Perché andare in bici senza casco

Perché andare in bici senza casco

Il tema dell’utilizzo del casco appassiona molti, all’interno e al di fuori della comunità ciclistica, al punto che alcuni arrivano addirittura a richiedere l’introduzione dell’obbligo nell’uso per chi va in bicicletta.

Ma al di là del tema dell’obbligatorietà, è interessante capire perché molti ciclisti decidano deliberatamente di non indossare il casco. E’ possibile che il casco non dia nessun contributo in termini di sicurezza a chi si muove in bici?

Per rispondere a questa domanda, vi proponiamo qui un interessante articolo che riguarda proprio questo tema, scritto da Howie Chong, ambientalista canadese che riporta molti dati interessanti e che vale la pena prendere in considerazione prima di prendere una posizione a favore o contro il casco.


L’altra sera stavo pedalando verso casa, quando ho incontrato alcuni colleghi dell’Università di Yale che mi hanno chiesto “dov’è il tuo casco?”.

Ho fatto la scelta deliberata di non indossare il casco quando mi muovo all’interno delle aree urbane perché sono fermamente convinto che questo possa aumentare la sicurezza generale nel lungo periodo.

E’ una posizione controintuitiva, ma se ci concentriamo sulla ricerca, ci sono forti argomentazioni secondo le quali indossare il casco potrebbe aumentare il rischio di incidenti di tutti i ciclisti che ti circondano.

PERCHE’ NON TUTTI INDOSSANO IL CASCO?

Iniziamo col mettere in chiaro una cosa: se ti capita un incidente grave, indossare un casco potrebbe salvarti la vita. Secondo uno studio del 1989 pubblicato dal New England Journal of Medicine, i ciclisti col casco hanno registrato una riduzione del rischio dell’85% di riportare ferite alla testa e dell’88% di riportare danni cerebrali. Questa cifra esorbitante è riportata confermata da diversi studi e ci conferma in modo inequivocabile un dato su tutti: noi ciclisti siamo vulnerabili. E per questo abbiamo bisogno di un certo livello di protezione.

Condividere (o lottare per) lo spazio in strada con un flusso infinito di veicoli in metallo che pesano una tonnellata può essere spaventoso e come ciclista sei assolutamente esposto. Auto e camion non fanno altro che zigzagarti attorno e non c’è nessuna gabbia in metallo lì a proteggerti. Per questo il casco ti concede un livello di protezione da questo pericolo. Ti fa sentire al sicuro.

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Ma uno sguardo più attento alle statistiche dimostra che la paura dei ciclisti di riportare traumi alla testa è assolutamente irrazionale se la paragoniamo ad altri rischi. Le ferite alla testa non sono pericolose solamente quando pedaliamo, ma anche quando svolgiamo altre attività ed esistono molte prove del fatto che non esiste nulla di speciale rispetto all’uso della bicicletta quando parliamo di ferite serie alla testa.

Nel 1978 un team di scienziati ha condotto uno studio epidemiologico sulle ferite alla testa registrate nell’area di San Diego. Una parte dello studio ha prestato attenzione alle cause degli infortuni alla testa per ogni mezzo di trasporto considerato.

E questi sono i risultati:

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Oltre metà di tutte le ferite alla testa coinvolgono motoveicoli e sono state più le persone a essere state ricoverate in ospedale per aver camminato rispetto a quelle che, invece, usavano la bici. O considerando un’altra statistica, secondo uno studio francese del 2006, i pedoni sono 1,4 volte più a rischio di riportare un trauma cerebrale rispetto ai ciclisti che non usano il casco.

Siamo chiari: Non sto dicendo che quegli studi dimostrano che andare in bici è più sicuro che andare in auto o a piedi. Questi studi ci danno un messaggio sulla sicurezza relativa dei diversi mezzi di trasporto. Quello che sto dicendo è che queste statistiche sollevano una questione interessante: se siamo così preoccupati delle ferite alla testa, perché non indossiamo il casco in ogni momento? Perché si parla sempre di obbligatorietà d’uso del casco per i ciclisti e mai per gli automobilisti o per i pedoni? Uno studio australiano del 1996 evidenzia che una legge per l’uso obbligatorio del casco per chi viaggia in automobile potrebbe salvare 17 volte il numero delle vite dell’obbligatorietà dell’uso per i ciclisti.

Un recente articolo della rivista Forbes riporta che gli incidenti in auto sono la prima causa di danni cerebrali fatali tra gli adolescenti:

“Senza andare a proporre che tutti i teenager alla guida e i loro passeggeri indossino un casco, le statistiche evidenziano che gli stati in cui vigono le più rigorose leggi per l’ottenimento della patente di guida, sono anche quelli che si rivelano maggiormente efficaci per la riduzione dei danni cerebrali e di morti premature tra i giovani automobilisti”.

