Wi-Bike: Piaggio entra nel mondo della bicicletta

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Piaggio è uno dei marchi storici dell’industria e della mobilità che hanno reso l’Italia popolare in tutto il mondo, grazie a una serie di prodotti, uno su tutte la Vespa, che sono diventati delle icone a livello internazionale.

Con la presentazione della nuova Wi-Bike di Piaggio, è come se all’improvviso qualcosa fosse cambiato per sempre e lo si intuisce già dal modo in cui la nuova bici a pedalata assistita della casa di Pontedera viene presentata. Chi lavora nel mondo dei pedali sa che le biciclette hanno un lato “bello” e un lato “brutto”, dove quello “bello” è la parte della guarnitura, dove si può esibire il deragliatore e i fregi che normalmente vengono posti sul carter paracatena.

La Wi-bike viene invece presentata con il lato sinistro in evidenza, quasi a voler interrompere un dogma consolidato.

Piaggio Wi-Bike uomo

La nuova Wi-Bike

“Noi non sappiamo fare biciclette” ci dice con candore Luca Sacchi, Responsabile Innovazione Strategica di Piaggio, “noi abbiamo sempre fatto motori e per questo non possiamo fare altro che puntare su ciò che sappiamo fare.”.

E la Wi-Bike si presenta a tutti gli effetti come una bicicletta “normale” per uso urbano il cui valore aggiunto è il motore che assiste la pedalata e che, grazie all’integrazione con lo smartphone, permette una serie di sviluppi interessanti, sia in ambito mobilità che in ambito fitness. L’app a cui si appoggia l’ultima nata di casa Piaggio consente infatti un’interazione con il cardiofrequenzimetro per evitare il superamento di soglie predeterminate di frequenza cardiaca o per regolare il consumo di calorie.

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Luca Sacchi, Responsabile Innovazione Strategica di Piaggio

Con il lancio di questo prodotto, Piaggio si ritrova a diventare la più grande azienda europea produttrice di biciclette, ma le sfide davanti sono evidenti e Sacchi ce le elenca: “la bici è un prodotto radicalmente diverso dalla moto: richiede un sistema distributivo differente e, soprattutto, richiede una disponibilità immediata poiché, mentre chi compra una moto sa già che deve ordinarla e ritirarla dopo qualche giorno, chi compra una bici la vuole subito e quindi occorre una disponibilità immediata a magazzino. Come se non bastasse, le biciclette sono prodotti di difficile comparazione: mentre due moto possono essere paragonate tra loro semplicemente sulla base delle caratteristiche tecniche, le bici sono molto più complesse.”

Mentre Sacchi parla io penso a tutte le volte in cui Piaggio ha “rotto” il mercato, prima con la Vespa, poi con il Ciao e il Sì e già mi immagino un fenomeno simile, con la pubblicità in prima serata in TV che invita i concittadini a mollare la macchina e passare a un mezzo di trasporto che è più agile, più ecologico e che occupa meno spazio e che magari riesca a far muovere il culo a qualcuno di quei 28.000 Italiani che ogni anno ci lasciano la pelle a causa della mancanza di attività fisica.

La Wi-Bike non è il nuovo Ciao

Forse vado troppo veloce con la fantasia è infatti Sacchi mi corregge: “Il Ciao era un prodotto estremamente semplice e qui stava la sua forza. La Wi-Bike è un prodotto tecnologicamente complesso e sul quale solamente un’officina autorizzata può mettere le mani: il display, il motore, la batteria e il cellulare associato sono settati per lavorare assieme. Chiunque manometta o sottragga anche solo uno di questi componenti provoca l’arresto immediato degli altri.”

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Motore e bici sono sviluppati e prodotti in Italia

A corollario di questo ultimo aspetto c’è il dispositivo GPS installato all’interno del telaio che, collegato con un trasmettitore GSRM, offre in tempo reale il posizionamento della bici rendendola di fatto antifurto. Ed effettivamente questa è una feature minima che ci si può aspettare da un’azienda italiana che ha in mente di piazzare nel mercato un prodotto con un prezzo compreso tra i 2900 e i 3000 euro.

La Wi-Bike si presenta con due tipologie di telaio (che chiamano “da uomo” e “unisex”) e due allestimenti differenti che vanno dal classico deragliatore Shimano Deore a 9 velocità al Nuvinci con variatore e trasmissione a cinghia.

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La versione Comfort Plus Unisex

Anche la colorazione del modello “Active” (argento con cerchi rossi) evidenzia come qualcosa sta cambiando nel mercato: “generalmente il target delle bici a pedalata assistita è il pubblico over 60” dice Sacchi ” noi abbiamo voluto orientarci verso un pubblico più giovane, anche perché ci siamo resi conto che negli ultimi 2 anni l’età media dell’acquirente di e-bike è diminuita di 5 anni, mentre l’età media dell’acquirente di moto e scooter sta aumentando in modo progressivo col passare del tempo”.

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Telaio idroformato e cerchi rossi per un tocco “giovane”

Quest’ultima affermazione è quanto serviva per capire che Piaggio con la Wi-Bike sta facendo quanto mai sul serio e che siamo lontani anni luce dalle operazione di green washing delle case automobilistiche che negli anni hanno presentato biciclette di varia natura per conquistarsi qualche menzione sulla stampa senza troppa fatica investimento: qui il prodotto c’è, è frutto di un lavoro di ricerca e sviluppo durato due anni, ha un elevato contenuto di innovazione ed è avallato da ricerche di mercato mirate, quattro indizi che ci fanno capire che non siamo di fronte a un bluff.

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Trasmissione a cinghia e cambio Nuvinci

Anche alla prova su strada, la Wi-Bike dimostra la propria validità, sia sullo sterrato, sia sull’asfalto e ha una reattività da parte del motore da 250 kw che non fa notare il passo particolarmente lungo a causa della presenza della batteria. Certo il prezzo non è sicuramente per tutte le tasche, ma può essere lo strumento ideale per tutti coloro che si sono stufati di trascorrere la vita nel traffico ma che non vogliono neppure arrivare al lavoro sudati e accaldati, magari dopo le salite che spesso si incontrano in città italiane come Napoli o Genova.

Ciò che rimane alla fine è che da oggi l’Italia ha un operatore in più nel mondo bici, un’azienda in più che per vendere ha bisogno che le nostre città diventino maggiormente a misura di bicicletta, un’azienda che fattura ogni anno un miliardo e trecento milioni di euro.

E scusate se è poco.

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