La recente elezione del “sindaco ciclista” Ignazio Marino ha temporaneamente riacceso le speranze dei ciclisti romani, frustrate dal letale quadriennio di amministrazione Alemanno. Le aspettative sono elevate e sicuramente la cartina di tornasole sarà per tutti la pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali, attuale crocevia di turismo e traffico.
Via dei Fori Imperiali
Su questa strada sopravvive il ricordo di Eva Bodhalova, sotto forma di una bici bianca, legata al palo n°27 ormai da quasi cinque anni. Memoria più volte oggetto di tentativi di rimozione da parte delle autorità comunali, rubata, danneggiata, vandalizzata, ma che ogni volta i cicloattivisti romani hanno rimesso al suo posto, rendendo questa via un luogo simbolo di tutte le ingiustizie operate da un secolo a questa parte ai danni degli utenti deboli della strada. Eva stava tornando a casa in bici, di notte, la distrazione di un tassista troncò la sua giovane vita.
Sempre questa strada ha prima visto nascere il coordinamento “Di Traffico Si Muore”, antesignano della campagna “Salviamo i ciclisti”, poi i flash-mob con la “laser-gun” per la rilevazione delle velocità dei veicoli (spesso e volentieri superiori ai limiti), quindi la grande manifestazione #Salvaiciclisti del 28 aprile 2012. La più grande area archeologica del mondo attende ormai da quarant’anni la liberazione dal traffico asfissiante, le cui vibrazioni, come da più parti segnalato, mettono a rischio la stabilità di monumenti plurimillenari.
Ora il neosindaco Marino pare intenzionato a procedere a spron battuto sulla strada della pedonalizzazione, almeno parziale, dell’area circostante il Colosseo, ma il timore è che la fretta si riveli cattiva consigliera. Il progetto prevede la chiusura al traffico privato della passeggiata tra largo Corrado Ricci, conclusione di via Cavour, ed il Colosseo.
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L’operazione non interesserà quindi l’intero asse viario, ma solo una parte, consentendo oltretutto il transito di mezzi pubblici, taxi ed i famigerati NCC (“noleggio con conducente”, sostanzialmente auto private fornite complete di autista). Tecnicamente non si potrà parlare di “pedonalizzazione”, quanto di dirottamento di parte del traffico motorizzato privato. In una seconda fase, di cui si vocifera e che non si sa bene quando potrà andare in porto, anche autobus, taxi ed NCC saranno “sfrattati” per far spazio ai binari del tram, che resterà padrone incontrastato di quello spazio. La sezione della sede stradale sarà da subito ridotta, a tutto vantaggio dei marciapiedi pedonali e delle costruende corsie ciclabili.
All’apparenza si tratterà di una piccola vittoria in vista di una futura estensione dell’area ciclopedonale anche al tratto che conduce a piazza Venezia, tuttavia, andando ad approfondire, saltano fuori i problemi.
Le criticità
Il disagio principale riguarda il dirottamento del traffico sulle strade adiacenti, che comporterà variazioni nei sensi di marcia. In particolare, per quanto riguarda le biciclette, appare critica la situazione di via Labicana e viale Manzoni. Queste due grandi arterie, una consecutiva all’altra, si sviluppano per circa un chilometro e sono attualmente percorribili in entrambi i sensi di marcia, con i binari del tram che occupano l’asse centrale. In futuro sarà mantenuto il doppio senso di marcia per il tram, ma il trasporto su gomma potrà scorrere solo nella direzione che si allontana dal Colosseo, su entrambe le corsie laterali.
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Per comprendere la natura del problema bisogna considerare l’orografia della città, ovvero i proverbiali “sette colli”. Via Labicana-viale Manzoni scorrono su un fondovalle a pendenza lieve e costante, direttrice privilegiata in entrambe le direzioni. Sul lato nord svetta Colle Oppio, sul lato sud il Celio. Non stiamo parlando di valichi alpini, ma di alternative non altrettanto facilmente percorribili in bicicletta, caratterizzate da viuzze strette, con pendenze significative, sensi unici, zig-zag, tutta roba che fa perder tempo, aumenta la fatica, allunga le percorrenze, costringe a muoversi lentamente affiancati da mostri rombanti condotti da guidatori perennemente di fretta. Di fatto si otterrà di disincentivare tutta una fetta di ciclisti quotidiani e potenziali che avrebbero invece bisogno di facilitazioni ed incoraggiamento.
Un’altra cosa che va compresa è quanto la struttura collinare e le enormi aree archeologiche pesino sulle possibilità di spostamento interno alla città. Mentre nella zona del Tridente (per estensione, l’area circostante via del Corso) la città si sviluppa in un reticolo di vie e viuzze che rendono estremamente semplice l’individuazione di percorsi in sicurezza, l’area del Campidoglio, Fori Imperiali e Colosseo rappresenta un’isola impenetrabile letteralmente circondata da pesanti flussi di traffico, e al di fuori del quale le strade si arrampicano su basse colline. Provenendo dai popolosi quartieri a sud (Appio/Tuscolano), obbligati ad accedere al centro dai pochi varchi presenti nelle mura Aureliane, le alternative sono poche, quasi tutte trafficate e prive di sistemazioni ciclabili.
