La sfida europea dei ciclisti urbani

EUROPEAN_CYCLING_CHALLENGE_2016
Si chiama European Cycling Challenge (ECC) e si propone di diffondere la cultura della bicicletta grazie a una sfida tra le città europee: chi tra le partecipanti totalizza il maggior numero di chilometri pedalati nel mese di maggio vince. Non importa sia grande o piccola, pianeggiante o montuosa: l’importante è che i cittadini iscritti alla sfida macinino chilometri per salire in classifica. Sicuramente un’iniziativa ludica con un risvolto positivo per chi partecipa ma c’è un ma.

Quest’anno siamo arrivati alla quinta edizione – alla prima nel 2012 parteciparono soltanto 7 città – e le concorrenti in lizza sono 52: molte conferme, che ormai vivono la sfida-a-pedali come un appuntamento fisso, ma anche nuove città che hanno deciso di mettersi alla prova. Gli spostamenti dei partecipanti vengono monitorati da un’app gratuita che registra i chilometri pedalati e li assegna alla città di appartenenza: ma c’è la possibilità d’inserire anche manualmente, caricando la traccia .gpx o disegnando il tragitto sulla cartina, i percorsi in bicicletta. E questo è un “bug” nel sistema che ha portato più di qualche partecipante scorretto a barare, inserendo km mai pedalati con il solo obiettivo di scalare la classifica (e su segnalazione degli altri partecipanti qualcuno è stato anche squalificato dagli organizzatori dell’ECC).

A parte questi incidenti di percorso antisportivi, il senso della competizione – che è anche uno dei motivi per cui le città si iscrivono – è che le mappe degli spostamenti disegnate dai partecipanti danno una misura delle strade più battute dai ciclisti urbani, dei passaggi più frequentati, degli incroci dove sarebbe più necessario intervenire perché la presenza di chi pedala è più forte: al termine della competizione tutti i dati vanno a comporre una heatmap che disegna le arterie ciclabili dove scorrono maggiormente i flussi di ciclisti urbani.

E se dovesse venire fuori che una determinata strada viene percorsa in controsenso ciclabile perché chi pedala la trova più comoda e veloce, l’amministrazione comunale dovrebbe farsi carico di studiare la cosa e se necessario modificare la viabilità: perché le strade delle città non sono piste dove far correre i mezzi a motore – sia maledetta la cosiddetta “fluidificazione del traffico”, ndr – ma vie in cui gli spostamenti devono essere sicuri per tutti gli utenti che le percorrono, in primis quelli fragili come i bambini, i pedoni e i ciclisti.

Tra le città che partecipano all’edizione 2016 c’è anche Roma, per il terzo anno consecutivo: ma mentre nei primi due anni di sfida i dati degli spostamenti erano rimasti chiusi in un cassetto e i cittadini si erano rimboccati le maniche per promuovere la campagna #Romapedaladipiù a fronte di un Comune di Roma poco interessato alla competizione, quest’anno l’Agenzia Roma Mobilità ha deciso di puntare sulla manifestazione promuovendola attraverso i propri canali istituzionali e promettendo di utilizzare i dati raccolti, che insieme con quelli delle passate edizioni rappresentano una discreta mole di chilometri pedalati, per implementare la ciclabilità sul territorio comunale.

La sfida è in corso e continuerà per tutto il mese di maggio: chi è interessato a partecipare può verificare se il suo Comune di residenza si è iscritto – oltre a Roma, per l’Italia sono presenti anche Bologna, Padova, Cagliari, Verona, Reggio Emilia, Mantova, Napoli, Brescia, Bitonto e Ravenna scaricare la app e cominciare a pedalare (volendo è possibile inserire anche i percorsi già pedalati dall’1 maggio in poi: senza barare, mi raccomando). D’altra parte, basta pedalare almeno 10 km nell’arco del mese di maggio per essere considerati utenti attivi e contribuire a conteggiare i propri spostamenti in sella nella squadra della propria città.

Parlando di questa sfida non posso fare a meno di pensare che città dove la bicicletta è un mezzo normale e quotidiano, come ad esempio Copenhagen, non hanno bisogno di partecipare perché loro hanno già vinto la battaglia della mobilità urbana: quando il principale mezzo di trasporto è la bici, la viabilità è disegnata per ottimizzare gli spostamenti in sella e chi pedala viene considerato un “cittadino in bici” e non un “ciclista della domenica”, tutta la popolazione ne trae giovamento, così come l’ambiente circostante e le strade che sono popolate di persone e non occupate da automobili.

Commenti

  1. Avatar Andrea ha detto:

    anche in questo caso, “Torino” NON PERVENUTA.

    1. Avatar Luca ha detto:

      Anche in questo caso la toscana non c’è..bravi

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