La colpa è sempre dei ciclisti (mai dei giornalisti)

Scrivo da oltre un anno su questa testata giornalistica, ma ogni volta che qualcuno mi chiama “giornalista” mi corre un brivido lungo la schiena.

Non sono un giornalista: non ho il tesserino e non ho mai neppure tentato di diventare pubblicista. La mia formazione accademica e postaccademica mi ha portato a imparare molte cose, tra queste, non rientra il giornalismo, ovvero la capacità di riportare le notizie per come sono.

Preferisco dire che mi occupo di marketing e di comunicazione, ovvero di raccontare come le cose dovrebbero essere e diventare, perché la realtà, alle volte, è troppo orripilante per essere presa in considerazione.

Oggi ho appreso della morte di un ragazzino di 16 anni investito a Monza mentre tornava in  bicicletta dalla riunione con gli scout. Pare che il conducente che l’ha investito facesse uso di sostanze stupefacenti. Questa cosa è già di per sé abbastanza agghiacciante, a metterci il carico da 11 è arrivato un tweet inviato da uno dei principali quotidiani nazionali, repubblica.it.

La storia è quindi che un ragazzino di 16 anni è stato investito e ucciso da un’automobilista (drogato) mentre (probabilmente) attraversava la strada sulle strisce e, dopo l’impatto, è stato sbalzato di una decina di metri.
Il tweet riporta, invece, che il ragazzino avrebbe sbandato e che per questo sarebbe stato investito (cazzi suoi, se l’è cercata).

Ecco, io non sono un giornalista, ma se lo fossi e, ancora di più se fossi un giornalista di repubblica.it, chiederei che colui che ha scritto quel tweet venga cacciato pubblicamente dalla redazione, per lo meno per la salvaguardia del buon nome della testata giornalistica e dei giornalisti tutti (per poi mettere on line il video della cacciata).

Ma questa sarebbe un’operazione di marketing e non di giornalismo.

Commenti

  1. Avatar Dani C. ha detto:

    Giornalismo: secondo me negli ultimi anni c’è più attenzione verso i ciclisti, li si accusa è vero, ma vengono accusati sempre di più anche gli automobilisti. Però vengono accusati principalmente se drogati o alcolizzati. Eppure chiunque può benissimo andare a folli velocità, passare col rosso, ecc. da pulito! Tolgo l’attenzione del possibile pericolo creato dai mezzi a motori facendoci focalizzare l’attenzione sulle droghe, sull’alcol e sul singolo guidatore, forse per non parlare male dell’industria.

    Automobilisti/ciclisti: secondo me in Italia c’è pressapochismo e menefreghismo, vedo una società di individualisti (nel senso peggiore del termine che bel si lega al menefreghismo) che vogliono primeggiare e schiacciare il prossimo e questo si ripercuote ovviamente anche nella mobilità, infatti vedo anche tanti ciclisti svoltano senza indicarlo, passano col rosso rischiando grosso, che sfrecciano sulle piste ciclabili come se fossero in gara, ecc. Secondo me non è un caso se in Paesi come la Danimarca si riesce a pedalare alla grande, infatti è risaputo come lassù siano tutti più gentili, per cui anche se la maggior parte delle persone usasse quotidianamente l’auto, io non avrei paura di pedalare a Copenaghen e dintorni.

    1. Avatar Omerissimo ha detto:

      ” Secondo me non è un caso se in Paesi come la Danimarca si riesce a pedalare alla grande, infatti è risaputo come lassù siano tutti più gentili, per cui anche se la maggior parte delle persone usasse quotidianamente l’auto, io non avrei paura di pedalare a Copenaghen e dintorni.”
      E’ proprio questo il mio pensiero, è il comportamento umano che rende la mobilità pericolosa o meno.
      Hai centrato proprio il problema: da noi la maggior parte delle persone è insicura e si sente debole quindi, di riflesso, diventa aggressiva nel rapporto col prossimo perchè è il modo più facile per sentirsi forte. Ma è solo una menzogna con se stessi. Comunque sto entrando in un campo psico-sociale e non è questo il luogo.
      Ciao!

