca eroica, arriva fino agli anni ’80 in cui raggiunge la propria massima espressione e riformulazione.

1. Ramato 1984

1. Ramato 1984

All’inizio degli anni novanta l’alluminio entra con prepotenza sul mercato delle bici. E il Veneto è una delle fucine in cui si sperimenta questo materiale: il marchio Alan è tra i primi sperimentatori in questo campo con soluzioni a congiunzioni e anche  Wilier non manca di distinguersi nell’uso di questo nuovo materiale, meno resistente dell’acciaio, ma molto più rigido e quindi prestante nelle competizioni. Nelle bici in acciaio per togliere peso si fresavano e foravano i componenti, con l’alluminio – un materiale che deriva dal mondo mtb – i pesi iniziano a diminuire e con la produzione Easton Wilier arriva a produrre bici complete che pesano poco più di 8 kg, come la bici di Pantani allestita con il Gruppo Shimano Dura-Ace dell’epoca.

2. Easton 1997

2. Easton 1997

Ma gli anni ’90 coincidono con l’affermazione della pratica della bicicletta in fuori strada. La mountain bike diventa coprotagonista della competizione sportiva e nel 1996 questa pratica viene inserita nel calendario dei giochi olimpici. Questa nuova disciplina consente di ripensare forme e geometrie: l’alluminio è ormai il materiale principe e compaiono i primi telai con tubo orizzontale sloping.  Wilier non manca di affacciarsi in questo nuovo mondo e nel 2001 lancia il  Pro Race, in alluminio di qualità Scandium 7.000.

3. Pro Race 2001

3. Pro Race 2001

L’anno successivo è il momento del primo telaio in carbonio monoscocca, il K2 fornito anche a Marco Pantani.

4. K2, primo telaio monoscocca in carbonio 2002

4. K2, primo telaio monoscocca in carbonio 2002

Per qualche tempo alluminio e carbonio hanno convissuto anche sulle bici di alta gamma: un connubio utilizzato per prendere il meglio dalle caratteristiche di ciascun materiale, cercando di spingere al massimo il rapporto tra leggerezza, reattività e comfort. Mentre all’alluminio veniva affidata la composizione del triangolo principale del telaio per garantire caratteristiche di rigidezza e reattività, al carbonio era affidata la composizione della forcella e del carro posteriore, per assorbire vibrazioni e donare un maggiore confort durante la pedalata. Come nella bici modello Evasion del 2007.

5. Evasion, alluminio/carbonio 2007

5. Evasion, alluminio/carbonio 2007

Nel 2008 Wilier-Triestina compie un salto di qualità con il modello Cento1, introducendo il concetto di carro posteriore asimmetrico che diventa un best-seller. Un telaio che nella prima serie viene costruito con carbonio 46TON e nella seconda in versione Superleggera 60TON. Una creazione entrata nel cuore dei tifosi grazie al successo al Mondiale del 2008 di Alessandro Ballan che correva sulla nuovissima Cento1.

6. Cento1 prima serie 2009

6. Cento1 prima serie 2009

Alla fine del primo decennio del XXI secolo, il carbonio è ormai il materiale che regna indiscusso nell’alta gamma. La malleabilità del carbonio consente di innovare e sperimentare nuove soluzioni per aumentare la reattività dei telai, l’introduzione del reggisella integrato (già visto nella Cento1) è tra queste. E nel 2012 questa scelta costruttiva si affaccia anche nel mondo del mountain biking come con la 101XC.

7. 101XC, monoscocca in carbonio con reggisella integrato 2012

7. 101XC, monoscocca in carbonio con reggisella integrato 2012

La ricerca e sviluppo nei materiali compositi  consente all’industria della bicicletta di lanciarsi alla ricerca di nuove frontiere nel tentativo di coniugare efficienza, resistenza, rigidezza e peso ridotto. È sull’onda di questa ricerca che in casa Wilier arriva Zero.7: un telaio da 780 grammi reso possibile dal ricorso alle fibre 60TON + SEI FILM (un componente viscoelastico inserito tra le maglie di carbonio) associato a un nuovo standard di movimento centrale realizzato in collaborazione con FSA, il BB386, con scatola a larghezza e diametro maggiorati per avere al contempo una maggior rigidità e un minor peso.

8. Zero.7, telaio di 780 grammi in carbonio composto da fibre 60TON

8. Zero.7, telaio di 780 grammi in carbonio composto da fibre 60TON

La ricerca continua e, oltre ai materiali, si procede a testa bassa per migliorare anche l’efficienza aerodinamica delle biciclette, da applicare soprattutto nell’ambito delle bici  da cronometro. Nel 2012, in casa Wilier nasce la  TwinBlade dotata di una  forcella speciale, a doppia lama e forcellini a innesto verticale. Per la prima volta forcella e manubrio diventano un tutt’uno per eliminare le mirco-flessioni dovute al grado di elasticità insito nei materali e negli spessori di un sistema telaio/attacco/manubrio di tipo tradizionale.

9. Twin Foil crono 2012

9. Twin Foil crono 2012

Applicare le logiche delle biciclette da crono alle tradizionali bdc è il passo successivo necessario e nel 2014 viene presentata la Cento1 Air che nel 2014 vince al Taipei Cycle Show il Design & Innovation Award.

10. Cento1, bdc aerodinamica in carbonio 2014

10. Cento1, bdc aerodinamica in carbonio 2014

La ricerca della leggerezza non dimentica ovviamente la mountain bike e la nascita di diverse specialità in questo campo offre l’occasione per sperimentare nuove formule. È nel campo del cross country che Wilier cerca di applicare le logiche grammomaniache della bici da corsa. Nasce così la  101X, un telaio in carbonio monoscocca 60TON di soli 1.090 grammi di peso pensato per la competizione.

11. 101X bici da cross country superleggera (telaio 1.090 grammi)

11. 101X bici da cross country superleggera (telaio 1.090 grammi)

La ricerca della leggerezza attraverso i nuovi materiali non si ferma e si appoggia, invece, alle ingegnerie aerospaziali. Il giorno di San Valentino 2016, Wilier lancia un oggetto da collezione prodotto in sole 200 unità numerate esaurite nell’arco di 10 giorni: il telaio Zero.6, dal peso di soli 680 grammi, prodotto. Questo risultato è stato raggiunto ricorrendo al carbonio ad alto modulo Mitsubishi DIALED™ 70TON.

12. Zero.6, con telaio in carbonio dal peso di soli 680 grammi

12. Zero.6, con telaio in carbonio dal peso di soli 680 grammi

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