Ci siamo? Nonostante il fatto che gli incidenti in macchina siano la prima causa di ferite mortali alla testa tra i teenager, l’idea che questi indossino il casco in macchina viene semplicemente ignorata. Eppure si continua a insistere sul fatto che i bambini debbano indossare il casco quando sono in bici (e in alcuni paesi è la legge) nonostante i dati a disposizione dimostrino che è più probabile che un bambino muoia per le ferite alla testa riportate in macchina che non in bici. I bambini a piedi sono coloro che corrono il rischio maggiore di riportare traumi cerebrali, eppure i genitori che fanno indossare un casco protettivo ai propri bambini mentre camminano vengono puntualmente ridicolizzati.

In altre parole, se la ragione per cui dovremmo indossare il casco quando andiamo in bici è per prevenire seri danni alla testa in caso di incidente, allora perché la stessa logica non viene applicata anche a chi va in macchina o a chi va a piedi? Perché solo chi usa la bicicletta viene considerato a rischio?

Ma c’è un altro importante dato che emerge dallo studio del 1989 sopra menzionato: Il casco può ridurre il rischio di danni alla testa e al cervello dell’85- 88%, ma solo per coloro che vengono coinvolti in incidenti. Se studiamo con attenzione l’articolo ci possiamo rendere conto che entrambi gli esperimenti e i gruppi di controllo considerati sono coloro che sono già stati ricoverati. E infatti tutta la letteratura va nella stessa direzione: i ciclisti ricoverati in ospedale che indossavano il casco hanno meno probabilità di riportare ferite alla testa rispetto a quelli che non lo indossavano.

Ma la stessa cosa non è altrettanto vera per qualunque tipologia di attività? A rigor di logica, anche gli automobilisti che indossano il casco subirebbero meno danni cerebrali rispetto a quelli che non lo indossano, no? E i pedoni con il casco sarebbero meno a rischio di subire danni cerebrali rispetto a coloro che non lo indossano. Però non esistono studi in proposito perché non esiste un numero sufficiente di automobilisti o pedoni che utilizzano il casco per poter fare un paragone. In altre parole, una delle ragioni per cui noi pensiamo che i ciclisti che indossano il casco sono più al sicuro rispetto a coloro che non lo indossano potrebbe derivare dalla disponibilità di informazioni, piuttosto che sui reali livelli di sicurezza.

Forse questo spiega anche perché non esiste una paura simile di guidare o camminare senza il casco.

I CASCHI DA BICI POSSONO ESSERE DANNOSI

Esistono alcune prove che indossare un caschetto possa aumentare direttamente la probabilità di rimanere feriti in generale. Un articolo del 2001 del New York Times riporta come il tasso di ferimenti alla testa è aumentato drammaticamente (del 51%) durante il decennio in cui si è diffuso l’uso del casco. Questo esattamente nello stesso periodo in cui si è registrato una riduzione nell’uso della bicicletta in tutti gli Stati Uniti. Nessuno sa con precisione il motivo per cui siano aumentate le ferite alla testa, ma ci sono alcune teorie in proposito.

Primo: indossare il casco modifica la percezione degli automobilisti rispetto ai ciclisti. Uno studio dell’Università di Bath dimostra che gli automobilisti, quando sorpassano i ciclisti, lasciano meno spazio a coloro che indossano il casco rispetto a coloro che non lo indossano. Questo non solo aumenta la possibilità di essere urtati da un veicolo, ma lascia anche al ciclista meno spazio di manovra per evitare altri potenziali pericoli della strada come buche o zone ghiacciate.

Secondo: la forma stessa dei caschi può aumentare la possibilità di incorrere in alcuni tipi di ferite quando avvengono gli incidenti. Tre diversi studi hanno dimostrato che indossare un pezzo di plastica e schiuma sopra la testa aumenta la possibilità di urtare oggetti che altrimenti si potrebbero evitare o che, viceversa, anche un impatto di striscio tra un oggetto e il casco può trasformarsi in un colpo deciso alla testa se si indossa il casco.

Infine, indossare un casco può dare un falso senso di sicurezza e indurre il ciclista a prendere più rischi che senza casco, invece, valuterebbe con maggiore attenzione.

Ci sono addirittura alcune statistiche che dimostrano come i caschi possano avere pochi o addirittura effetti negativi sull’incidenza delle ferite alla testa al di fuori del mondo della bicicletta. Un recente studio della National Ski Areas Association ha individuato che, nonostante l’uso del casco tra sciatori e snowboarder sia triplicato negli USA dal 2003, non c’è stata nessuna riduzione nel numero di morti derivanti da incidenti sulla neve o da danni al cervello. Al contrario, uno studio del 2012 della Western Michigan University School of Medicine ha scoperto un aumento delle ferite alla testa tra il 2004 e il 2010 nonostante l’aumento nell’uso del casco, mentre uno studio del 2013 dell’Università di Washington ha evidenziato un aumento del 250% delle ferite alla testa tra giovani e adolescenti durante le attività sulla neve nel periodo compreso tra il 1996 e il 2010, esattamente il periodo che ha coinciso con l’aumento delle protezioni per la testa.