      1. Avatar Marshall ha detto:

        Non credo che i danesi siano particolarmente “Buoni”, avendone conosciuti un po’. Quello che cambia le cose a Copenhaghen è l’esistenza di centinaia di Km di piste ciclabili associate a marciapiedi molto larghi e a zone pedonali dove è assolutamente vietato pedalare.
        Quando le regole sono chiare ed ognuno ha un suo spazio a disposizione tutti gli essere umani si comportano con benevolenza verso il prossimo.

  2. Avatar Omerissimo ha detto:

    Dimenticavo, sul povero ragazzo non mi pronuncio perché non c’ero e delle notizie ho sempre avuto poca fiducia.
    Un doveroso pensiero però va alla famiglia: posso solo immaginare cosa comporti perdere un figlio.

  3. Avatar Omerissimo ha detto:

    Vado in bici sia per commuting che per diletto e quando non pedalo uso uno scooter a bordo del quale, nel giro di circa un anno, sono stato urtato per ben due volte da……..rullo di tamburi….. ciclisti!
    Il problema di base non è su cosa ci si muove ma su come ci si muove. Molti pedalatori sono convinti che la bicicletta sia un mezzo semplice da guidare e sicuro, in quanto non raggiungono velocità alle quali oramai siamo abituati, ma si devono rendere conto che va maneggiato e condotto con attenzione; invece tendono a sottovalutarlo trovandosi spesso in situazioni di precario equilibrio e pericolose in totale autonomia .

    1. Avatar Pedalare ha detto:

      Non credo che i ciclisti siano una categoria di santi, affatto. Il problema però è che se il ragazzino (indipendentemente da chi non ha rispettato quale regola del codice) fosse stato investito da una bicicletta e non da un’automobile molto probabilmente sarebbe ancora vivo. Considerato anche l’ingombro di una bici rispetto a quello di un’auto può darsi che non ci sarebbe stato nemmeno lo scontro. Ed è anche la tua esperienza: se al posto di essere urtato da ciclisti (qualche decina di kilogrammi lanciati al massimo a 25 all’ora) fossi stato urtato da automobili (diversi quintale lanciati – se va bene – a 50 all’ora)? Quanti morti fanno i tanti ciclisti che non rispettano le regole? Quindi il problema principale è su “cosa ci si muove”.

      1. Avatar Omerissimo ha detto:

        È ovvia e palese la pericolosità di un urto data dalla forza generata da Massa-velocità di un autoveicolo, ma secondo me è errato porre come base la potenzialità dei danni. L’auto segue disarmata la via che ad essa l’uomo impone, non ha capacità decisionale; a meno di rari guasti seri che compromettono la stabilità del sistema.

        Quindi più bici meno macchine uguale danni molto meno seri e morti limitate. Giusto ed inconfutabile.
        Bene. Allora bando alle bici e si va solo a piedi, dannosità dei sinistri pari a zero.

        Le persone usano un infinità di mezzi, non solo di trasporto, più o meno potenzialmente pericolosi per compiere le più svariate attività, ma è l’utilizzo che se ne fa che cambia in maniera apprezzabile la loro capacità di offesa.

        Poi la fatalità, la stanchezza, la distrazione ecc. giocano un ruolo fondamentale negli incidenti ma, purtroppo, siamo uomini.

        1. Avatar Dani C. ha detto:

          I mezzi a motore sono pericolosi a prescindere: se in città non si possono superare i 50 all’ora ma i veicoli possono ugualmente toccare i 150 o 200, vedi che è l’auto il problema, anche perché l’auto porta chiunque a voler spingere, viene praticamente automatico. Quindi pregherei le industrie di creare appositi bottoni per regolare automaticamente la vel max (50 città, 70 fuori, 130 autostrada e basta, non si oltrepassa questo limite).

        2. Avatar Pedalare ha detto:

          Guarda, anche le bici in certi ambiti sono convinto che non andrebbero utilizzate: esempio sul marciapiede. In generale, è il bilancio costi vs benefici che fa decidere se utilizzare o meno un mezzo. Quello di un automobile, in ambito urbano, è profondamente negativo: le conseguenze sulla salute pubblica dirette (incidenti) e indirette (inquinamento atmosferico e sonoro), i costi economici (occupa un sacco di luogo pubblico: parcheggi e strade, che potrebbe essere destinato ad usi più proficui),… e che vantaggi ha? permette di arrivare prima? no. Non c’è nessun vantaggio, a parte eccezioni (invalidi, forze dell’ordine,…).

