Più sudi più sai di fresco. Sembra quasi magico visto che si sa cosa succede quando avviene il processo di sudorazione. Ma è ciò che promette lo spot del deodorante di una nota azienda. E lo fa coinvolgendo per la prima volta un segmento di mercato solitamente ignorato anche dalla politica: i ciclisti. La pubblicità in questione mostra un impiegato, vestito in giacca e cravatta, fermo con la sua macchina nel traffico. Ma lui ha l’asso nella manica, ovvero nel portabagagli: parcheggia, tira fuori una bicicletta pieghevole, supera il traffico e arriva a lavoro senza troppi problemi. Il “trucco” sta nel deodorante il quale non solo cancellerebbe i mali odori delle ascelle ma addirittura le profumerebbe.
Lo spot esalta una proprietà del prodotto rivolgendosi in particolar modo a coloro che vanno a lavoro sulle due ruote. Questo lascia intendere che quanti usano spesso la bicicletta – non solo per una passeggiata domenicale – sono diventati un elemento importante per le decisioni da assumere, quindi una possibile leva per il cambiamento.
In realtà questa non è la prima volta che un biker diventa protagonista di uno spot commerciale. La novità è che nel 2013 diventa elemento da prendere in considerazione positivamente, rispetto a quanto accadeva solo pochi anni prima. Basta riguardare la pubblicità dell’utilitaria di una nota casa automobilistica italiana in cui un ciclista, ad ogni semaforo, si ferma appoggiandosi al cofano della macchina accanto. Il proprietario, dopo aver inutilmente suonato il clacson per protesta (il ciclista aveva gli auricolari, evidentemente anche a forte volume) decide la terza volta di fare retromarcia e far cadere rovinosamente il malcapitato. Uno spot del 1997 che in quel caso esaltava le proprietà negative dello stare in bici. Nel nostro caso, invece, si avverte vivamente come l’attenzione verso le due ruote sia concentrata a descrivere uno ‘standard’ di persone che, con un diverso stile di vita, migliorano sostanzialmente la società (un’auto in meno per strada, un dipendente bello e profumato a lavoro).
Se un’azienda ha puntato sui ciclisti per aumentare il proprio fatturato saranno pronte imprese e industrie ad ascoltare le richieste di chi vuole pedalare tutti i giorni in maniera comfortevole? Politica e istituzioni, invece di prendere sempre decisioni dalla dubbia efficacia, non sarebbe il caso che cominciassero ad aprire un dialogo con le associazioni? Accettando quelle proposte – già pronte – che se realizzate farebbero una piccola rivoluzione nell’intermodalità e nella mobilità ciclabile.
Così anche senza super deodorante saremo tutti più contenti di sudare pedalando.
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