E dopo Bologna, 1.700 velostazioni in tutta Italia

E dopo Bologna, 1.700 velostazioni in tutta Italia

È notizia di pochi giorni che Bologna ospiterà una velostazione con centro servizi rivolti alla promozione del ciclismo urbano e del cicloturismo. Se da un lato lo spazio Dynamo che nascerà rappresenterà un punto di svolta per lo stato della ciclabilità bolognese, dall’altro questa velostazione rischia di essere il primo episodio di una lunga serie di progetti che riusciranno finalmente a trasmettere il germe della ciclabilità in giro per l’Italia.

Velostazione FS

Non sto esagerando, sono veramente convinto che le cose andranno realmente così. È che alla fine la ricetta è quanto mai semplice: si prende un luogo abbandonato e caduto in disuso, lo si mette a posto e lo si offre in gestione a titolo gratuito a chi promette di prendersene cura e di trasformarlo in uno spazio condiviso che offra servizi socialmente utili, magari legati al mondo della bicicletta.

A ben vedere, quindi, la grande difficoltà riguarda solamente due elementi: il “luogo abbandonato e in disuso” e quel “lo si offre in gestione a titolo gratuito”.

Trovare un luogo abbandonato e in disuso, però, non è poi così difficile: quante volte vi è capitato di andare a prendere il treno e di aver scoperto che non c’è più traccia del simpatico bigliettaio che un tempo pigiava sui tasti del terminale per emettere il titolo di viaggio? L’avanzare della tecnologia ha cancellato quel lavoro sostituito da anonime macchinette self service che parlano 5 lingue e ti dicono anche senza sbuffare a che ora è il prossimo treno e la coincidenza ad Ancona. Le biglietterie selfservice hanno reso ridondante la figura del bigliettaio e, con essa, anche la funzione stessa della stazione.

La cosa interessante è che le Ferrovie dello Stato, per tagliare i costi di gestione di migliaia di stazioni abbandonate, hanno deciso di cederle in comodato d’uso gratuito (cioè senza far pagare l’affitto) ad associazioni e comuni che ne facciano richiesta. A conti fatti si tratta di circa 1.700 piccoli edifici dislocati in tutta la penisola e appartenenti alla categoria “bronzo” (le stazioni si dividono in bronzo, argento, oro e platino sulla base delle dimensioni e del traffico che accolgono) che non aspettano altro di un buon progetto per essere riportate in vita.

Stando a quanto recita il sito delle FS, gli edifici saranno assegnati a “progetti sociali che abbiano ricadute positive sul territorio e per la qualità dei servizi offerti nelle stesse stazioni”.

Le ex stazioni ferroviarie sono quanto di meglio per avviare progetti per lo sviluppo dell’uso della bici: generalmente sono a portata di pedale dai centri abitati e in alcuni casi si trovano proprio sui tracciati delle greenways (ex tracciati ferroviari convertiti in vie verdi destinate alle escursioni a piedi o in bici). Che si trovino, quindi in ambito urbano o agreste, le stazioni abbandonate possono diventare i luoghi ideali per ospitare ciclofficine, bar, centri di informazione turistica o, magari, corsi per insegnare a bambini e ad adulti il bello e il piacere dell’andare in bici.

Per maggiori informazioni, vedi il sito: Riutilizzo Patrimonio FS Italiane

Commenti

  1. Tommaso ha detto:

    mi manca la soluzione alla domanda “lo si offre in gestione a titolo gratuito”.
    E poi, è effettivamente vero che offrirlo in gestione a titolo gratuito sia la soluzione ottimale per offrire un servizio vero e non semplicemente un qualcosa di mediocre che funziona solo in determinate fasce orarie e con possibili problemi di gestione?
    Ritengo che il progetto di una velostazione debba essere quantomeno più strutturato, e abbiamo ottimi esempi oltralpe a cui attingere.

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