L’auto del popolo e le verità nascoste
“Nuoce gravemente alla salute”: si trova scritto sui pacchetti di sigarette, non sul libretto di istruzioni delle automobili che circolano a milioni e contribuiscono ad ammalorare la qualità dell’aria delle nostre città, spesso in misura maggiore di quanto dichiarato dalle case costruttrici. Lo scandalo-emissioni che negli Usa ha travolto la Volkswagen è stato soltanto lo scoperchiamento del vaso di Pandora che ha portato a conoscenza di tutti ciò che già si sapeva da tempo: i risultati dei test di omologazione dei motori non corrispondono alla verità. E se prima del cosiddetto diesel gate si pensava che fosse soltanto perché le condizioni “in laboratorio” erano molto diverse dalla realtà quotidiana delle strade, oggi si parla anche di centraline elettroniche truccate, di truffa ai danni dei consumatori: la slot machine che barava è andata in tilt e ora l’industria dell’auto trema.
Sul web si moltiplicano le parodie e così il motto della Volkswagen – che significa “l’auto del popolo” – “Das Auto” diventa “Gas Auto”:
Ma oggi appare molto più inquitante e profetica la campagna in stile Guerre Stellari “VW the dark side” che nel 2011 Greenpeace aveva realizzato per chiedere alla Volkswagen di abbandonare il “lato oscuro” impegnandosi seriamente a tagliare le emissioni di CO2:
Ribadendo il concetto anche con altre azioni collaterali come quella realizzata a Ibiza:
Il fatto è che oggi, scoppiato lo scandalo, dopo un primo momento di shock – in cui tutto il mondo dell’informazione ha sottolineato la truffa perpetrata ai danni dei consumatori e l’enorme mole di inquinamento prodotto “in più” – sono cominciati tutta una serie di pericolosi distinguo su test, controtest e carburanti senza mettere in discussione le verità nascoste, indistinguibili perché troppo vicine ai nostri occhi: l’industria dell’auto sta contribuendo, tutta, da decenni ad avvelenare e distruggere il pianeta. Milioni di morti, surriscaldamento globale, cambiamenti climatici, città sature di smog, paesaggi deturpati da infrastrutture invadenti: l’auto nuoce gravemente alla salute.
Sentir dire che ora “il futuro è dell’elettrico e dell’ibrido” – come se bastasse cambiare sistema di alimentazione per rimuovere chirurgicamente la parte malata o “il lato oscuro” dell’automotive – suona francamente come una provocazione: l’unico mezzo realmente ecologico creato dall’uomo per spostarsi ha due ruote, un manubrio e un sellino. Quello delle emissioni inquinanti delle auto rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di un problema molto più vasto: la mobilità in ambito urbano non può avvenire con un mezzo privato a motore che riempie le carreggiate, diminuisce la vivibilità delle strade, aumenta lo stress e i pericoli e “nuoce gravemente alla salute” delle persone e dell’ambiente.
Lo scandalo che ha coinvolto la Volkswagen può rappresentare un punto di svolta nell’approccio al tema delle emissioni inquinanti ma anche a quello della mobilità: è davvero necessario possedere un costoso bene mobile che mediamente sta fermo per il 90 per cento del suo ciclo di vita, sottrae risorse economiche alle famiglie, si propone come soluzione ai problemi del traffico quando invece contribuisce a crearli? Evidentemente no, senza contare il fatto che spesso le auto diventano vere e proprie armi di distruzione di massa e mietono vittime nella quotidiana strage sulle strade, a causa dell’eccessiva velocità e a quel falso senso di sicurezza che gli spot-a-motore infondono a chi è al volante, facendogli credere che alla guida della propria auto si sia immuni dal pericolo.
Un’altra delle verità nascoste è che, in buona sostanza, quel mezzo a quattro ruote non è altro che un assemblato di lamiere e plastica che in caso di impatto a forte velocità con un ostacolo fisso si accartoccia come una lattina di alluminio quando viene schiacciata, come dimostrano le tante e terribili immagini di incidenti stradali. Non esistono “strade killer” e “asfalti assassini”: esistono mezzi a motore capaci di essere lanciati ben oltre i limiti di velocità e che vengono guidati da persone convinte che spingere sull’acceleratore in fondo non sia poi così pericoloso.
Lo scandalo-emissioni che ha coinvolto la Volkswagen ha fatto drizzare le antenne alle associazioni di consumatori che – a partire dagli Usa dove il bubbone è esploso – in tutto il mondo stanno intentando cause con richieste di risarcimento milionarie per rifondere gli acquirenti-consumatori truffati e valutano lo strumento della class action. Il governo Obama non farà sconti alla casa tedesca di Wolfsburg: la multa sarà quantificata in miliardi di dollari, il danno d’immagine dell’auto del popolo al momento è incalcolabile. Ora servirà molto di più di una semplice operazione di greenwashing per rimettersi in carreggiata: lo strapotere dell’industria automobilistica è stato messo in crisi, il gigante dai piedi di argilla impastata con CO2 si sfalda e vacilla. Riprendiamoci le strade a colpi di pedale.
E’ verissimo e condivido tutto quello che è stato scritto finora nei commenti, sono tutti interventi molto mirati e tecnicamente validi.
Vorrei aggiungere un piccolissimo tassello.
Io sono un ciclista in estate e uno sci-alpinista in inverno e nel tempo libero mi muovo con la bicicletta oppure per montagne a piedi.
Resta il discorso extra tempo libero in cui sono obbligato ( mancanza di mezzi pubblici adeguati per percorrere il mio tratto casa-lavoro ) ad utilizzare l’auto.
A questo proposito, avendo lavorato per 35 anni nel settore automotive ho sempre scelto di acquistare auto del gruppo VW, illudendomi di, spendere si qualcosa in più, ma nel contempo di utilizzare un mezzo meccanico che avesse il minor impatto possibile in fatto di emissioni e consumi.
Alla luce delle u ultime novità, e considerando che è anche un fatto economico oltre che etico, io dico:
Il gruppo VW dovrebbe risarcire economicamente tutti quelli che come me hanno acquistato una ( o parecchie ) loro auto credendo ai dati riportati e inviare come minimo una lettera di scuse per l’imbroglio.
Sicuramente non accadrà nulla di ciò, si andrà avanti con le solite politiche e ci racconteranno ancora un sacco di palle !
Che tristezza !
maurizio