Ponferrada 2014. Un mondiale in Cammino.

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Dalla Vuelta alla settimana iridata spagnola passa solo una settimana. Una settimana ormai conclusa, velocissima e frenetica per chi deve ridefinire tutti gli ultimi dettagli di questo mondiale, per i selezionatori che devono fare le squadre e l’esercito di loro colleghi d’opinione che s’ammassano nei Bar Sport (ormai più virtuali che reali…) per dire la loro su scelte che inevitabilmente saranno allo stesso tempo giuste e sbagliate.
Una settimana appena apertasi, invece, è quella delle gare, che altrettanto tesa lo sarà per i ciclisti di tutto il mondo arrivati a Ponferrada a gareggiare o soltanto ad assistere alle prove, ma ancora di più per questa cittadina del León che si trova proiettata sotto i riflettori del mondo: scelta curiosa, quella di portare la rassegna iridata in un centro così piccolo, difficilmente spiegabile in un’epoca in cui il ciclismo pare così genuflesso dinnanzi al business da programmare mondiali qatarioti e improbabili corse a tappe pechinesi, prima dei quali la piccola Ponferrada sembra quasi simboleggiare l’addio a un ciclismo ormai tramontato. Tanto da trovarsi quasi impreparata all’evento, con i pochi alberghi finiti sold-out (a prezzi decuplicati) con mesi di anticipo che hanno obbligato gli atleti stessi ad alloggiare altrove, per non parlare delle migliaia di appassionati che si riverseranno nel weekend perlopiù in alloggi di fortuna.
D’altronde la cittadina, che non dispone certo dei petroldollari di Qatar 2016 e probabilmente nemmeno del mefitico abbraccio tra politica e sport che produsse l’assurdo spreco del mondiale fiorentino del 2013, questo appuntamento ha rischiato di perderlo davvero. E’ stata una lotta contro il tempo quella degli organizzatori spagnoli per riuscire a confermare il regolare svolgimento delle competizioni, tra la riduzione dei costi per l’Unione Ciclistica Internazionale e un’efficace campagna di raccolta fondi tra gli stessi abitanti del León, che nonostante la crisi economica hanno messo mano al portafoglio pur di non perdere quest’occasione (di ciclismo ma pure di guadagni, verrebbe da dire). Tutto questo mentre in Spagna e a Ponferrada cambiavano sindaco e ministri, presidenti federali e comitati organizzatori. Come se a tenere insieme questo mondiale piccolo piccolo fossero soltanto la passione della comunità ciclistica locale e la voglia di aprire le sue porte al mondo. In attesa di scoprire, nei prossimi mesi, se questa scommessa lascerà dietro di se’ una scia di benefici o di conti da pagare.

Nel frattempo sulle strade di Ponferrada si pedala, e con la cronometro individuale di questo pomeriggio entrano in scena i pezzi da novanta. Tanti a dire il vero sono già usciti sotto i riflettori nella domenica di apertura, quando sotto un cielo grigio si sono disputate le cronometro a squadre, ma è innegabile che questa prova dalla storia travagliata fatichi un po’ ad integrarsi nella rassegna iridata, sospesa com’è tra il fascino dei meccanismi rodati di team che pedalano assieme tutto l’anno e quella sensazione di marchetta dovuta agli sponsor, con un’unica prova a squadre ad aprire una settimana dedicata alle nazionali.
Oggi, dopo le prove giovanili e femminili, si chiudono le cavalcate individuali delle cronometro, e da domani iniziano le corse in linea, tutti contro tutti, e con loro esploderà la popolazione di Ponferrada, che sarà pur abituata al passaggio del Camino de Santiago ma dovrà prepararsi ad essere travolta da ben altri pellegrini. Gente assai più festosa, rumorosa, ubriaca e colorata che fa del mondiale una festa unica per il Ciclismo di tutto il globo, a prescindere da dove si trovi. Una folla che dovrà arrangiarsi per dormire, senza un tetto sulla testa ma con la certezza di una bici ben salda tra le gambe.

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