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Domani parto per Firenze. La settimana iridata ha un fascino inarrivabile, ma si concilia poco con la presenza -quantomeno passiva- sul posto di lavoro… quindi anche per quest’anno bisogna ripiegare soltanto sulle ultime giornate. Niente di drammatico, restano le giornate più intense… più problematico resta invece il ripiegare su modalità di viaggio fantasiose, stante che in Italia portare una bici in treno resta un tabù, quasi un’oscenità per le nuove linee ferroviarie. Per evitare un pellegrinaggio tra le coincidenze in stazioni di campagna l’unica possibilità è quella di recuperare un borsone porta bici e inserirci: la bici, le ruote, un cambio, un poncho per la prevista pioggia domenicale, lo spazzolino da denti, un libro. Le birre per il viaggio staranno in un sacchettino, invece.
Nel pensare al bagaglio, ho iniziato ad appuntarmi su un foglio di carta due o tre cose che so, o credo di sapere, di Firenze e del suo mondiale. Qualche pensiero da fissare prima di alzarmi dal divano.

Che Firenze sia una città bellissima, questo è noto. Il Duomo, il battistero, i ponti sull’Arno… tutte cose che conosce il mondo intero e che avrebbe l’occasione di ammirare ancora meglio in questi giorni intorno ai corridori, come nella bellissima cronometro odierna. Tutto ciò se l’UCI non avesse deciso di affidare le riprese ad un’agenzia al risparmio. Riprese brutte e traballanti in un luogo stupendo, intorno ad una corsa che ai monumenti fisici ha affiancato i monumenti viventi di tre giganti della specialità come Toni Martin, Sir Wiggo e Cancellara. Riprese che vedranno in pochi, perchè questo mondiale è oscurato in diversi paesi, con buona pace dell’edizione più vista di sempre dei comunicati federali. E pure le -carissime- tribune fiorentine non sembrano certo piene, ma piene saranno le strade in questo weekend.
Di questo mondiale so anche che è invece una delle edizioni più care di sempre, quello sì, con un budget stratosferico (di fondi pubblici) che quadruplica quello di Copenhagen, Mendrisio o Valkenburg… e l’assurda attribuzione dei costi all’asfaltatura.

Forse perchè siamo in Italia, forse perchè siamo dalle parti della FCI, forse perchè siamo a Firenze, città di cui ricordo un splendida vista da una chiesa in collina, in una gita di classe di diversi anni fa, quando seguendo una compagna di scuola dalle forme prosperose nella speranza (vana) di averne accesso finii per imbattermi la tomba di Vasco Pratolini, uno dei più grandi cantori del Giro d’Italia e della bicicletta… che chissà cosa avrebbe da dire di questo ciclismo.
Un ciclismo che, sempre a Firenze deciderà una bella fetta del suo futuro, quando l’elezione per il nuovo presidente UCI metterà di fronte il torbido passato del presidente McQuaid e l’ottimista futurismo di Cookson. Una svolta è più vitale che necessaria. Ed è curioso che quest’elezione si svolga nell’unica grande città che non ha un sindaco, visto che quello che era stato incaricato è andato a giocare ai soldatini altrove, nonostante fosse in continuità proprio con i vertici dell’UCI: a quanto pare pure lui si disinteressava completamente dei ciclisti.

Ma i protagonisti dei mondiali toscani non stanno nei palazzi, e nemmeno in gara. I protagonisti saranno tutti quei pellegrini che raggiungeranno Firenze per celebrare la bicicletta a 360°. Chi pedalando, chi tifando, chi festeggiando, magari tra un film e l’altro al Bicycle Film Festival che da domani tingerà d’iride la Stazione Leopolda. Lo spettacolo dei mondiali di Ciclismo sta a bordo strada, sta nei bar, nei colori e nelle birre degli appassionati, di chi si alza dal divano per trasformare una città in un unico grande divano. Ecco, domani si va a sedersi a Firenze.

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