Il Giro d’Italia si scopre ambientalista, però…

Il Giro d’Italia si scopre ambientalista, però…

Da qualche giorno a questa parte sulle reti RAI è possibile vedere lo spot pubblicitario che trovate qui sotto:

Bello, no?

Sembra che finalmente anche gli amici del Giro d’Italia si siano resi conto del potenziale della bicicletta nella lotta al riscaldamento globale e, soprattutto, del fatto che andare in bici significa rinunciare al petrolio e a tutte quelle spiacevoli cosucce che l’uso del petrolio comporta: inquinamento atmosferico, sversamenti, guerre, corruzione, etc.

Il problema è che questa improvvisa consapevolezza ambientalista finisce per sollevare qualche perplessità, soprattutto sul finale del video, quando dice: “3.500 km senza un litro di benzina”. E proprio quel “senza un litro di benzina” che disturba, perché chiunque sappia che cos’è il Giro d’Italia sa che questo è composto dai corridori che pedalano e da una pletora di accompagnatori che si spostano con ogni possibile mezzo di trasporto all’interno della “carovana rosa”.

Non so esattamente quantificare il numero di veicoli che compongono la carovana, ma per farsi un’idea basta dare un’occhiata al video sotto:

Negli 8 minuti di video ho avuto modo di contare 46 moto e 79 auto a cui bisogna aggiungere, ovviamente, gli elicotteri delle riprese, i camion che trasportano biciclette, materiali e gadget, i camper e gli autobus delle squadre. Tutti veicoli che ovviamente, non si spostano ad acqua, né a pedali. Nell’edizione del 2010 le emissioni di CO2 generate dal Giro furono quantificate e compensate attraverso interventi di riforestazione. Per l’occasione si stimò che tutto il giro d’Italia generasse emissioni per 1.700 tonnellate di CO2, ovvero equivalenti alla combustione di 740.000 litri di benzina. (ipotesi un litro di benzina = 2,3 kg di CO2).

La manovra di comunicazione (che avrebbe avuto senso nel 2010), in questo caso, più che tingersi di verde rischia di tingersi di marrone perché si finisce per attribuire valori di sostenibilità a un evento che di sostenibile ha veramente ben poco e questo sa un po’ di presa in giro. Però sono convinto che chi ha realizzato il video non fosse in malafede: forse voleva solo dire che chi va in bici non inquina e che se tutti pedalassimo di più avremmo dell’aria più pulita.

Peccato però che il grande valore del giro d’Italia non sia stato individuato: la carovana del Giro, ogni volta che si muove sposta soldi, tanti soldi. Soldi che in un periodo economico delicato come quello attuale sono preziosissimi, soprattutto per quelle zone del paese ignorate dal turismo di massa ma che, come ogni singolo angolo del nostro bellissimo paese, hanno un potenziale enorme.

Il caso di Taranto è eclatante: Mercoledì 14 maggio la corsa rosa partirà dalla città che per noi fa ormai rima soprattutto con ILVA, tumori e diossina. In quell’occasione la TV mostrerà le meraviglie della città dei due mari (se non l’avete mai fatto, vi consiglio fortemente di andare a scoprire Taranto vecchia e il castello aragonese) per poi guidarci attraverso le bellezze di Puglia e Basilicata per arrivare a Viggiano, grazioso paesino della provincia di Potenza di cui, probabilmente, non avremmo mai sospettato l’esistenza.

Qui gli alberghi, i ristoranti e gli esercizi commerciali avranno modo di approfittare dell’evento per raggranellare qualche denaro utile, nella speranza che la visibilità offerta dal Giro possa attirare qualche turista in più durante il resto della stagione.

Magari qualcuno a cui è venuta voglia di pedalare. Il cicloturismo ha infatti un potenziale enorme, ma che è ampiamente sottovalutato proprio perché promuove soprattutto le piccole economie locali (ovvero la ridistribuzione delle risorse) e non solo i grandi centri.

