Valutare e superare gli insuccessi

Le sconfitte, in campo sportivo, accadono a chiunque. Non vi è nessuno che non abbia mai fallito un obiettivo, che non si sia ritirato per eccessiva stanchezza o che abbia sbagliato un passaggio tecnico. L’importante è saper imparare dagli insuccessi e superarli, senza rimanerne intrappolati. In questo articolo andremo a vedere come affrontare, analizzare in maniera utile e lasciarsi alle spalle un insuccesso in campo ciclistico.
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Indice
Fase 1: Evitare di farsi sopraffare
Fase 2: Evitare le attribuzioni autoconservative
Fase 3: Usare le immagini mentali a nostro favore
Fase 4: Segnare i propri errori
Fase 5: Immaginare la gara senza errori
Concludendo

Fase 1: Evitare di farsi sopraffare


Le ore (e i giorni) dopo un insuccesso sportivo possono essere molto pesanti, soprattutto se l’obiettivo era desiderato, l’aspettativa era alta o ci si era preparati a lungo e con fatica. Le reazioni iniziali sono sempre da prendere con le pinze, poiché tendono spesso a drammatizzare il problema. Eccesso di criticismo verso di sé, voglia di buttare via tutte le fatiche, desiderio di smettere di correre, sono tanti i pensieri (spesso negativi) che affollano la mente di un ciclista che ha mancato il risultato sperato.

Per prima cosa bisogna evitare di farsi sopraffare e soprattutto di non pensare che tutto sia perduto e che ci si trovi nella peggior situazione mai vissuta da un essere umano. Tutti, anche i più grandi campioni, hanno commesso errori. Bolt ha fatto falsa partenza in finale ai mondiali di atletica, Roberto Baggio ha sbagliato il rigore nella finale di Usa ’94 contro il Brasile, Bruce Lee quasi si è condannato alla sedia a rotelle ripetendo male un esercizio fatto un milione di volte. Per cui, per prima cosa, è bene riportare l’insuccesso nella sua dimensione reale: non è morto nessuno e la vita va avanti.

Fase 2: Evitare le attribuzioni autoconservative


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In psicologia dello sport, le attribuzioni stanno a indicare il valore che noi diamo alle nostre esperienze. A qualunque esperienza attribuiamo un valore, sulla base dell’importanza e delle sensazioni vissute. La tendenza di ogni essere umano è quella di attribuire i fallimenti a cause esterne, indipendenti dalla propria capacità. Incolpare un avversario, il tempo, la bicicletta, gli stessi compagni di squadra, la fatica, il powermeter rotto, insomma inventarsi un capro espiatorio per giustificare la propria defaillance. Questo atteggiamento viene detto autoconservativo ed è naturale, poiché deriva da una nostra condizione. Noi esseri umani siamo programmati per conservare la nostra specie, per cui il nostro cervello è focalizzato sulla nostra sopravvivenza. Ciò significa che non faremo mai qualcosa che ci danneggi a livello fisico (a meno che non intervengano squilibri mentali) e cercheremo di deresponsabilizzare il nostro operato, in modo da giustificarlo reputandolo al di fuori della nostra gestione.

Questo atteggiamento, seppur naturale, è controproducente per quel che riguarda l’analisi del proprio operato e quindi per poterci migliorare. Se il primo pensiero che abbiamo dopo un insuccesso è di dare la colpa a qualcuno, meglio prendere un respiro profondo e aspettare.

Fase 3: Usare le immagini mentali a nostro favore


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L’immaginazione mentale è una tecnica di allenamento ideomotorio molto usata nella psicologia dello sport. In sostanza consiste nel visualizzare la propria esperienza vissuta per poi poterla analizzare. Per farlo mettetevi tranquilli e prendetevi dieci minuti dove non verrete disturbati. Respirate tranquillamente e poi cominciate a ripercorrere la gara che avete appena concluso, ricordandone passo dopo passo. Potete immaginare di riviverla in prima persona oppure di vedere voi stessi mentre pedalate (come se foste i protagonisti del film). Non vi è differenza in termini di validità nell’usare immagini interne o esterne. Ripercorrete tutti i passaggi e valutate se avete sbagliato a idratarvi, avete mangiato male o poco, avete tenuto un ritmo troppo alto o troppo lento, non eravate preparati, avete letto male la gara oppure non siete stati capaci di sfruttare le occasioni. In sostanza andate a trovare gli “errori” che avete compiuto e che vi hanno condotto all’insuccesso. Questi errori non devono colpevolizzarvi, bensì devono aiutarvi per migliorare.

Fase 4: Segnare i propri errori


Una volta analizzata mentalmente la gara, segnate su un foglio gli errori che avete individuato e anche le cose giuste che avete fatto. Queste ultime servono per avere un termine di paragone. Spesso ci si focalizza su un singolo errore che è costato la gara, quando si è fatto bene per il 99% della competizione. Così facendo, cioè vedendo quanto di buono avete fatto, acquisirete maggior fiducia in voi stessi e non vi sentirete sopraffatti. Una volta segnati gli errori e le cose buone fatte, memorizzateli.

Fase 5: Immaginare la gara senza errori


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Ora rimettetevi comodi e visualizzate nella mente la gara che avete concluso, questa volta però senza gli errori commessi e con un finale diverso, cioè concludendola raggiungendo l’obiettivo prefissato. Questa tecnica non serve solo per rincuorarvi o distogliere dalla dura realtà, bensì ha un potente effetto a livello psicomotorio. Infatti il cervello non distingue ciò che viviamo realmente da ciò che immaginiamo, se queste immagini sono accompagnate da sensazioni. Per cui mentre immaginate la gara, cercate di riprovare la tensione iniziale, la carica mentale, la stanchezza e di vivere la gioia dell’avercela fatta. Queste sensazioni, che fanno da sfondo a ogni nostra azione (non vi è nessun ricordo che non sia accompagnato da un’emozione), vi aiuteranno a memorizzare nella mente le fasi in cui avete sbagliato e a non ripeterle più. Infatti il cervello, come in un automatismo, riconoscerà in futuro la medesima situazione e cercherà di attivarsi per non ripeterla.

Concludendo


Un insuccesso capita a chiunque, nello sport, sul lavoro o nella vita. Nessuno vi è immune. Quello che ci differenzia è il modo in cui lo affrontiamo: possiamo piangere lacrime amare e inutili oppure imparare da ciò che abbiamo sbagliato. Con le giuste tecniche di allenamento mentale si può usare una sconfitta come “maestra” per apprendere a non ripetere più gli stessi errori. L’insuccesso può essere considerato un nemico ma come diceva un saggio chiamato Buddha: “il nemico è il vostro miglior maestro, perché vi permette di praticare a dovere“.

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