Bulgaria centrale in bicicletta

For a piece of cake procede a gonfie vele e, dopo Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Serbia, varchiamo il confine della Bulgaria a ventinove giorni dalla partenza.

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For a piece of cake - Da Cesena a Singapore in bicicletta

Siamo in linea con la tabella di marcia programmata e anche dal punto di vista della gestione del diabete ce la stiamo cavando bene, tra una glicemia e una pausa carboidrati! L’entrata in Bulgaria ci costa la prima foratura del viaggio, forse colpevole lo strepitoso sterrato nel bosco che dalla Serbia ci ha condotti fino alla frontiera. Entriamo nel paese a Strezimirovtsi, nel confine centro-occidentale. È il primo passaggio di frontiera che ci dà veramente la percezione che qualcosa sia cambiato rispetto alle pedalate di un attimo prima. Abbiamo infatti lasciato i paesi della Ex-Jugoslavia: l’alfabeto cirillico diventa la consuetudine; quelle poche parole imparate per la sopravvivenza (e invariate dalla Croazia alla Serbia) diventano ora inutili e soprattutto delle pakara, forni a cui siamo affezionatissimi, non c’è più l’ombra!
Siamo a circa 800 m di altezza, su un altopiano che continua fino a Tran, la città dove ci fermiamo, 20 km oltre. Il paesaggio diventa più arido rispetto al precedente serbo e le coltivazioni prevalenti sono ora il grano e i girasoli.

Il giorno seguente ripariamo la foratura e ci rimettiamo in marcia per raggiungere la capitale, Sofia! Tra una salita e una discesa procediamo sulla strada n. 63 fino a Breznik per 26 km. Qui ci riforniamo di cibo perché per un paio di ore non ne troveremo, visto che dopo Breznik svoltiamo a sinistra in una viuzza secondaria che porta a Sofia passando per Babitsa, Delyan, Zlatusha, Rosoman, Pozharevo, Gurmazovo: paesini fantasma abitati da qualche centinaio di persone in tutto, senza market o altri servizi. A Zlatusha troviamo però una fonte d’acqua freschissima che ci aiuta ad affrontare il sole cocente del primo pomeriggio. La tappa presenta un dislivello totale di circa 850 m e il punto più alto (930 m slm) si trova poco dopo Babitsa, ma il gioco vale la candela per lo scenario desolato e incantevole che ci godiamo.

paesaggio

Sofia si sviluppa ai piedi del monte Vitosa e conta più di 1,2 milioni di abitanti: è la città più grande che abbiamo visitato finora. Lo capiamo subito avvicinandola dalla periferia: interi quartieri di condomini tutti identici e alienanti, alti parecchi piani, la circondano. Ci sentiamo lontani anni luce da casa. Poi arriviamo in centro e siamo di nuovo catapultati in occidente, con vialoni pedonali che sfoggiano cafè, negozi e palazzi all’ultimo grido. La città non è esattamente a misura di bicicletta: le rotaie per i tram sono frequentissime, pavimentazioni sconnesse in pavé spuntano fuori inaspettatamente ad ogni svolta e stradone a più corsie la tagliano in ogni direzione, spesso con ringhiere tra i due sensi di marcia che non rendono immediata la circolazione! A volte i sottopassi che permettono l’attraversamento sono provvisti di rampe, altre volte hanno solo delle corsie metalliche sui gradini per scendere o salire in bici. Coi nostri 35 buoni chili di bici e bagagli l’operazione non è semplice. Le piste ciclabili in città, comunque, non sono così rare.

For a piece of cake - Da Cesena a Singapore in bicicletta

Scegliamo l’itinerario in Bulgaria guidati da pochi ma saldi punti:
– vogliamo fare un po’ di costa, che da Romagnoli quali siamo ci manca tantissimo;
– dobbiamo poi dirigerci verso la Turchia, il prossimo paese sulla lista.
Facciamo due più due e decidiamo di puntare verso la costa del Mar Nero in direzione di Burgas, famosa località marittima, ma passando prima per Plovdiv (o Filippoli), seconda città del paese per numero di abitanti e capitale storica della Tracia, da non perdere secondo il consiglio di molti bulgari.

