Asia

Giappone, Shimanami Kaido: in bici attraverso sette isole del mare interno

“Ehi, guarda, anche la Lonely Planet del Giappone parla di quella ciclabile di cui ci accennava il tizio che ti ha noleggiato la bici”
“Eh?”
“Dice che si tratta di un percorso di circa 70 km che collega varie isole del Mare Interno attraverso un sistema di ponti sospesi”
“Eh?”
“Sai che non è troppo distante da Hiroshima, dove abbiamo in programma di andare?”
“Ah.”

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Ci si può forse sottrarre a una simile serie di richiami e coincidenze? Lo Shimanami Kaido va fatta. E dopo l’incontro con il fitto traffico a due ruote di Osaka, è tempo di provare anche un itinerario dove sia possibile pedalare senza minacce, clackson e campanelli in agguato alle spalle.

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Lo Shimanami Kaido è un percorso ciclabile da sogno, una tappa molto rinomata per il cicloturismo nipponico che collega le isole giapponesi di Honshu e Shikoku attraverso l’incantevole arcipelago del Mare Interno, a circa un’ora e mezzo di treno da Hiroshima.

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Questo itinerario attrezzatissimo, noto più agli australiani che agli occidentali, nasce come autostrada tra le città di Onimichi e Imabari, ma offre delle corsie ciclabili a fianco o addirittura sotto quelle carrabili dei ponti sospesi che permettono il passaggio da un’isola all’altra; è un vero paradiso tanto per il ciclismo su strada quanto per gli amanti della mountain bike, adatto a tutti i livelli di allenamento e diviso in vari percorsi di difficoltà variabile.

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Si parte dal pittoresco porto di Onimichi, nota per i suoi templi color arancio e per la sua cucina tipica servita in localetti fumosi dove entrano poche persone alla volta. Nei pressi del porto è possibile noleggiare biciclette a 500 yen al giorno (circa 3,5€) più 1000 di cauzione, che verranno restituiti a meno che non si riconsegni la bici in un’altra stazione di noleggio lungo il percorso: qui sono disponibili bici da trekking, mountain bike, bici da corsa, bici da bambini e bici elettriche a pedalata assistita (queste ultime a 800 yen): nelle stazioni successive ci sono anche tandem.

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Nota negativa: il noleggio bici chiude alle 18, quindi se si vogliono fare tutti i 70 km è necessario partire presto oppure rinunciare ai 1000 yen di cauzione lasciando la bici in una delle 14 stazioni lungo il percorso.
Nota positiva: è possibile tornare a Onimichi o Imabari via traghetto praticamente da ogni punto della ciclabile: i villaggi sparsi nelle varie isole sono collegati con un ferry/navetta che copre tutta la tratta nel giro di un’ora e mezza.

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Appena noleggiate le bici, ci si trasferisce in barca sulla prima isola (il primo ponte, lo Shin-Onomichi Ohashi, è l’unico non ciclabile), Mukaishima: appena 4 minuti di traversata (110 yen, nemmeno un euro) e ci ritroviamo nell’arcipelago del Mare Interno di Seto. Una striscia blu sull’asfalto ci segnala la corsia ciclabile, che nei casi peggiori è larga almeno un metro e mezzo: dato che il grosso del traffico preferisce l’autostrada, lungo queste strade periferiche si può pedalare in tutta tranquillità, a patto di ricordarsi di tenere la sinistra (in Giappone i sensi di marcia sono come in Inghilterra!).
Ognuna di queste isole presenta due o tre itinerari di varia difficoltà, e in questa il percorso medio per mountain bike passa per il Mukaishima Orchid Center.

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Passiamo piccoli villaggi di pescatori e il paesaggio si dipana tra colline di ciliegi in fiore da una parte, e un mare con orizzonti stranamente corti per essere tale: dietro la prima isola dalle forme frastagliate e dai rilievi scoscesi ce n’è un’altra, e un’altra ancora, e l’occhio si perde in cerca di punti di riferimento tra mare e continente che è praticamente impossibile trovare.

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La rassicurante striscia blu e un silenzio rotto soltanto dal motore a nafta delle grandi navi da carico ci accompagnano al primo ponte, l’Innoshima Ohashi Bridge: 1,4 km di ponte sospeso da fare invidia pure a Brooklin, una corsia ciclabile sotto l’autostrada che dà l’impressione di pedalare nel vuoto sopra le acque del Mare Interno, con lo sferragliare dei tir sopra le teste. Ci si arriva con qualche tornante in salita (il dislivello è di circa 50 metri dal mare alle rampe) immerso nel verde di foreste di bambù.
L’attraversamento di tutti i 6 ponti richiede un piccolo pedaggio (tra i 50 e i 200 yen a seconda della lunghezza), con un sistema di caselli elettronici in cui è possibile lasciare le monetine autonomamente.

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Qualche curva in discesa, e si perdono i 50 metri di quota guadagnati poco fa per immergersi nella vegetazione della seconda isola, Innoshima: qui il percorso per bici da strada si discosta dal mare per inoltrarsi nell’interno, e si affronta qualche piccola salita tra i mandarini. Il giapponese che ci aveva sorpassato sprezzante a bordo della sua bici da corsa ultraleggera scende al primo sentore di pendenza senza nemmeno provare, e ci prendiamo una piccola rivincita facendogli mangiare la polvere.

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Un vecchio ci regala dei mandarini di dimensioni spropositate. Purtroppo il panorama di questa seconda isola lungo l’itinerario consigliato attraversa anche porti commerciali e rumorosi cantieri navali, in stridente contrasto con il silenzio irreale di queste isole.