          Comunque “la fatalità, la stanchezza, la distrazione ecc. giocano un ruolo fondamentale negli incidenti” però è il mezzo che usi che determina il peso delle conseguenze. Se da ubriaco provo a pedalare probabilmente cado dopo il primo metro senza ferire nessuno oltre me, se da ubriaco mi metto alla guida di un’auto… beh, leggi la cronaca. Quindi il problema alla base rimane il mezzo, è il mezzo che determina se una situazione avrà conseguenze catastrofiche o meno.

          1. Avatar Omerissimo ha detto:

            Anche i coltelli sono pericolosi a prescindere ma se ci taglio la carota oppure lo infilo nella pancia del prossimo il mezzo assume due connotazioni dannose differenti.

            Sono convinto anche io che le auto nei centri urbani, perdonate il gioco di parole, centrino poco ma demonizzando si ottiene l’esatto contrario: l’automobilista ne farà una questione personale. Si deve invece dimostrare che la macchina è ormai obsoleta in alcuni ambiti, ad esempio in ditta tutti mi davano del matto perché uso la bici ma i colleghi, che fanno praticamente il mio tragitto, si sono resi conto che il risparmio di tempo è esiguo ed ora mi invidiano. Non hanno fatto il grande passo, e forse non lo faranno, ma nel frattempo è un piccolo tarlo nella loro testa e… Non si sa mai. Un mattoncino alla volta si innalza un grande opera, una rivoluzione (perché di questo si tratta) dei pensieri della gente non si può ottenere schioccando due dita.

            Concludo con un saluto a Steve Abrhams che ha dovuto rinunciare al suo record perché travolto da un motorino. Rimettiti presto!

            Buone pedalate a tutti!

            1. Avatar Pedalare ha detto:

              Però qui non si stava parlando di quale sia il miglior modo per convincere all’uso della bicicletta. Buone pedalate! :)

              1. Avatar Omerissimo ha detto:

                Ehmmmm…. in effetti ho dilagato un po….. Sorry.

  4. Avatar Pedalare ha detto:

    Quando si capirà che guidare (i.e. avere il controllo di) una massa pesante di diversi quintali e spinta da decine se non centinaia di cavali di potenza è difficilmente compatibile con un centro urbano? questo secondo me è il problema di fondo a queste tragedie. Come la notizia della ferrari, guidata da un garagista, che qualche giorno fa ha sfondato una saracinesca a roma. Tutti a ridere e ironizzare, comprendo il lato buffo però se quel marciapiede ci fosse stato un pedone? un ciclista?

    1. Avatar Pedalare ha detto:

      (ovviamente il ciclista NON sul marciapiede! chè altrimenti mi fate le pulci :p )

  5. Omar Omar ha detto:

    La settimana scorsa sempre a Monza è morto un altro ragazzino, mentre era fermo in auto con la madre a un semaforo: sono stati centrati da un’altra vettura e non si è ancora capito di chi sia la colpa. Le auto, guidate con incoscienza, uccidono.
    E quelle strade io e mia moglie le percorriamo tutti i giorni, per andare a lavoro.
    E al primo che dirà “ma i ciclisti, in gruppo, sono indisciplinati, non stanno a destra, mi rallentano, io li stirerei tutti”, direi di pensare: “E se in quell’auto o su quella bici ci fosse il tuo, di figlio?”

  6. Avatar Marcello ha detto:

    Non farai parte formalmente alla categoria/feccia dei giornalisti, ma ti comporti esattamente come loro. La sostanza “stupefacente” in questione è il THC e chiunque non sia Giovanardi sa benissimo che non può essere la causa di un incidente anche perchè verrebbe rilevata anche dopo settimane (forse mesi, non sono un esperto) dalla somministrazione. Tu hai omesso volontariamente quest’informazione per dare più peso alla tua (legittima) battaglia contro gli autoinscatolati. Ma ti macchi dello stesso malcostume che cerchi di denunciare.

    1. Paolo Pinzuti Paolo Pinzuti ha detto:

      Ciao Marcello,

      Che fosse THC, non ho trovato la notizia da nessuna parte. Nell’articolo di Repubblica.it si parla di “droghe”, anzi, se ci fai caso il “drogato” era tra parentesi poiché non ritengo neppure io che sia quella la causa del tutto.

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