La prima volta che ho visto Genova

La prima volta che ho visto Genova

galleria-mazziniLa prima volta che ho visto Genova non mi sono nemmeno accorto fosse Genova: il tempo di fare una curva velocissima in discesa lungo la strada costiera e ti si apre davanti un golfo, e sulla terraferma vedi in mezzo al verde questa enorme e lunghissima macchia rosa.

Non mi sono fermato per ammirarla: dopo 640 km tra pianura padana e appennino volevo solo arrivarci dentro, basta fermate intermedie, basta pensare al male che mi sta facendo il ginocchio dal primo giorno, basta fermarsi a parlare con i passanti.
Dopo 640 km volevo solo Genova: la prima volta che l’ho vista, sarà stato per non più di un secondo. Subito dopo la visuale è stata interrotta da una casa e poi dagli alberi, la prima volta ho visto Genova per così poco tempo che non ho nemmeno avuto il tempo materiale di pensare “ecco, finalmente ci sono”.

Non mi sono fermato, la bici era lanciata in discesa e la discesa, si sa, il ciclista se la vuole godere: le mani basse sul manubrio, questo sole che con il fresco delle nove del mattino ti mette allegria, il vento sui capelli (il casco, poveretto, in una settimana di viaggio l’ho tenuto in testa per mezz’ora).
Non mi sono fermato, ho visto questa macchia rosa apparire per meno di un secondo e poi subito scomparire e solo dopo ho avuto il tempo di pensare “Ecco, finalmente ci sono… GENOVA!!!”.
La prima volta che ho visto Genova, insomma, è stata per un’occhiata durata una frazione di un secondo e non ho avuto il tempo nè la voglia di fermarmi a scattare una foto. Però, cristo santo, la prima immagine di Genova mi è rimasta indelebile in testa.

A quella enorme e lunghissima macchia rosa adesso ripenso ogni giorno, quella enorme e lunghissima macchia rosa che sognavo di vedere da più di un anno ha dato senso a tutto il viaggio; e magari, prima o poi, tornerò lì per fare una foto, così magari la mostro anche a voi.

Luciano Di Paolo
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