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Mentre l’ultimo tratto prima del secondo ponte passa per una cittadina turistica piuttosto graziosa, il percorso per mountain bike si snoda lungo la costa sud dell’isola passando per l’Innoshima Suigun-jo Castle e i bei panorami sulle isolette meridionali.

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Ma eccoci arrivati al secondo ponte, l’Ikuchi bashi Bridge: leggermente più breve (800 m), è realizzato con una tecnica diversa e presenta cavi d’acciaio che sostengono la struttura: ci arriviamo percorrendo l’asfalto verde della salita tra le colline di ciliegi, e stavolta la ciclabile costeggia la strada: il paesaggio è semplicemente spettacolare, terra e mare si fondono rispecchiando perfettamente i grandi contrasti e contraddizioni armoniche della cultura nipponica.

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La terza isola, Ikuchijima, ha una forma meno aspra delle prime due, e il percorso qui è uno solo e costeggia il mare sul versante nord allontanandosi dal corso dell’autostrada. Si pedala sul lungomare per un lungo rettilineo adornato da piante di agrumi, con le isolette di Sagishima e Koneshima a poche centinaia di metri sulla destra. è qui che abbiamo un incidente per fortuna senza conseguenze: un bambino sfugge alla nonna invadendo la mia corsia, riesco a inchiodare causando un tamponamento che lascia rotolare Chiara a terra. Nessuna vittima, solo molte imprecazioni per la nonna nipponica.
Essendo partiti tardi, abbiamo dovuto prendere l’ultimo traghetto utile per riportare le bici a Onomichi prima delle 18 dal porto di Setoda, bella e unica cittadina dell’isola resa ancor più interessante dal Tempio di Kosan-ji.

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Al molo d’imbarco, scambiamo qualche chiacchiera con una coppia di australiani che venivano dalla direzione opposta, attraverso Omishima, che ospita un museo d’arte contemporanea giapponese ed è forse la più estesa delle isole dello Shimanami Kaido, Hakatajima, che offre una scoscesa deviazione per gli amanti delle salite, e Oshima, antica dimora di pirati, dove tra le altre cose è possibile visitare un museo sulla storia dei corsari giapponesi.

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Il simpatico australiano ci dice però che la cosa che lo ha meravigliato di più è il ponte finale che collega Oshima alla città di Imabari, il Kurushima-kaikyo Ohashi, un mostro di 4 chilometri sospeso su cavi che lo tengono a un’altezza di circa 80 metri sul livello del mare: a circa metà del ponte è possibile scendere sull’isolotto di Umashima.

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In tutti i centri attraversati è disponibile una cartina che illustra nel dettaglio distanze, infrastrutture, altimetrie e luoghi di interesse lungo il percorso, così come consigli sulla sicurezza e la segnaletica ciclabile giapponese.

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Pare che in italiano non esista un vero e proprio sito internet dedicato a questa ciclabile: ulteriori informazioni sono reperibili in inglese qui.

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Aggiornato Dicembre 2022 – Gli sforzi dei settori pubblico e privato per la rivitalizzazione delle aree rurali per mezzo del turismo si sono concretizzati nella rete delle National Cycle Routes, una serie di itinerari dedicati al cicloturismo particolarmente suggestivi e attrezzati con aree di sosta. Per maggiori info, visita il sito ufficiale: japan.travel

Commenti

  1. Claudio Mancini Claudio Mancini ha detto:

    Ciao Kiruccia, scusa se rispondo solo ora ma mi sono accorto un po’ in ritardo del tuo commento :) Purtroppo data la mancanza di tempo abbiamo percorso solo la prima metà del tracciato, e i racconti degli australiani incontrati a Setoda mi hanno lasciato una voglia incrediblie di tornarci e di farla con più calma… magari la integro nel giro del mondo che prima o poi farò! :)
    Saluti,
    Claudio

  2. Avatar kiruccia ha detto:

    Adoro Onomichi e la Shimanami Kaido! Spero che abbiate visitato il Kosanji… molto particolare, ma merita sicuramente una visita!
    Io ho tentato di fare per la prima volta la Shimanami Kaido nel 2011, ma eravamo partiti tardi e abbiamo perso molto tempo visitando il Kosanji, così abbiamo mollato a metà, lasciando la bici in uno dei noleggi e tornando in autobus a Onomichi.
    L’anno scorso, in viaggio di nozze, siamo riusciti a completare l’impresa, abbiamo rinunciato ad un po’ di soste turistiche perché questa volta volevamo arrivare a tutti i costi a Imabari, e abbiamo scelto l’itinerario più semplice (le salite ai ponti sono dure lo stesso però :P). Posso dire orgogliosamente di non essere mai scesa dalla bici, avevo preso una citybike proprio come le vostre e ho fatto i primi 50 km in scioltezza, mentre mio marito, non si sa bene perché, ha noleggiato una bici col cestino ed il cambio a tre rapporti, quindi le salite se le è fatte tutte “di gamba”! Al 50° km lui ha forato, quindi ci siamo fermati nel noleggio più vicino per sostituire la bici, ma i mezzi disponibili erano tutti a misura di giapponesi, e non adatti ad un italiano alto 185 cm… abbiamo preso una specie di bici da cross che ho dovuto cuccarmi io, e posso dire che gli ultimi 20 km li ho fatti solo con la forza di volontà! L’ultimo ponte è effettivamente impressionante… e infinito!
    Giunti a Imabari non abbiamo avuto molto tempo per visitare, perché di lì a poco avremmo dovuto prendere un bus e non potevamo farci sfuggire la coincidenza per Onomichi, ma spero di tornarci di nuovo… la prossima volta però voglio spezzare il viaggio in due, ed esplorare meglio le isole!

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