“Voglio una ruota”, la bici è donna

“Voglio una ruota”, la bici è donna

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Un documentario sul rapporto tra donna e bicicletta da realizzare grazie all’aiuto di chi vuole investire su un’iniziativa-a-pedali e supportare dal basso il cinema indipendente. Da pochi giorni è partita la campagna di crowdfunding, sulla piattaforma Indiegogo, di “Voglio una ruota”, progetto della regista Antonella Bianco che è in cerca di finanziatori per poter raccontare questa storia. Obiettivo: raccogliere 35mila euro in 40 giorni, i fondi necessari per sostenere i costi di pre-produzione e produzione del documentario.

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La bici è donna e la storia ha inizio nell’Ottocento, quando la due ruote a pedali appena nata divenne subito sinonimo di libertà e progresso ma anche uno straordinario strumento di emancipazione femminile, portando nei guardaroba delle donne i pantaloni. Una strada in salita e non senza ostacoli, con vere e proprie campagne anti-cicliste che demonizzavano la bici additandola come un mezzo “sfasciafamiglie” e comunque non adatto all’anatomia femminile. Campagne che oggi, a distanza di quasi due secoli, continuano in molti Paesi dove alle donne non è consentito pedalare liberamente per le strade. Sul web circola già un teaser del documentario in lavorazione:

Voglio una ruota vuole raccontare questa e altre storie. E lo farà con una tecnica mista, che unisce il documentario tradizionale all’animazione”, dice la regista che sottolinea le disparità presenti ancor oggi tra uomini e donne: “Non bisogna andare troppo lontano per capire che la parità dei diritti è ben lontana persino in Occidente, in cui il ciclismo femminile è visto come uno sport minore rispetto a quello maschile. In Italia, per esempio, non esiste una legge che riconosca le donne atlete come professioniste, con tutta la disparità economica e sociale che ne consegue. Ragazze che vincono medaglie d’oro in competizioni internazionali gareggiano come dilettanti”.

Storie epiche ed avventurose, come quella di Annie Londonderry, che nel 1894 fece il giro del mondo in bicicletta. O quella di Alfonsina Strada, unica donna ad aver corso nel 1924 il Giro d’Italia maschile pedalando accanto ai professionisti. Ma anche testimonianze importanti, come quella della ciclista lituana Edita Pučinskaitė, unica donna ad aver vinto Giro d’Italia, Tour de France e Campionato del Mondo. O quella di Paola Gianotti, che ha fatto il giro del mondo in bicicletta battendo di 8 minuti il record precedente ed è anche l’unica donna ad aver partecipato alla Red Bull Transiberian Extreme.

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Storie di impegno e dedizione, come quella di Yaya Sanguineti, atleta che corre nel team femminile BePink. O la storia incredibile di Eyerusalem Dino Keli, giovane ciclista etiope che contro il volere della sua famiglia ha raggiunto prima Addis Abeba e poi l’Italia pur di realizzare il proprio sogno. E, ancora, la storia delle ragazze egiziane del gruppo GoBike del Cairo, donne che quotidianamente sfidano una legge non scritta che considera inappropriato per una donna andare in bicicletta. Quella di Anna Trevisi, giovane atleta del team Giusfredi, che lotta per difendere i diritti e il riconoscimento anche ma non solo economico delle atlete.

Le riprese sono già iniziate, ma per portare a termine il lavoro c’è bisogno di un budget da costruire grazie al finanziamento di chi vorrà “pedalare” per questo progetto: “Abbiamo scelto il crowdfunding perché vorremmo che il progetto fosse davvero indipendente. Voglio una ruota non è una storia per sole donne: è per tutti quelli che pedalano – nella vita come nello sport – e vorremmo che le persone ci aiutassero a raccontarla”, spiega la regista.

Per contribuire al progetto con una donazione c’è tempo fino al 16 novembre 2015, perché la ruota di questa storia continui a girare.

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