Controsenso Ciclabile: i comuni contro il ministero.

Controsenso Ciclabile: i comuni contro il ministero.

Il cosiddetto “controsenso ciclabile”, ovvero la possibilità per le biciclette di procedere in senso contrario nelle strade a senso unico è una realtà consolidata in quasi tutti i paesi europei, ma sembra che in Italia non ci sia verso di introdurlo. A gelare le aspettative delle associazioni dei ciclisti e degli assessori alla mobilità delle città metropolitane italiane è arrivata prima la bocciatura in commissione trasporti alla camera e adesso il no perentorio del ministro dei trasporti Maurizio Lupi che ha così chiosato: “Io sono contrario. Invece che aprire a pericolose deroghe bisogna costruire nuove piste ciclabili protette, dove si può pedalare in sicurezza”.

assessori

Da sinistra: Pierfrancesco Maran, Andrea Colombo e Claudio Lubatti, assessori alla mobilità, rispettivamente di Milano, Bologna e Torino

Ma gli assessori ai trasporti di Milano, Bologna e Torino non ci stanno e chiedono al Ministro evidenze scientifiche e non opinioni personali sul tema.

Pierfrancesco Maran, assessore alla mobilità del Comune di Milano, evidenzia un punto importante: “non ce lo chiede l’Europa, ma i nostri amministrati che, quando vanno all’estero, vedono realtà diverse dalle nostre, in cui si pedala con aggior sicurezza e, tornati in città, chiedono a gran voce l’introduzione di questi provvedimenti”.
Andrea Colombo, assessore ai trasporti di Bologna racconta la propria esperienza diretta: “dal 2009 a oggi abbiamo avviato una sperimentazione in 8 strade del centro storico: limite di 30 km/h e senso unico eccetto bici. I risultati sono in linea con le esperienze europee: drastica riduzione dell’incidentalità”
Claudio Lubatti, assessore alla mobilità di Torino ribadisce con fermezza: “sul tema della sicurezza stradale non esistono opinioni personali, ma solo fatti e numeri. Adesso che conosciamo l’opinione personale del ministro Lupi, possiamo avere uno studio tecnico sui risultati delle sperimentazioni in italia e nel mondo?” e denuncia “nelle nostre città è in corso una rivoluzione della mobilità che i nostri progettisti non sono in grado di affrontare perché mancano delle competenze tecnche necessarie. Chiediamo al Ministro un’attività di formazione dei nostri tecnici, mettendoli a confronto con le prassi europee, per evitare di sperperare soldi pubblici in progetti che sono già obsoleti al momento del loro concepimento.”

Gli Studi

Uno studio effettuato a Bruxelles che è durato tre anni (2008, 2009  e 2010) condotto su un campione di 992 incidenti occorsi ai ciclisti ha evidenziato che il 95% di questi è avvenuto su strade prive di controsenso ciclabile, mentre il restante 5% è avvenuto su strade che prevedono il controsenso ciclabile (che pure rappresentano il 25% del totale delle strade). All’interno di quest’ultime, inoltre, i dati dimostrano che l’incidentalità per i ciclisti che procedono in senso unico è doppia rispetto a coloro che procedono in senso contrario.
Da uno studio tedesco del 2002 emerge che il numero di ciclisti contromano è lo stesso con e senza autorizzazione, che l’introduzione del controsenso eccetto bici non genera aumenti dell’incidentalità, che la sicurezza si gioca in corrispondenza delle intersezioni e che più la strada è stretta, più è sicura.

Per approfondimenti: “Governare la mobilità non è un’opinione”

Il parere dell’esperto

L’architetto Matteo Dondè che da 15 anni si occupa di pianificazione viaria e moderazione del traffico commenta così l’intervento di Lupi “la posizione del Ministro a favore delle piste ciclabili è degna di nota, ma lui dovrebbe ben sapere che le piste ciclabili sono realizzabili unicamente in presenza di un’urbanistica sana che ha permesso di dare spazio a tutti gli utenti. La maggior parte delle strade italiane come sappiamo hanno spazi molto ridotti, ed inserire una pista ciclabile significa togliere spazio ai pedoni oppure eliminare un’intera fila di sosta”

La proposta

La proposta di legge bocciata non prevedeva l’obbligo di istituire il controsenso ciclabile in tutte le strade a senso unico, ma offriva la possibilità di istituire dei sensi unici eccetto bici, a discrezione delle amministrazioni locali, nelle strade a senso unico già contrassegnate con un limite di velocità di 30 km/h

Pubblicato in forma ridotta su Metro

Commenti

  1. michele ha detto:

    Io, al contrario del ministro Lupi, sono contrario alle “finte” piste ciclabili, spesso molto strette, irte di passi carrabili e attraversamenti a raso con improvvise uscite. La possibilità di evitare ostacoli (pedoni, macchine parcheggiate abusivamente, …) non c’è per via del cordolo laterale, fonte di probabili incidenti. Preferisco di gran lunga strade larghe con ampia banchina non separata dalla carreggiata, ma contrassegnata con una buona segnaletica orrizzontale ben visibile!
    Per quanto riguarda i sensi unici, li faccio anch’io contromano a seconda le circostanze.

  2. giacomo ha detto:

    Salve. Ho letto qui sugli studi riguardo le frequenze degli incidenti in strade con e senza controsenso ciclabile. Ho capito che sulle percentuali si è piu sicuri in controsenso. Non sono ciclista, ma vi chiedo per favore di spiegarmi in che modo è possibile pedalare controsenso in una strada a senso unico, pensando di essere piu in sicurezza rispetto alla andatura in direzione di marcia. La lusinga delle statistiche a me non lascerebbe una maggiore serenità. Eventualmente si potrebbe fare un periodo di test in qualche zona campione? Grazie

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