Londra, a 30 all’ora l’11% della rete stradale

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Fra le grandi città europee che stanno introducendo misure di moderazione del traffico, Londra è una delle più attive. Negli ultimi anni, con una grande impennata a partire dal 2000, sono state introdotte più di 400 zone 30 (20 mph), coprendo ormai l’11% della rete stradale. Esse sono presenti soprattutto in strade di quartiere che presentavano una pericolosità maggiore della media. Si è scelto quasi sempre di usare l’approccio più costoso, ma più efficace, quello che prevede una totale riprogettazione della viabilità nelle zone 30, con dossi, chicane, e altre misure che impongono agli automobilisti velocità più basse.

Facendo un confronto fra il numero di incidenti che avvenivano prima e dopo la limitazione della velocità, uno studio della London School of Hygiene ha notato una diminuzione del 35%. Il numero di vittime è invece diminuito del 42%, cifra che raggiunge il 53% se si considerano solo i bambini.
Un altro studio della stessa università ha invece tenuto conto di una variabile spesso dimenticata: il grado di sviluppo socioeconomico delle diverse zone della città. Si è notato infatti che gli incidenti stradali avvengono relativamente più spesso nei quartieri più poveri di Londra; poiché le zone 30 sono state introdotte soprattutto in queste aree, esse hanno contribuito a diminuire questa ineguaglianza socioeconomica.

La London Assembly, organo simile al nostro Consiglio Comunale, ha recentemente chiesto al sindaco Boris Johnson di aumentare il numero di zone 30 in città. Questa misura è poi stata ripresa dalla “Vision for Cycling” promossa da Johnson, un ambizioso progetto di riprogettazione dell’infrastruttura urbana londinese tenendo conto delle necessità dei cittadini che si spostano su due ruote. Il prossimo passo sarà quello di rendere il limte di 20 miglia orarie lo standard nella città, come accade a Graz o Portsmouth; a questa misura si riferiva recentemente il vicesindaco con responsabilità sulle questioni del trasporto, Isabel Dedring. La cosa però non è ancora ufficiale. In ogni caso, la rivoluzione potrebbe partire dal basso: la circoscrizione di Islington ha infatti già ridotto il limite di velocità in tutte le strade che controlla, con altre circoscrizioni centrali, come quelle di Camden, Westminster, Southwark e Lambeth che stanno valutando quest’opzione.

Mappa della zone 20 mph di Londra

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Fonti | tfl.gov.uk2 | 20splentyforus.org.uk |

Commenti

  1. Avatar Aniello Del Sorbo ha detto:

    A Londra pero’ la situazione non e’ per niente tutta rose e fiori, ma anzi, tutta spine e rose appassite.
    Proprio ieri c’e’ stata una protesta di ciclisti (a cui ho fatto parte con la mia ragazza) dopo la morte dell’ennesimo ciclista in centro in sole 3 settimane.
    Boris fa la parte del sindaco ciclista (come quello di Roma), ma, per ora, ha solo fatto chiacchiere, buttato un po’ di vernice qui e li, speso soldi per le Bixi di Barclays, ma di infrastruttura ancora na cippa.

    C’e’ da dire che il problema e’ molto piu’ sentito oggi, e molto piu’ coperto anche dai media (Times in particolare) e la pressione sul TfL (Transport for London) e’ molto maggiore, tant’e’ che sono stati chiesti ai vari borough piu’ esterni (tra cui Richmond dove abito) di fare proposte per delle “mini-Olande”. Se volete vi posto i link alle proposte, e almeno quella del mio borough, fanno ridere (anche se qualcosa di serio lo propongono).

    Il problema credo sia come a Roma, la voglia non c’e’ ancora, il problema non e’ ancora sentito da chi di dovere, i ciclisti aumentano, le strade con conflitti steel vs steel sono sempre le stesse e piu’ ciclisti muoiono, ma l’amministrazione non ha esperti di settore. Eppure l’ambasciata Olandese s’e’ prestata a dare una mano per migliorare la situazione proponendo di aiutare e condividere le loro conoscenze in materia.

    Chissa’. Nel frattempo Boris ha promesso una London City (il centro) libera dal traffico e tutta 20Mph (che per me, so pure assai).

    Vedremo e nel frattempo continueremo a farci sentire.

    Aniello

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