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A cosa servono i giorni di riposo in una grande corsa a tappe? A riposarsi, naturalmente. E non solo. Spesso servono a spostare lunghissime carovane da una località all’altra, però non ora e non qui, quando domani si ripartirà a un centinaio di km dal traguardo di ieri. Servono a firmare contratti, a fare conferenze stampa più o meno improvvisate, a rilasciare interviste e presentare i pochi investitori che entreranno e rimpiangere i tanti che scapperanno da questo ciclismo globale in crisi.
E servono a riparare i danni sui corpi, a tamponarli. Ad alleviare le piaghe da decubito e la cirrosi incipiente di chi la gara la osserva dalla privilegiata posizione del divano, ma soprattutto a fare radiografie e massaggi, a cambiare bende e spalmare pomate sui lividi di chi questo Tour lo sta pedalando. Di chi ancora lo sta pedalando.
Già, perchè ancora una volta, al Tour come al Giro, come alla Vuelta e al Tour e al Giro dell’anno prima, come ai Mondiali, come ormai in qualsiasi corsa, si cade tanto e spesso. Si cade più di una volta, si cade peggio di una volta. E questa cosa, prima o poi, qualcuno lassù dovrà provare a spiegarla. Sono i corridori che non sanno più andare in bici e magari si buttano in discesa a 70kmh con una mano in tasca? Sono i materiali che non tengono più la strada come un tempo, forse alcuni materiali, forse imposti dai produttori/venditori alla faccia della resa in competizione e della salute stessa dei corridori? Sono i telai velocissimi e rigidissimi ma altrettanto fragilissimi? E’ un discorso già fatto, già scritto e già letto. Troppo spesso. Eppure anche in questo Tour de France sono in troppi i ciclisti per terra e in troppi quelli che tornano a casa. O magari non ci tornano come l’incredibile Thiago Machado, che alla Planche des Belles Filles arriva al traguardo quasi un’ora dopo, tutto scorticato e sanguinante ma forte a sufficienza per farcela. Come lo stesso Contador che prima di ritirarsi risale in bici e si fa 15 km di salita; mollerà in cima per poi scoprire che l’ha fatta con una tibia rotta. Il confronto che gira in tutta la rete con i piagnistei dei calciatori mondiali è un paragone stantio e irrispettoso, ma il dato di fatto è che il ciclismo ne esce fisicamente con le ossa rotte. Quante persone metterà in sella uno sport di gente fratturata per terra? In quanti vorranno investire su una nuova bicicletta guardando foto di telai spezzati?


Resta un Tour che perde i suoi due protagonisti annunciati ma ne scopre altri più o meno attesi, giorno dopo giorno. Dalle cadute che si fanno assolute protagoniste fino a questa luccicante nouvelle vague francese, quella multietnica dei Kadri e dei Reza, quella grintosa dei Pinot e dei Bardet che possono tornare forse a far sognare. E riscopre la strenua resistenza di Vincenzo Nibali, uno di quei grandi regolaristi che sembravano essere stati cancellati dal ciclismo moderno e che invece te lo trovi lì, a pedalare e sbuffare verso una bellissima maglia gialla che va a coprire una bruttissima maglia tricolore. Un resistenza che passettino dopo passettino lo ha portato lì in cima, fino ad essere padrone assoluto di questo Tour strano, con una lunga passerella verso Parigi davanti a se’, e la dovuta attenzione per schivare le cadute e ritemprarsi dalle fatiche, da qui al prossimo giorno di riposo.
Nibali entusiasmerà poco e starà antipatico, ma è uno dei pochi assi nella manica che restano a questo ciclismo, difficilmente sarà lui la molla di una futura “revolution”, ma il ciclismo ha bisogno di chi, come lui, ancora pedala seduto in sella e non di chi si ritrova, per sfiga o per errore, ad assaggiare l’asfalto.

Commenti

  1. Avatar ferruccio ha detto:

    “Nibali entusiasmerà poco e starà antipatico”
    nibali può solo che entusiasmare visto che vince solo per distacco e che a volte si lancia in generosi quanto improbabili attacchi da lontano che con lui diventano quasi possibili.
    nella tappa del pavè anche se non ha vinto mi ha regalato emozioni che non provavo da tempo.
    certo, se i big continuano a cadere e a ritirarsi è facile per i bastiani contrari di turno sminuirne il valore, ma fa parte del gioco.
    antipatico nibali? non credo ci sia una sola persona al mondo che ritenga antipatico un personaggio discreto, educato e tranquillo come nibali.

    1. Avatar cauz. ha detto:

      Purtroppo invece troppe discussioni intorno al mondo del ciclismo stanno facendo a gara a sminuire l’impresa di Nibali, che sia per “bastian contrarismo” o per antipatia nei confronti del corridore siciliano.
      E’ un fenomeno strano, quello di dare addosso al corridore più in vista, che però caratterizza da sempre il ciclismo italiano, e raggiunge livelli parossistici in periodi di crisi. L’abbiamo già vissuta con Pantani, con Cipollini, con Bettini… ora la rivediamo con Nibali. Si ha l’occasione per uno slancio fantasioso e positivo di un movimento in profonda crisi, eppure la gara resta quella a scavarsi la fossa. Un triste copione già visto, e probabilmente funzionali ai “padroni del vapore” di questo ciclismo con la c minuscola, un copione cui manca il passaggio più classico: lo scandaletto-doping. Ma sono certo che troveranno il modo di riesumare pure quello.

      Fortunatamente, quando si va in bicicletta l’ultima parola ce l’hanno sempre e soltanto le gambe e la strada. E la strada, in questo Tour, parla chiarissimo.
      Fortunatamente

  2. Avatar rozz ha detto:

    …dire che nibali nn entusiasma(o entusiasma poco) mi fa pensare che esageri con la birra, mentre sei divanato e non guardi con attenzione le corse(e nn parlo solo delTour…)! nibali piace tantissimo ai tifosi francesi,che d ciclismo se ne intendono,proprio x come interpreta la gara:attacca…e vince pure! pochi calcoli e tanto cuore!!! al giro2013 nibali ha corso da padrone e ha vinto. nelle classiche (liegi,lombardia…)ha attaccato e rischiato d vincere. bettini diceva ke x vincere bisogna rischiar d perdere! vai Skualo ,parigi t attende! sauti . rozz

    1. Avatar cauz. ha detto:

      che nibali non riesca a “smuovere le folle” come potevano fare i grandi campioni lo dimostrano i numeri che non stanno esplodendo come in casi analoghi. e lo dimostrano anche le tante -troppe- discussioni in cui gli osservatori fanno a gara a sminuire il suo successo.
      l’entusiasmo che manca lo vedo lì, e credo sia figlio del suo essere troppo poco “personaggio”, nel bene e nel male.

      per quanto mi riguarda, io di corridori come nibali in gruppo non ne vorrei uno ne’ due ma dieci, cento, mille.

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