Targa e bollo per le bici, fine della storia?

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L’unica targa che vogliamo

Come precedentemente annunciato, il Senatore Marco Filippi ha riformulato l’emendamento che sembrava dovesse aprire la strada alla targa e bollo obbligatori per le biciclette e che ha portato a quell’ondata di indignazione che, da Twitter, è finita su tutti i giornali d’Italia.

Il testo sarà riformulato quindi come segue:

“c-bis) la definizione, nella classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa per i proprietari:
2) delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti per il trasporto a pagamento, pubblico o privato, di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale, nonché la circolazione delle stesse con un apposito contrassegno identificativo e l’assicurazione per la responsabilità civile verso terzi;”.

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Il senatore Marco Filippi, protagonista della vicenda.

La nuova riformulazione finisce quindi per scongiurare una volta per tutte l’ipotesi dell’inserimento di bollo e targa per le biciclette e, piuttosto, prevede dei criteri per l’identificazione e tassazione di attività di trasporto di persone a pagamento, ovvero di tutti quei servizi a pedali assimilabili ai taxi e ai noleggi con conducente.

Per quanto la riformulazione dell’emendamento non sia ancora stata ancora depositata ufficialmente, alcuni deputati del Partito Democratico (tra gli altri, Paolo Gandolfi, relatore alla Camera della legge delega al governo sulle modifiche al Codice della Strada, Filippo Fossati e Marco Di Maio)  hanno fatto sapere che non c’è nulla da temere: anche qualora l’emendamento tanto dibattuto non venisse ritirato né modificato, questo sarà immediatamente stroncato durante il passaggio successivo della legge alla Camera dei Deputati.

Nonostante la riformulazione da parte del sen. Filippi, molti stanno facendo pressione per il ritiro completo dell’emendamento ed è attualmente in corso una petizione su Change.org e che ha già raccolto 9.000 firme. L’ipotesi che il senatore livornese ritiri la proposta è, in ogni caso, inverosimile: un dietrofront di questo tipo rappresenterebbe una sconfitta troppo grande da digerire per qualunque politico.

Con la riformulazione sopraesposta, invece, il senatore Filippi potrà trincerarsi dietro il solito “sono stato frainteso” e tutti noi che crediamo nella Mobilità Nuova, facendo finta di credergli, gli concederemmo di uscire a testa alta dalla vicenda, avendo comunque salvaguardato la libertà di muoverci in bici al riparo da tasse, bolli e gabelle di sorta.

Quello che rimane di tutta questa vicenda, in ogni caso, è il dato di fatto che nessuno più nel nostro Paese può pensare di penalizzare l’uso della bicicletta senza dover affrontare accesi scontri politici.

A tutti noi non resta che fare i complimenti alla neonata Associazione Salvaiciclisti Roma per la gestione del tweetstorming #LaBiciNonSiTocca nei confronti del senatore Marco Filippi.

Noi di Bikeitalia.it staremo sempre con gli occhi bene aperti per scongiurare che certi soprusi passino sotto silenzio.

Commenti

  1. Avatar Alberto ha detto:

    Interessante vedere tutti questi vecchi commenti e i soliti tuttologi eroi da tastiera. Dopo 7 anni nessuna tassa all’orizzonte—

  2. Avatar Massimo Amodeo ha detto:

    E secondo voi sarebbe un successo la tassazione di biciclette per uso commerciale? Prima di tutto ogni tassa è un furto, e chi la impone un ladro. Ma la peggiore specie è chi si rallegra perché capita al vicino. È ovvio che uno stato fallito tasserà tutto appena possibil, bici incluse.

  3. Avatar Michele ha detto:

    Tranquilli, il pacco è pronto per la spedizione. Ormai è solo questione di tempo, tra poco, pochissimo tempo, se vuoi pedalare, devi pagare. Considerato il periodo, lo chiamerei, il pacco Natalizio del 2015 per gli attuali ciclisti, prossimamente ex.
    Tantissimi auguri a tutti i ciclisti, una sola raccomandazione, per queste feste, regalatevi un bel paio di scarpe.

  4. Avatar velobicide ha detto:

    Comunque siamo alle solite! Milioni di leggi e leggine per incassare (il PD è il Re dei partiti “tassisti”). Leggi e leggine difficili da applicare, dove riscuotere costa più del tributo e le regole vengono bellamente infrante (in questo caso doverosamente). Perseguire gli evasori, i finti nullatenenti, le varie mafiecapitale, ecc.., ecc.. evidentemente fanno schifo ai nostri rappresentanti. Come si dice dalle mie parti: “la croce si fa con due legni”. Loro sono inadeguati ma noi li abbiamo votati!!!

  5. in ogni caso, è una frase che non mi torna. è una questione sintattica e logica.
    “delle biciclette E dei veicoli a pedali adibiti per il trasporto a pagamento” non consente di determinare con certezza se “adibiti per il trasporto a pagamento” si riferisca solo a veicoli o anche a biciclette. dato che “biciclette adibita per il trasporto a pagamento”, personalmente, non ne ho mai viste (5€ sulla canna e 10€ sul manubrio?!? la bicicletta trasporta, per definizione, una persona, tandem esclusi), la frase per me rimane assolutamente ambigua.

  6. Avatar Jacopo M. ha detto:

    Qualche osservazione tecnica 1) Nella nuova versione dell’emendamento si parla di trasporto “a pagamento, pubblico e privato”; premesso che non mi vengono in mente biciclette e veicoli a pedali che svolgono la funzione di trasporto pubblico e neppure mezzi di trasporto pubblici gratuiti, ho il timore che l’emendamento non sia neppure idoneo a colpire l’obiettivo dichiarato (i risciò che trasportano persone nelle aree urbane). Infatti, colpendo il solo contratto di “trasporto”, potrebbe non risultare applicabile alle fattispecie in cui il risciò svolge la funzione di accompagnatore turistico lungo percorsi determinati (il titolo giuridico è diverso). 2) Per come è scritto, l’identificazione sembra riguardare le sole biciclette e non gli altri “veicoli a pedali adibiti per il trasporto a pagamento, pubblico o privato, di persone”.

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