Vienna, Velo-City e il problema della comunicazione della bici

Vienna, Velo-City e il problema della comunicazione della bici

sfondo-velocitySi è appena conclusa la 33° edizione di VeloCity, il più grande evento al mondo sul tema della ciclabilità. 1.400 delegati da paesi dei cinque continenti si sono incontrati e confrontati nelle sale dello sfarzoso municipio della città di Vienna, trasformata per l’occasione nella capitale mondiale della bicicletta.

Vienna si è presentata all’appuntamento in forma smagliante, con una rete di percorsi ciclabili perfetta, rastrelliere a prova di bruto dislocate pressoché ovunque e con una serie di campagne di comunicazione capaci di farti sentire un vero figo solo per il fatto di stare in sella a un cancello del bike sharing.

Per me partecipare a questo convegno ha significato mettere un piede in paradiso, seppure per un attimo, se non altro perché potevo finalmente confrontarmi con persone che non mi prendevano per un pazzo monomane ogni volta che aprivo bocca. Ogni giorno sfogliavo famelico le 32 pagine del fittissimo programma di eventi nella speranza di scegliere quello in cui venissero dispensate le informazioni più interessanti. Nella maggior parte dei casi, le aspettative non sono state disattese.

Come da copione, danesi e olandesi hanno tenuto banco in buona parte delle occasioni, facendo sfoggio , da bravi secchioni, dei risultati raggiunti nel corso degli ultimi anni, spiegando come costruire dei parcheggi multipiano per bici anche sull’acqua, fino ad arrivare a lamentarsi che a Groningen il traffico generato dalle bici è diventato quasi ingestibile.

Chi invece mi ha letteralmente lasciato di sasso sono stati invece i paesi di lingua tedesca che hanno brillato in particolare per la propria capacità di mostrare una visione.

pedalata

Il vicesindaco di Vienna, Maria Vassilakou, ha aperto i lavori dicendo che l’obiettivo della capitale austriaca è di diventare leader dell’era post fossile e che “Garantire la migliore qualità della vita per i bambini deve essere l’obiettivo primario: i bambini sono il nostro futuro e solamente se cresceranno in un ambiente sano e accogliente potremo avere domani degli adulti responsabili”. A seguire, un profluvio di dati, statistiche e iniziative di comunicazione degne di questo nome.

È stata poi la volta di Hep Monatzeder, vicesindaco del comune di Monaco ha raccontato del progetto di marginalizzare l’uso dell’automobile proprio nella città della BMW: obiettivo è arrivare nel 2025 ad avere la quota di spostamenti in automobili in centro città al di sotto del 20% includendo nella quota anche taxi e auto in condivisione (oggi sono al 27%). Per raggiungere l’obiettivo, la città ha destinato alla ciclabilità solamente nell’ultimo anno circa 10 milioni di euro, un quarto dei quali sono stati utilizzati per attività di comunicazione rivolte alla cittadinanza.

fahrradhausE che il problema dell’Italia rispetto alla ciclabilità sia culturale è stato ben evidenziato dall’assenza di politici e amministratori nazionali e locali (fatta eccezione per il vice sindaco di Pescara), ovvero coloro che, quando poi vai a proporre questo o quell’intervento, ti rispondono che non si può, che mancano i soldi e che la città non è un interruttore. Sono quei soggetti che progettano e approvano costosissime strutture in pieno centro storico per poi dimenticarsi di far sapere alla cittadinanza che andare in bicicletta è bello, divertente e, soprattutto, è cool.

Purtroppo però proprio la comunicazione sembra essere il tallone di achille di molti di coloro che si occupano di ciclabilità: è un vero peccato che un evento tanto straordinario come Velo-City non sia riuscito ad arrivare nel circuito della stampa generalista. Gli unici giornalisti presenti erano quei bike blogger che però rischiano di trovarsi a raccontare le cose solamente a chi già le sa e solamente all’interno dei soliti circuiti dove si discute e ci si scanna sulle differenze tra piste, corsie e strade ciclabili. Il rischio che siamo sempre e solo noi a cantarcela e suonarcela è quindi molto elevato.

Insomma, non sarà arrivato il momento di mettere in bella copia tutto il lavoro svolto per anni dai secchioni con gli occhiali e la schiena curva dal troppo studio? Iniziare a curare anche il contenitore, oltre al contenuto.

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