Decidiamo che la prima tappa fuori Sofia sarà Samokov, a 950 m slm, per sfuggire alla calura. Dobbiamo percorrere circa 60 km di salita lieve ma costante, tuttavia il paesaggio tutto curve della strada n. 82 ci fa dimenticare del tutto della fatica: passiamo in mezzo ad un bel bosco folto che si arrampica sui pendii dei monti attorno a noi e incontriamo tre laghi. Il terzo, chiamato Iskar, è molto più grande degli altri, ma coperto alla vista da metri di bosco. Scendendo in una viuzza per qualche centinaio di metri, troviamo una spiaggetta attrezzata per potercelo godere in pausa pranzo (il complesso si chiama Kamelot). Da lì i restanti 17 km per Samokov sono più rettilinei, ventosi e noiosi, all’incirca pianeggianti.
Samokov è una località turistica invernale perché si trova ai piedi degli impianti sciistici delle montagne Rila, ma di per sè non offre particolari attrazioni.

La mattina dopo facciamo una bellissima strada desolata fino a Gutsal, superando così di buon ora l’unico dislivello positivo della giornata. Poi inizia una bella discesa di qualche chilometro in mezzo ad un paesaggio selvaggio.
Arrivati a Dolna Banja la strada si fa un po’ più trafficata e decisamente meno panoramica; passiamo poi da Kostenets e Belovo, fino alla cittadina di Pazardzhik, sulla strada n. 8. Il profilo di questa tappa di 90 km è prevalentemente di leggera discesa, ma l’asfalto è spesso dissestato e la guida dei bulgari pericolosa, quindi non riusciamo a procedere troppo spediti. Pazardzhik è una fermata carina per la serata: ha un bel centro pedonale e una grandissima piazza con giochi d’acqua.

Il giorno seguente percorriamo i 40 km che restano per raggiungere Plovdiv, ma non sulla strada n. 8, troppo trafficata. Uscendo dalla città prendiamo per Stamboliyski, incontrando sul tragitto tantissimi carri rom trainati da cavalli e qualche loro villaggio, dove le persone ci salutano con cenni o bei sorrisoni. Da Yoakim Gruevo prendiamo poi la strada n. 375 che ci porta dritti a Plovdid attraversando campi coltivati, in mezzo ad una natura arida. Siamo scesi quasi alla quota del mare e il caldo inizia a farsi sentire! La strada è abbastanza trafficata, tutta un sorpasso di trattori e camion.
In ingresso a Plovdiv troviamo dei segmenti di pista ciclabile ben tenuti! Il suo centro, inaspettatamente grande, conta moltissime vie pedonali, ma qui la bicicletta è proibita e ancora una volta i sottopassi sono inevitabili per scavalcare le strade transennate.
Ci fermiamo un giorno a Plovdiv per visitarla e per riposare le gambe che ci hanno già spinto per oltre 2000 km dalla partenza!

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È una città ricca di storia, con uno spettacolare anfiteatro romano tutt’ora utilizzato. Il quartiere più vecchio della città presenta un’architettura molto particolare: per risparmiare sulle tasse, che erano stabilite sulla superficie del piano terreno, le abitazioni aggettano verso la strada solo ai piani superiori e spesso sono dipinte in maniera sfarzosa ad imitare le ville europee che i mercanti bulgari hanno visto nei loro viaggi in Francia e Austria.
Poi ripartiamo, belli riposati, per una lunga tappa verso Stara Zagora. Di nuovo piste ciclabili di tutto rispetto che ci portano alla periferia della città. Poi sfilano sulla nostra via (come sempre la più lunga, ma la meno trafficata) una serie di piccoli paesini anonimi, che presentano come unico spettacolo frequenti nidi di cicogna in cima ai tralicci: Rogosh, Manole, Shishmantsi, Belozem, Orizovo, alternati da infinite distese di coltivazioni di girasoli o aridi campi dove il fieno è stato tagliato da poco.

