Sara Rubatto, cicloviaggiatrice

Di seguito una breve chiacchierata con Sara Rubatto, cicloviaggiatrice con esperienze in tutto il mondo che merita di essere conosciuta. Non solo nuovi luoghi e incontri, i motivi che spingono a viaggiare sono anche altri. Quando poi lo si fa in bici, il tutto è ancora più affascinante.

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Sono una ragazza torinese di 33 anni che, all’apice di una carriera agonistica nel nuoto, ha dovuto lottare con una malattia cardiaca la cui diagnosi portava ad un trapianto cardiaco.
Questo periodo di vita, ha non solo interrotto la mia carriera nel nuoto agonistico ma mai scorderò a vita le parole dei medici: “non potrai più nemmeno fare 20 metri di corsa”.
Sono stati anni difficili e quasi interminabili, di lotte continue con me stessa e di sogni infranti. Ma, un giorno compresi che: “non tutto viene per nuocere” .
Questa difficile parentesi di vita mi ha fatto molto riflettere ed ho deciso di cambiare completamente il mio cammino di vita. Ne sono uscita più forte di prima e senz’altro più consapevole di quello che la vita mi chiede. Ho deciso così di dedicarmi al mio prossimo più bisognoso avendo conosciuto in questi anni difficili il pensiero e la vita di Madre Teresa.
Sono questi anni in cui ho riscoperto quella Fede che credevo perduta dopo la morte di mio papà e dopo la mia malattia: una Fede ritrovata proprio grazie alla bicicletta e che non mi hanno mai abbandonato venire. Da quelle parole del non poter più fare nemmeno 20 metri di corsa, qualcosa dentro me, mi diceva di prendere uno zaino e camminare. E così feci, con timore ma con fede.

Cosa hai fatto esattamente?

Quei 20 metri di corsa non fatti si sono tramutati in 1200 chilometri a piedi lungo il Cammino di Santiago di Compostela. Il cuore faceva non sempre si comportava a dovere, le paure mi aiutavano a non strafare ma la speranza di poter guarire, era sempre nel mio animo. Così l’anno successivo, decisi di togliere le scarpe da cammino e infilare quella da bici per potere giungere a Lourdes a ringraziare di poter vivere una nuova vita. In solitaria ho attraversato con i suoi 5080 chilometri i luoghi di Fede Lourdes, Santiago, Fatima ed in quest’occasione ho ritrovato “la mia Fede”. L’anno successivo, ancora in solitaria con la mia bicicletta, Torino – Gerusalemme con 6602 chilometri di silenzio e nelle mani di Madre Teresa , attraversando il deserto del Sinai. Quest’anno con la mia fedele bicicletta: Torino – Capo Nord e ritorno. 48 giorni e 8.000 chilometri di silenzio interiore ed ascolto a tutti quegli Angeli che ci sono vicini.

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Viaggi sempre sola?

Viaggio sempre in solitaria ma con grande aiuti della provvidenza poiché non ha mai avuto problemi meccanici alla bici, mai a me stessa e quello che credo incredibile e che in tutti questi viaggi e chilometri affrontati, non ha mai forato! E qui ringrazio (vi la chiamate fortuna – io la chiamo provvidenza) poiché è vero che giro il mondo in bici ma della meccanica di una bicicletta, non ne so proprio nulla. Sarebbe meglio se in futuro mi cimentassi almeno un po’ a prendermi cura di ”lei”.

Ti è mai capitato qualche episodio spiacevole?

In tutti i miei viaggi sulla sella della bici, non ha mai incontrato grossi pericoli, a volte spiacevoli incontri come in Giordania con bambini palestinesi che mi lanciavano le pietre o al Cairo dove ho dovuto fermarmi forzatamente per 5 giorni da problemi con la mafia locale. Di ogni situazione che può sembrare negativa, come il partire alle 5 del mattino (del viaggio verso Capo Nord) e come primo sforzo ancora un po’ addormentata il dover pedalare su quella salita di 10 chilometri al 18 e poi al 22% pure sotto una pioggia dirompente a in compagnia di un freddo pungente, non ne faccio un momento negativo ma penso sempre che può essere un insegnamento al mio cammino di vita. O anche quei giorni di caldo estremo nel deserto del Sinai, a temperature di 68 gradi e accamparmi con un sacco lenzuolo per terra e passare lunghe notti in solitaria a stomaco pressoché vuoto, ancora una volta vedo questi momenti con occhi positivi.

Ti prendono per “matta” a casa?

Si, chi mi conosce dice che sono incosciente ma io, nel mio piccolo so che non è pazzia ma è il saper lasciarsi nelle mani della Fede e della sua Provvidenza. Un cammino non facile ma che ho scoperto ed affrontato proprio con la mia bicicletta. Da qui nasce la passione per salire in sella e… partire!

Ma un po’ di allenamento lo fai?

Come affronto questi viaggi? Ovviamente non parto senza aver pedalato almeno un po’ prima del viaggio ma non seguo assolutamente allenamenti specifici o anche solo la parola allenamento. Quando prendo la bici è sempre per piacere e mai per sforzo o dovere. Non ho particolari tabelle di alimentazione anzi sono vegetariana (no carne no pesce), non mangio latticini e derivati per una forte intolleranza e non mangio carboidrati complessi come pasta, riso, pane e dolci vari. Vi chiederete o mi chiederai: cosa mangi e/o come puoi pedalare per tanti chilometri così come fai? In questi anni, per convivere con la mia malattia ho “allenato” il mio corpo a un alimentazione semplice ma efficace e la mente ad affrontare ed accettare i limiti che tutti abbiamo.
Quando si arriva ad accettare una problematica o un limite, la porta si apre.

Una frase?

La vita non è una lotta ma è un dire grazie ed imparare ad accettare.

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Commenti

  1. Avatar agostino ha detto:

    Ciao Sara, ti ho conosciuto solo oggi incontrando la fantastica Suora “eremita ” Fra Francesca in quel di Indiritto di Coazze! Fantastico e provvidenziale insieme l’incontro di dialogo con la Francesca ! e così mi ha parlato di te, un po’ della tua vita….ed anch’io amante da una vita della “Bici” come compagna silenziosa ma viva, sono entrato subito in sintonia umana e spirituale con te….mi ha fatto vedere il tuo recentissimo libro “Due ruote per tornare a sognare” e ne prese due copie lasciando una offerta per la tua realizzazione della “CASA DELLA GIOIA” …
    Cara Sara, al di là della tua coraggiosa impresa ..mi colpisce dentro la FEDE che semplicemente esce da tutti i tuoi pori , la tua umiltà concreta e la FORZA che nasce da te oltre la “propria fragilità” che si trasforma qui nel tuo concreto VIAGGIO fino a Gerusalemme….stanotte mi leggerò tutto il tuo libro e grazie a te, a LUI, alla Provvidenza, spero di “…TORNARE A SOGNARE MAGARI SU DUE RUOTE ..” e di tramutare l’ impossibile che ancora mi condiziona in un “POSSIBILE SOGNO” di VITA NUOVA !
    GRAZIE SARA!
    Agostino ancora in ceca di “se stesso…”

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