Possibili percorsi
Gioverà a questo punto fare due esempi. Immaginiamo di percorrere un itinerario alternativo dalla fermata metro A di Manzoni fino alla tanto sospirata area ciclo pedonale del Colosseo sfruttando i corretti sensi di marcia. Non è un caso troppo ipotetico perché è un percorso che mia moglie ha sfruttato diverse volte per recarsi in ufficio con la bici pieghevole, finendo con l’arrendersi al traffico mortale di piazza Venezia e ripiegare sui mezzi pubblici.
La prima alternativa consiste nel salire sul lato nord fino a Colle Oppio e scender giù da lì. Eviterò il percorso che passa dentro il parco perché fruibile solo di giorno (ed in ogni caso il guadagno non è significativo. Al posto di 1 km in falsopiano in discesa ne dovrò fare quasi il doppio (1,78 km) e guadagnare un dislivello a salire di 18 metri, equivalenti ad un palazzo di sei piani. Questo è il tracciato, comprensivo di dislivello, calcolato sul sito MapMyRide.
Proviamo a fare il caso opposto, ovvero salire dal lato del Celio (famoso per l’ospedale militare, in questo caso i chilometri da percorrere diventano 2 tondi (il doppio!) ed il dislivello prodotto dai saliscendi aumenta a 24 metri, pari ad un palazzo di otto piani.
Questo caso è per me più interessante perché rappresenta la direttrice “naturale” per tutti gli abitanti del quadrante sud-est di Roma, corrispondenti ai popolosissimi quartieri Appio e Tuscolano, il cui tradizionale accesso al centro città è rappresentato da Porta San Giovanni. Parliamo di un bacino di utenza di 300.000 abitanti. Ora, anziché scendere per via Merulana, dovremo percorrere via Santo Stefano Rotondo. Per farvi capire quanto sia comoda ed ospitale tale strada mi basta mostrare questa visuale da Google Street View, impagabile opera di documentazione on-line sullo stato delle nostre strade. Via Santo Stefano Rotondo è questo budello qui, dove il minibus fa fatica a passare accanto alla fila di auto parcheggiate in divieto di sosta.
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Privati della possibilità di raggiungere l’area del Colosseo dalla direttrice più naturale, bellamente ignorati dalla pianificazione della viabilità, i ciclisti finiranno col doversi inventare soluzioni “fai da te”, che andranno dall’occupazione dei marciapiedi alle sfide in velocità coi tram nell’unica sede di flusso in direzione Colosseo (con i terribili binari sempre in agguato), all’impegnare viuzze secondarie contromano sperando che la buona sorte non gli mandi contro un guidatore di SUV impegnato ad inviare SMS col cellulare.
Tagliare anche una sola direzione di marcia, per ciclisti che abitualmente si muovono avanti e indietro da casa all’ufficio, può bastare a rendere inutilizzabile l’intero percorso, perché non ha senso nemmeno “andare” se si viene privati della possibilità di tornare.
Si perviene alla situazione del tutto paradossale di un’area pedonalizzata e con sistemazioni ciclabili di fatto interdetta ad una fetta consistente di ciclisti, che pure ne sarebbero i naturali fruitori. Come realizzare una terrazza panoramica e “dimenticarsi” di costruire le scale per raggiungerla… Questo la dice lunga in primis sulle competenze degli uffici che hanno messo mano alla pianificazione urbanistica, ma ancor più sulla volontà di operare un reale “trasferimento modale” da veicoli a motore ingombranti, pericolosi ed inquinanti al trasporto pubblico ed alla mobilità leggera.
La pretesa “pedonalizzazione” del Colosseo creerà solo un lieve intralcio ai mezzi a motore, rallentandone i singoli tragitti di qualche minuto, mentre rappresenterà un disincentivo ben più pesante per la mobilità leggera, azzerando una direttrice fondamentale per la ciclabilità cittadina. Magari non ci aspettavamo soluzioni miracolose ed immediate, ma sicuramente questo primo passo raffredda molti entusiasmi e ci riporta coi piedi per terra. Un “sindaco ciclista” non fa primavera, i limiti progettuali e culturali dell’amministrazione cittadina restano tutti, e continueranno a rallentare e finanche impedire un’evoluzione “europea” di questa città.
UPDATE: il sindaco Marino, con un’inattesa piroetta, sconfessa i suoi progettisti (almeno quelli con cui si era interloquito fin qui) annunciando una corsia ciclabile su Viale Manzoni:
“Il sindaco Ignazio Marino, invece, da San Lorenzo dove ha partecipato ale celebrazioni in ricordo del bombardamento di San Lorenzo del ’43 ha annunciato una pista ciclabile anche su via Labicana e in viale Manzoni, oltre a quella prevista ai Fori. “Nell’ambito degli incontri sulla pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali abbiamo accolto il suggerimento arrivato dai cittadini per una ciclabile su via Labicana – ha detto il primo cittadino – Abbiamo quindi modificato il disegno e avremo una pista dedicata alle bici su via dei Fori, via Labicana e viale Manzoni. Credo che i lavori siano gia’ partiti- ha aggiunto il primo cittadino- la pedonalizzazione procede molto bene e personalmente ho ricevuto migliaia di mail da parte dei cittadini, praticamente tutte positive nei confronti del progetto”.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/07/18/news/fori_imperiali_proseguono_i_lavori_chiuso_tratto_di_viale_manzoni-63222998/