Barcellona: se le strade ritornano alle persone

City of Barcelona in Catalonia, Spain. View from above, Placa de la Sagrada Familia on the first plan.
Le rivoluzioni possono cominciare in molti modi, ma solitamente la causa scatenante che accende la miccia della novità risiede nella volontà di cambiare uno stato di cose che viene percepito come ingiusto, diseconomico, dannoso o tutt’e tre le cose insieme: e Barcellona sta tracciando un nuovo corso verso una mobilità sempre più a misura di persona, togliendo spazio alle auto. In questi giorni, dopo la pubblicazione di un articolo su The Guardian, anche altre testate hanno ripreso la notizia, ampliandola: è il caso di Internazionale che ha tradotto un pezzo di Kate Groetzinger uscito su Quartz, corredandolo anche con infografiche che valgono più di tante parole:

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Il nuovo piano di mobilità di Barcellona – presentato nel 2014 e scaricabile da qui – sta entrando nel vivo e la municipalità ha intenzione di ridurre il traffico del 21 per cento. Ma c’è di più: la strada per farlo è liberare quasi il 60 per cento delle vie attualmente utilizzate dalle auto per trasformarle in “spazi per i cittadini”.

Questo piano innovativo prenderà il via grazie ai “superisolati”, cioè mini-quartieri attorno a cui il flusso del traffico attualmente composto da auto verrà via via ridimensionato per “riempire la nostra città con la vita”, come recita lo slogan della campagna.

Di Vilarrubla - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5720028

Di Vilarrubla – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5720028

Il laboratorio in cui avverrà questa prima trasformazione della viabilità sarà il famoso quartiere “a blocchi” di Eixample, un agglomerato urbano progettato nella seconda metà dell’Ottocento dall’ingegnere civile catalano Ildefonso Cerdà che già prevede spazi verdi all’interno di ciascun blocco. Ora la sfida di Barcellona è quella di far tornare quel quartiere-modello dal design avveniristico un’oasi a misura di persona, visto che in questi decenni gli spazi tra un blocco e l’altro sono stati saturati dalle automobili e con esse l’inquinamento e il rumore, rendendo di fatto invivibili le strade.

Secondo diversi studi, l’inquinamento atmosferico da solo provoca nell’area metropolitana di Barcellona 3.500 morti premature all’anno (su una popolazione di 3,2 milioni) e il traffico è la prima fonte d’inquinamento acustico in città, dove il 61 per cento degli abitanti vive con livelli di rumore superiori a quelli ritenuti sani.

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Con il nuovo piano di mobilità di Barcellona che partirà da Eixample, ciascun “superisolato” sarà composto da 9 isolati esistenti nella griglia e il traffico motorizzato sarà consentito soltanto nelle strade perimetrali, mentre all’interno verranno privilegiati gli spostamenti a piedi, in bicicletta e ai mezzi a motore dei soli residenti, con velocità ridotta però a 10 km/h. Questo progetto sarà integrato dalla creazione di 300 km di nuove piste ciclabili (attualmente ce ne sono circa 100 km, ndr) e da una riorganizzazione del trasporto pubblico per ottimizzare i tempi di attesa e consentire a chiunque di abitare a meno di 300 metri da una fermata dell’autobus.

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Se le strade ritornano alle persone è un indubbio vantaggio per la collettività, per il commercio, per il turismo e per la vivibilità della città: lo sta mettendo in pratica Barcellona, l’ha capito da tempo Copenhagen e in Italia dovremmo semplicemente ispirarci alle buone pratiche, senza inventare nulla e soprattutto senza improvvisare. Per cominciare ridurre gli spazi destinati al mezzo privato motorizzato in sosta e/o in transito, incrementare il trasporto pubblico e consentire a chi cammina e pedala di farlo in sicurezza: vivere in una città a misura di persona dovrebbe essere un diritto di ogni cittadino, impegniamoci perché sia davvero così.

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