La costa bulgara in bicicletta

Dopo dieci giorni di pedalate bulgare siamo finalmente arrivati sulla costa del Mar Nero, nella piacevolissima Burgas.
Qui ci concediamo una giornata di pausa, che passiamo spaparanzati al sole o a mollo nel mare nello spiaggione che si trova appena a pochi passi dal centro della città.

Mappa


Traccia gps | Mappa kml

Andiamo poi 30 km più a sud a visitare quella che pare essere la più bella spiaggia bulgara: Golden Fish, vicino alla cittadina di Sozopol. Effettivamente questa baia, con una spiaggia lunga quattro chilometri, acque limpide e piccoli villaggi ai suoi margini, è molto bella, ma affollata in questi giorni d’estate. Per raggiungere Sozopol prendiamo per una decina di chilometri la n. 9, stradona trafficata a due corsie. Quando questa diventa la n. 99 però troviamo, alla sua sinistra, un’alternativa: una piccolissima viuzza (in cui a tratti l’asfalto è in condizioni pessime) che le corre parallela fino a Sozopol, circondata dal verde.

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Alcuni sui segmenti, sul mare, sono particolarmente adatti per il campeggio libero. Solo il giorno dopo, tornando a Nord, ci accorgiamo di una pista ciclabile che, dal lato opposto della strada, ci avrebbe risparmiato del tutto la n. 99.
Intanto continuiamo a seguire le vicende turche: già negli ultimi mesi il paese era stato teatro di parecchi attentati; ora il colpo di stato fallito e il conseguente clima di tensione creatosi ci fanno cambiare del tutto i piani. A malincuore puntiamo verso Nord, rassegnandoci all’idea di attraversare il Mar Nero con un traghetto, perché anche in alcune zone dell’Ucraina la situazione è particolarmente delicata.
Torniamo quindi a Burgas (perdendoci le spiagge bulgare meridionali, consigliateci da tutti perché isolate e meno frequentate) e poi proseguiamo seguendo la bellissima ciclabile del lungomare: alla nostra destra spuntano bagnanti ricoperti di fanghi neri (ottenuti dalle sabbie scure e a quanto pare benefiche di questa parte di costa) fino a che il mare si fa sempre meno accessibile e il paesaggio deserto.

fanghi

La ciclabile si trasforma in un viottolo sterrato che attraversa campi di girasoli e costeggia il Mar Nero; sullo sfondo gli alti palazzoni sovietici della città.

girasoli e mare

Raggiungiamo Sarafovo, piccola località balneare nella periferia di Burgas. E di qui, costeggiando la n. 9, troviamo una stradina sterrata che ci permette di evitare questa grossa arteria extraurbana. Chiediamo indicazioni perché il gps non contempla affatto questo percorso (effettivamente poco più di una mulattiera attraverso i campi) e ci avventuriamo in una decina di chilometri di sterrato deserto, che regala alcuni punti di accesso al mare assolutamente incontaminati. Proseguendo raggiungiamo Pomorie, dove le numerose spiagge intervallate da scogliere, seppur piacevoli, sono decisamente affollate. Questa tappa è stata lunga appena 50 km, ma davvero campestri ed avventurosi!

Da Pomorie, ancora su indicazione della gente del posto (perché il gps non è di aiuto), percorriamo la viuzza sterrata verso nord nello strettissimo lembo di terra che separa il Mar Nero dal Lago di Pomorie. Il paesaggio è unico e deserto, tranne per i pochi nudisti che si avventurano lungo questo piccolo paradiso.

lago e mar nero

Tutto questo sterrato mette alla prova le nostre Ridgeback, che, nonostante l’impostazione “corsaiola”, se la cavano egregiamente.
Alla fine del lago ci immettiamo sulla n. 9, trafficatissima per via dell’alta stagione e del weekend, ma all’altezza di Ravda la lasciamo per il lungomare. Puntiamo poi per la città vecchia di Nesebar, bellissima penisola collegata alla terra ferma da uno stretto corridoio. I suoi vicoletti acciottolati sono un susseguirsi di negozi di souvenir o artigianato tipico, gelaterie, ristoranti, caffè. Poi percorriamo il lungomare di Sunny Beach, increduli per l’interminabile sfilza di alberghi e resort che fanno a gara per dimensioni e pacchianeria. Le spiagge e le vie attorno sono affollatissime, soprattutto di giovani bulgari e le attrazioni per chi si voglia divertire non mancano. Arriviamo alla più tranquilla Sveti Vlas e ci fermiamo qui per la notte.