CASCO = MENO CICLISTI = PIU’ PERICOLO

Quindi se il casco riduce la possibilità di ferite alla testa in caso di incidente, alo stesso tempo può aumentare il rischio di essere vittima di un incidente.

C’è un altro interessante modo attraverso il quale il casco danneggia i ciclisti: l’uso del casco disincentiva l’uso della bicicletta. Uno studio australiano a proposito della legge sull’obbligatorietà del casco ha evidenziato come l’obbligatorietà abbia ridotto il numero di ciclisti in strada. Le implicazioni di questo studio? Meno ciclisti ci sono in strada, meno gli automobilisti si abituano all’idea di condividere lo spazio stradale con chi pedala, fattore che fa aumentare i rischi per i ciclisti e quindi dissuade le persone dall’usare la bici perché ritenuta troppo pericolosa.

Quindi il modo migliore per aumentare la sicurezza dei ciclisti non è promuovere l’uso del casco, ma promuovere una cultura della ciclabilità. L’uso del casco per andare in bici è poco comune in città amiche bike-friendly come Copenhagen e amsterdam, dove i ciclisti sono stati abituati a vedere l’uso della bici come una pratica sicura. Per promuovere una cultura della ciclabilit, abbiamo bisogno di incoraggiare le persone che normalmente non usano la bicicletta a provare.

Se ci dovessero essere prove definitive sul fatto che il casco per andare in bicicletta riesca a ridurre il numero totale di danni seri alla testa, rispetto ad altre normali attività, riconsidererò la mia posizione. Ma se non indosso il casco quando vado in macchina o quando cammino per la strada, allora non esiste nessuna logica che mi spinga a indossarne uno quando vado in bicicletta, soprattutto se sono sicuro delle mie capacità d’uso della bici in ambito urbano.

Nel frattempo, la prova che i veicoli lasciano abbastanza spazio a chi pedala senza casco, mi basta poiché, essendo io un ciclista urbano, è proprio l’essere urtato da un’automobile quello di cui ho maggiormente paura.

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PEDALANDO OLTRE

Non sto dicendo che gli adulti non dovrebbero utilizzare il casco. Il punto principale è che, se paragonato ad altri mezzi di trasporto, la paura di traumi cerebrali per chi va in bici è sproporzionata rispetto al rischio esistente.

Se voi non vi sentite a vostro agio quando pedalate senza il casco, allora dovreste indossarlo. Infatti, alcuni studi suggeriscono che coloro che per motivi anagrafici hanno meno esperienza nell’uso della bici (come i bambini) dovrebbero indossare il casco (esattamente come i giovani al volante). Io, per esempio, indosserei il casco per lunghi percorsi in bicicletta, poiché non sono abituato a condividere la strada con auto che si muovono a grande velocità.

Piuttosto che focalizzarci sul se i ciclisti dovrebbero indossare il casco o meno, probabilmente è maggiormente di aiuto che i ciclisti imparino a rivendicare i propri diritti mentre sono immersi nel traffico. Capire come utilizzare la bicicletta in strada è molto più importante che non indossare il casco.

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Commenti

  1. Rikka ha detto:

    Salve, mi sono imbattuto in questa pagina web mentre ero in cerca di informazioni per l’acquisto di un casco da usare in bici durante l’inverno.
    Le considerazioni di Howie Chong sono senz”altro interessanti, ma c’è qualcosa che non è chiaro.
    Cliccando sul link si viene ricondotti allo studio in questione, ma purtroppo è visibile solo un “abstract” e non il testo completo.
    Comunque vi si legge che gli autoveicoli causano il 53% di tutti i traumi cranici e il 73% di tutti i decessi. Ma, mi domando, gli investimenti di ciclisti da parte di autoveicoli in quale categoria sono ricompresi? Perché se fossero ascritti agli autoveicoli tutto il ragionamento di Chong salterebbe.
    Comunque, dato che la cosa mi aveva incuriosito, ho googlato e ho trovato che in Cina, nel 1983, “la principale causa di danni cerebrali da trauma cranico sono gli incidenti di biciclette.”
    (https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/article-abstract/585412)
    Vabbè, domani mi compro il casco.