girasoli

Questa strada secondaria, però, è letteralmente tutta una buca e non riusciamo a mantenere una buona velocità di media. Ad Orizovo, un uomo a cui abbiamo chiesto indicazioni monta svelto sulla sua biciclettina scassata e ci conduce fino alla 666, da cui si prende la 66 (fantasia!), più trafficata ma in buone condizioni. In 12 km raggiungiamo il centro di Chirpan, dove sostiamo per pranzo. Poi nel pomeriggio riprendiamo la 66 per altri 37 km, con lievi dislivelli, ma soprattutto con le macchine che vanno a una velocità folle e col vento contrario. Gli alberi a lato della strada ci regalano qualche ombra e ci schermano a tratti dal vento, ma dopo questa lunghissima tappa ci infiliamo nel primo albergo di Stara Zagora, senza energie per visitare la città. La stanchezza questa volta ha avuto la meglio sulla curiosità. Scopriamo poi del colpo militare in atto in Turchia, la nostra successiva destinazione, e iniziamo a rivedere la rotta, ma aspettiamo sviluppi per prendere decisioni. Intanto restiamo dell’idea di raggiungere la costa, poi decideremo se proseguire verso Sud o stravolgere i piani e puntare verso la Romania.
La mattina seguente scopriamo che il golpe è fallito.

Si riparte e uscendo dalla città vediamo almeno la “Bandiera di Samara”, l’imponente monumento di 50 m dedicato ai difensori della città nella guerra Russo-Turca.
Siamo diretti a Sliven, che dista 70 km e seguiamo ancora la 66, monotona col suo percorso rettilineo e pianeggiante, affiancato da qualche albero. Solo dopo Nova Zagora lo scenario si fa un po’ più interessante, o almeno vario. Sliven è molto simile alle città bulgare incontrate finora: la periferia dà una prima impressione di degrado, con edifici alti e tristi, ma il centro città è piacevole, con viali pedonali e attenzione per l’arredo urbano. C’è gente per le strade, anche perché è sabato sera.

Il giorno successivo, sabato, prendiamo la strada n. 6 fino a Karnobat. Poco cambia dai chilometri del giorno prima, se non che, a lato della strada, si aggiungono alle consuete piantagioni di girasoli anche dei lunghi vigneti. Le macchine continuano a sfrecciarci di fianco e l’asfalto non è in ottimo stato. Il profilo è abbastanza pianeggiante: il dislivello positivo della giornata è di 450 m. Sul percorso si incontra qualche piccola cittadina dove è possibile fare rifornimenti. Karnobat, a 58 km da Sliven, è una cittadina piccola e poco attraente, se non per il grande parco che si apre in fondo al viale pedonale del centro, con gabbie per volatili di ogni sorta: da piccioni e galline fino a bellissimi pavoni! Tutta la vita della città sembra svolgersi nel parco, verdissimo e attrezzato.

Finalmente riusciamo a trovare strade secondarie che possano portarci alle nostre destinazioni giornaliere: da Karnobat a Burgas percorriamo una sessantina di chilometri che scorrono velocissimi (complice la direzione-mare) tra minuscoli villaggi, colline, laghetti, campi coltivati e pascoli. Non ci par vero che la strada possa non essere dritta e trafficata come quella degli ultimi giorni.

per Burgas

Ritroviamo la vera natura del viaggio che vogliamo e il gusto della pedalata. Asparuhovo, Troyanovo e poi dritti verso Burgas e il Mar Nero. Alcuni tratti hanno l’asfalto ridotto in condizioni pessime, alcuni sono in pavé, altri ci permettono di sfrecciare ai 30 all’ora in un paesaggio rurale molto affascinante, a tratti arido. Arriviamo a Burgas per la pausa pranzo e la troviamo affollatissima in centro e nel parco sul lungomare. Ci affacciamo curiosi e fieri oltre il parapetto prima della gradinata per la spiaggia e ci sentiamo un po’ a casa vedendo che quel mare e la sua gente poco hanno di diverso da noi e dalla nostra Cesenatico. Un tuffo per sciogliere le gambe e un po’ di riposo al sole!

Il costo della vita in Bulgaria è basso anche nelle località più turistiche: con 25 o 30 € al massimo riusciamo sempre a trovare una stanza (o un appartamento) e per i pasti con meno di 10-15 € noi due affamati ci saziamo.
La pianificazione delle soste e dei rifornimenti, poi, è stata semplice: la relativa densità dei centri abitati non ci ha mai obbligati a fare grosse scorte di acqua e viveri. Il vento è stato quasi sempre contrario alla nostra direzione di marcia, proveniente da est, ma solo in poche occasioni molto intenso. Nel complesso la traversata della Bulgaria è stata piacevole, ma, se avessimo saputo cosa ci aspettava di lì a pochi giorni, avremmo forse seguito una rotta più settentrionale, gustandoci le montagne a nord del paese o magari la piana Danubiana.

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