Un recente studio dell’Università del Montana ha evidenziato come i cicloturisti spendano in media più dei normali turisti e in Italia c’è chi lo ha capito da tempo (la sola provincia di Trento ricava ogni anno oltre 85 milioni euro dal cicloturismo)

E allora sarebbe bello se per il 2015 il Giro volesse intraprendere proprio questa strada, rendendo la corsa rosa come lo strumento per far scoprire l’Italia a pedali, magari suggerendo itinerari con percorsi e pendenze abbordabili anche da chi non è in grado di scalare le montagne a 25 km/h e preferisce fermarsi ogni tanto in una trattoria per assaggiare del formaggio locale accompagnato da del buon vino.

Proprio nello spirito originario del Giro quando era ancora organizzato dal Touring Club Italiano. Questa sì che sarebbe la vera sostenibilità del Giro d’Italia.

Commenti

  1. Ivan ha detto:

    La questione borracce / cartacce / rifiuti gettati dai corridori era già stata sollevata lo scorso anno e anche l’anno prima da diversi gruppi ambientalisti. Non ricordo in quale gara, forse in alcune tappe del Tour dello scorso anno, avevano stabilito delle zone (ad es. dal Km 100 al 101) nelle quali poter gettare la rumenta. Quelle zone sarebbero poi state ripulite dagli addetti. In caso di lancio rifiuti fuori dai limiti prestabiliti, il corridore veniva multato. Non so se questa regola verrà adottata nel giro di quest anno.
    So poi che alune squadre si erano dotate di borracce biodegradabili, almeno così avevo sentito.

    Va considerato che “i big” in un grande giro e i “fidi gregari” hanno spesso la necessità di stare in testa al gruppo per avere il controllo della corsa e evitare cadute a se stessi e/o assistere il proprio capitano. Questo gli impedisce di fare la spola all’ammiraglia per lasciare borracce ecc…
    Però come c’è un gregario che porta le borracce piene dall’ammiraglia ai compagni di squadra, lo stesso potrebbe riportare i vuoti all’ammiraglia.
    E’ davvero una brutta immagine quando si vedono i ciclisti che lanciano borracce nei campi, anche quando hanno l’ammiraglia a portata di mano. Le lasciassero almeno nei paesi dove c’è gente visto che sono un cimelio ambitissimo.

    Per il resto dell’articolo, sostanzialmente concordo: c’è molto da lavorare a mio modo di vedere per rendere il Giro un vero e proprio “valorizzatore” del nostro paese.

  2. felino ha detto:

    giustificavo un pò questo gesto con il fatto che una bici che pesa 7 kg avere una borraccia da 75o grammi è qualcosa di più del 10% e un professionista lo sente….ma osservando meglio mi sono accorto che è proprio una oscenità. e ho deciso che lo era nel momento in cui, per più volte, durante altre gare, ho visto la ammiraglia avvicinarsi con la borraccia e il corridore invece di darla alla ammiraglia che era lì attaccata, la gettava…fanno proprio schifo. un pò come quelli che vanno in salita e come arrivano ad una freschissima e bellissima fontanella lasciano gli involucri delle varie barrette…..è la mentalità automobilistica che continua in bicicletta

  3. Assolutamente d’accordo.
    Aggiungo un’altra cosa che mi ha sempre dato fastidio e di cui nessuno parla: vedere in continuazione i corridori che gettano borracce vuote e cartacce ai lati della strada. Va bene che la gente le raccoglie (le borracce) e che una volta passata la carovana le strade vengono ripulite, ma è il gesto in sé che è osceno e andrebbe censurato. Vietare questa pratica, purtroppo così radicata nella cultura degenerata di questo paese (mi riferisco agli onnipresenti argini di spazzatura lungo le strade – pacchetti di sigarette, lattine, fazzoletti, ecc.. ) sarebbe già un bel segnale in direzione “ambientalista”.

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