  2. Strelok ha detto:

    L’articolo riporta considerazioni interessanti, a prescindere che siano condivise o meno.
    Sull’uso del casco in macchina, sono sempre stato favorevole, pur se l’idea suscita ilarità. Anzi, a dirla tutta, imporrei ai costruttori di automobili di mettere pure i roll-bar.
    Con la MTB, ho iniziato a mettere il casco solo dopo anni di ammonizioni di amici e conoscenti.
    All’inizio, mi sentivo un perfetto cretino, ma ora, specialmente nelle discese, non saprei farne a meno.
    Quando, invece, utilizzo la city bike nei tratti urbani, non mi è mai passato nemmeno per la testa di indossare il casco. Non so perché.
    Detto questo, a me ha salvato la capoccia in occasione di una caduta in moto a circa 100 km/h.

  3. simone ha detto:

    Il casco in moto non serve, prova ne è il fatto che quasi la totalità dei morti in motocicletta indossava il casco!!! L’obbligo del casco in moto è una truffa ben orchestrata dalle lobby dei produttori di caschi!

    Una prova di analfabetismo funzionale

  4. francesco ha detto:

    Buonasera ,

    ritengo che un lavoro di ricerca eseguito seriamente ( come credo sia quello cui si riferisce quest’articolo ) meriti sempre rispetto e considerazione. Detto questo penso che bisogna essere quantomeno molto scettici con i dati riportati : è probabile infatti che le percentuali proposte si basino sui ricoveri ospedalieri ( o cmq visite mediche ) e che l’elevata predominanza degli eventi dannosi in automobile rispecchi la maggioranza degli spostamenti in auto. Analogamente si può dire dei movimenti a piedi , grazie a Dio ancora in netta superiorità rispetto ai viaggi in macchina e di certo a quelli in bici. Ma il nodo della questione è che le statistiche possono dire molto poco oppure manipolare l’opinione di chi ne ascolta una certa interpretazione : aldilà dei numeri dei sinistri e delle relative ferite, bisognerebbe ponderare i rischi da trauma alla testa nelle rispettive situazioni solo confrontando dinamiche “simili” .
    Ad es. guidando nel pieno rispetto delle regole, può senz’altro sopraggiungere una distrazione o un’imprevedibile fatalità che porta l’auto ad impattare contro qualcosa : considerando che la velocità era commisurata alle condizioni esistenti, quanto sarà alto il rischio di trauma alla testa ?
    Camminando ad una velocità che di norma difficilmente supera i 6 km/h , la distrazione/fatalità/etc. quanto gravemente attenterà all’integrità del capo ?
    Pedalando ad una velocità facilissima da raggiungere di 15 km/h e considerando che il nostro corpo si trova in una condizione di equilibrio decisamente più delicato ( che non vuol dire meno efficiente ) rispetto alla camminata e alla guida dell’auto, la catena meccanica che si genera a seguito di un sinistro sarà più o meno pericolosa e/o dannosa di quelle tipiche delle situazioni sopra descritte ?

    Concludo affermando che se è vero che anche in auto sarebbe opportuno l’uso del casco, a maggior ragione è sacrosanto indossarlo in bici, non viceversa. Quando poi si sostiene che la presenza del casco determina degli effetti psicologici paradossali nei ciclisti e negli automobilisti, non si può non cogliere che ciò non ha nulla a che vedere con l’uso del casco, bensì del cervello, che se anche viene protetto ha sempre bisogno di un’impiego corretto per funzionare a dovere.

    Si può sempre ragionare e discutere su tutto, ma scoraggiare l’uso del casco ( cosa diversa dal valutare l’efficacia di un eventuale obbligo ) è una vera e propria IMPROVVIDA FOLLIA

  5. Leonard ha detto:

    Usare il casco mi sembra di buon senso, visto che anche per far le ferrate in montagna ci vuole, oppure sul cantiere, per i lavoratori. Sto valutando di comprare il casco ma per indossarlo o no, vorrei avere la libertà della scelta. Per uno che ha una bici economica da 100€ mi sembra un po’ caruccio pagare a partire da 35-40€ per il casco. Va bene per un bimbo che ha probabilità alta di cadere ma io vado sulla ciclabile dove non ci sono le auto. Vedo in città gente senza luci o rifrangenti, di sera, le auto cambiano direzione senza mettere la freccia, secondo me bisogna trattare con un’attenzione simile e sanzionare di più la causa, invece di diminuire l’effetto.

  6. Antonio ha detto:

    L’incidente che ha ucciso Weylandt però è una di quelle fatalità che non si possono annoverare tra gli esempi concreti, altrimenti veramente si rischia di insinuare che il casco bisogna portarlo pure in cucina.
    Purtroppo il corridore al Giro (non Tour de France) ha avuto una disattenzione fatale ed in discesa è andato a schiantarsi sulla montagna ad alta velocità, velocità che di certo un ciclista urbano non raggiunge.

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