Ci informiamo su come procedere verso Varna e ovviamente tutti ci dicono che non c’è alternativa alla 9, ma ormai abbiamo imparato a non credere ai bulgari (poco abituati alla bicicletta) e il mattino dopo, anziché tornare verso la 9, continuiamo ad Est per Elenite. Di qui, entrando nel resort Royal Castel Hotel & spa, uno sentiero incredibilmente bello ed impervio di 10 km ci porta fino ad Emona, nella punta orientale. Questo si insinua in un bel bosco dove incontriamo solo tre o quattro persone in passeggiata e ci fa compagnia, in lontananza alla nostra destra, il mare di un blu acceso.

sterrato per Emona

Le pietre, il percorso dissestato e i dislivelli ci rallentano parecchio (a tratti spingiamo le bici): impieghiamo quasi due ore per percorrere questi pochi chilometri.
Emona è un piccolo aggregato di case, con appena un negozietto; prendiamo per Irakli, una bellissima e bianca spiaggia 7 km più a nord. La strada è ancora sterrata, ma adesso larga e carrabile. La zona sud della spiaggia è adatta per il campeggio libero (a nord, come è successo a noi, verrebbero a svegliarvi alle 6:40 dicendo di smontare la tenda), ma non facilissima da raggiungere con le bici perché la passerella diretta a sud dall’ingresso principale si interrompe qualche centinaio di metri prima della zona campeggiabile. All’ingresso un market, un ristorante, un bar e un campeggio.

Da Irakli torniamo sulla 9 per 16 km, passando per Obzor e fino a Byala. La strada è molto trafficata, complice il fatto che ci passiamo di domenica mattina. Allora ovviamente decidiamo di deviare per i campi, svoltando a destra alla fine del paese in ulitsa Mihail Doycev. Di qui, sulla sinistra, una viuzza sterrata tra due vigneti ci apre davanti un panorama prima insospettabile.

panorama

Attraversiamo infiniti campi di girasoli e di grano, il tutto con costanti saliscendi e il colore del mare in lontananza. Incontriamo qualche jeep sul percorso perché la strada porta a diverse spiagge isolate, dove il campeggio libero è concesso (ma occorre arrivare attrezzati perché non ci sono servizi di nessun tipo). Poi la strada, che è tutta un bivio e deve essere pianificata con anticipo, si arrampica su per un bosco e lo scende sul versante opposto della collina. Di là la cittadina di mare Shkorpilovtsi, con i suoi 13 km di spiagge.

La mattina successiva ci dirigiamo a Varna: Novo Oryahovo, Staro Oryahovo e di qui prendiamo la 9. Saliamo di qualche centinaio di metri di altezza e poi per evitare l’autostrada svoltiamo a destra, prima di Zvezditsa, verso Borovets. Questo tratto è decisamente meno trafficato perché i mezzi diretti a Varna proseguono per l’autostrada. Attraversiamo un bel bosco che ci aiuta a sopportare l’afa e poi scendiamo verso Asparuhovo. Un ponte a quattro corsie, alto diverse decine di metri, è l’unica opzione per entrare in città da sud, ma anche un ottimo punto di osservazione su Varna. La spiaggia della città non è bella come le ultime che abbiamo visitato, ma il centro è piacevole e vivace, con vari viali pedonali pieni di attività. Dopo aver riparato (speriamo sia vero) il computer, che ci aveva abbandonato nei recenti sterrati, reimpacchettiamo tutto e imbocchiamo la 9 in direzione Romania. Dopo la salita per Sveti Kostantin i Elena ci spostiamo sul lungomare, fin oltre Zlatni Pyasatsi. La zona è molto turistica e le spiagge attrezzate e costellate di bar. Il profilo altimetrico è un saliscendi continuo, ma non troppo difficile. Poi un altro tratto di strada n. 9 fino ad Albena e di qui prendiamo per Balchik, un’altra allegra cittadina e gettonata destinazione balneare. Continuiamo sulla costa fino a Topola, che ci fa pagare l’azzardata deviazione per il mare con una salita impietosa prima di tornare sulla 9.

Attraversiamo Kavarna, Balgarevo, Kamen Bryag e ci fermiamo dopo 82 km a Tyulenovo, belli cotti per le ore di sole, la salita non pianificata e il vento (questa zona pullula di impianti eolici, che creano uno scenario insolito). La costa è diventata rocciosa e il paesino, decisamente spartano e isolato, si sviluppa su una scogliera mozzafiato.

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Qui siamo accolti in maniera davvero ospitale: appena arrivati un bulgaro in vacanza ci rincorre perché ci ha sentiti parlare italiano e ci regala due birre fresche, poi due signori ci permettono di campeggiare nel loro giardino e alla mattina ci offrono caffè, fritelle e marmellata fatti in casa. Lasciando il villaggio, poi, il signore della birra ci saluta con un vasetto di miele di sua produzione.
Il nostro percorso prevede solo altri 35 km di Bulgaria, verso Shabla e poi sulla 9 fino al confine con la Romania. Il paesaggio è poco interessante, ma allietato a tratti da distese infinite di girasoli.
Nonostante le macchine che sfrecciano, le carcasse di animali ad ogni curva, i menù tutti esattamente identici, le indicazioni stradali (per città già impronunciabili) scritte in cirillico, ci dispiace lasciare la Bulgaria perché iniziavamo a sentirci davvero a nostro agio qua. Abbiamo visto le sue montagne, le belle città dell’entroterra – Plovdidv prima fra tutte – e infine la sua costa, a tratti selvaggia e desolata e a tratti molto turistica.

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