Perché #LaBiciNonSiTocca (e non si targa)
“Un uomo solo al comando”: no, non stiamo rievocando le memorabili imprese ciclistiche di Fausto Coppi in sella alla sua Bianchi ma sottolineando che l’unica firma all’emendamento 2.13 del disegno di legge 1638 di modifica del Codice della Strada è soltanto la sua: quella del senatore Pd Marco Filippi. L’introduzione di targa e bollo per le biciclette non sembra essere in cima alle priorità dell’agenda politica, diciamo: ma questo emendamento – come abbiamo già avuto modo di spiegare a caldo – se approvato creerebbe una serie di complicazioni burocratiche per la normale circolazione delle bici mettendo i bastoni tra le ruote alla mobilità nuova, agli spostamenti non inquinanti e allo sviluppo della ciclabilità in ambito urbano.
Il contenuto dell’emendamento – anticipato dall’agenzia Public Policy – apre di fatto alla targa (classificazione/identificazione) e al bollo (idonea tariffa per i proprietari) delle bici:
La notizia ha preso in contropiede chi pedala ogni giorno e da anni s’impegna per diffondere la cultura ciclistica in una società ancora troppo “autodipendente” come quella italiana: introdurre tasse, complicazioni e paletti in un settore da promuovere non sembra la via migliore per incentivare l’utilizzo della bici come mezzo di trasporto quotidiano. L’emendamento – che il senatore Filippi ha giustificato come misura per contrastare “l’abusivismo commerciale” di chi porta prodotti alimentari a domicilio in bicicletta o turisti sui risciò (quando peraltro nel testo non se ne fa menzione, ndr) – ha scatenato un’immediata protesta sui social network e oggi, lunedì 30 novembre, l’Associazione Salvaiciclisti Roma ha deciso di rilanciarla – con un tweetstorm a partire dalle ore 11, hashtag #LaBiciNonSiTocca – per chiedere il ritiro dell’emendamento in questione.
Da qualche anno sul portapacchi della mia scattofisso da palo, quella che utilizzo quotidianamente per muovermi in città, ho attaccato questa targa:
Questa è l’unica targa che sono disposto ad avere sulla mia bici: un messaggio rivolto all’automobilista che mi segue, per ricordargli che è possibile muoversi senza inquinare a patto di lasciare l’auto e di cominciare a pedalare. Curiosamente nello stesso emendamento il senatore Filippi tratta anche di motoslitte ma non si fa alcuna menzione alle renne: Babbo Natale può tirare un sospiro di sollievo, la sua slitta volante potrà continuare a circolare liberamente.
“[…] Questa è l’unica targa che sono disposto ad avere sulla mia bici: un messaggio rivolto all’AUTOMOBILISTA CHE MI SEGUE […]”, ma farsi un po’ più in là e lasciarlo passare?
(non penso ti segua a 20-30 Km/h per diletto) :P
Per l’emendamento: non mi stupisco (purtroppo) più di nulla… dovesse passare, dalla targa all’assicurazione obbligatoria il passo è breve…. basterà un incidente che procuri danni a cose o persone e il piatto sarà servito!
Aimè, sempre più hobby (personalmente parlando, di questo si tratta) stanno diventando beni di lusso :(
Paolo
“L’automobilista che mi segue” di solito è fermo nel traffico motorizzato formato dalle altre automobili: avrei dovuto scrivere “l’automobilista fermo in coda che mi guarda dal parabrezza”. Io circolo in bici rispettando il Codice della Strada – come dovrebbero fare tutti – ma tengo la destra quando questo non mette a rischio la mia incolumità: in caso di parcheggi in doppia fila, buche e asfalto sconnesso ai margini della carreggiata, tombini sprofondati e incroci a raso senza visuale sono costretto a spostarmi verso il centro della carreggiata per evitare di cadere, essere tamponato e/o investito.
Che porcheria di legge!!!!
#LaBiciNonSiTocca, ritirate subito questa porcheria di emendamento !
La bici non si targa perchè è l’unico mezzo che non inquina l’ambiente. Perciò,il suo utilizzo, dovrebbe essere incentivato e non penalizzato con una tassa. Pensate un po’ se si utilizzasse un auto al suo posto quanto smog in più ci fosse in città, ci ritroveremmo con l’aggravante che dovremmo poi correre per curarci a spese della sanità pubblica: un settore già abbastanza in crisi per sopportare altri costi.