Lo smog che è dentro di noi

Lo smog che è dentro di noi

C’è un livello d’inquinamento che nessuna centralina, per quanto sofisticata, potrà mai misurare: quello della coscienza. Lo smog che in questi giorni ricopre le nostre città non è nato dal nulla, non si è formato a causa di un fenomeno naturale potente e devastante come un terremoto, uno tsunami o un’eruzione vulcanica. Lo smog che oggi satura l’aria lo abbiamo creato noi: è il prodotto di decenni di politiche sbagliate, legate al petrolio ma non solo. Si raccoglie quello che si semina e l’Italia non ha investito adeguatamente in mobilità sostenibile ed energie rinnovabili.

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E così ci ritroviamo a dover affrontare come “emergenza” un fenomeno ampiamente previsto e prevedibile: con la speranza che l’allarme rientri e che si possa tornare a respirare aria pulita, ma le misure per combattere l’inquinamento atmosferico appaiono soltanto come blandi palliativi. Un intervento strutturale per cominciare ad affrontare seriamente il problema dovrebbe essere ispirato a una seria politica di demotorizzazione di massa: in primis rottamazione di moto e autoveicoli da rimpiazzare con bonus mobilità per abbonamenti al trasporto pubblico locale e/o al bike/car sharing, oltreché all’acquisto di bici e mezzi a pedalata assistita.

Ma lo smog – oltre a rappresentare un problema ambientale che danneggia la nostra salute – è anche un nemico invisibile, perché la cortina fumogena che annebbia i nostri panorami e ingrigisce le nostre città è soltanto la parte che abbiamo sotto gli occhi: il resto è già dentro di noi, lo abbiamo respirato, è entrato in circolo e annerisce i nostri polmoni. La pubblicità delle sigarette (Monopolio dello Stato) in Italia è vietata: ma lo smog abbonda ed è gratis. Ora è arrivato il momento della verità e bisogna capire se la salute pubblica è un concetto astratto buono solo per i convegni oppure rappresenta un valore da difendere anche a costo di cambiare radicalmente uno stile di vita che brucia combustibili fossili e ipoteca il futuro della popolazione sotto una cappa di smog.

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Come sottolinea il professor Giovanni Viegi, direttore dell’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare CNR-IBIM, l’inquinamento atmosferico è pericoloso per la salute umana ed esiste un’ampia letturatura scientifica sul tema: “In Italia, negli ultimi venticinque anni sono stati condotti molti studi epidemiologici per valutare gli effetti dell’inquinamento atmosferico nei centri abitati da parte di istituzioni sanitarie, università e CNR. I risultati pubblicati sia su riviste scientifiche sia sul Web sono stati concordanti con quelli degli studi condotti in altri Paesi, evidenziando la pericolosità dell’inquinamento atmosferico per la salute umana”.

Tra le possibili soluzioni a breve termine, per far rientrare i valori dell’inquinamento atmosferico entro i limiti di legge, c’è il blocco totale del traffico, come sottolinea il professor Viegi: “La letteratura scientifica negli ultimi anni ha mostrato l’efficacia della chiusura dei centri urbani per circa due settimane al traffico privato (da 11 a 41% di riduzione di eventi asmatici acuti durante le Olimpiadi estive di Atlanta 1996 e di Pechino 2008)”.

Ora in Italia si pensa di correre ai ripari per far rientrare lo smog sotto i livelli di guardia: ma il blocco del traffico motorizzato per mezza giornata oppure la circolazione a targhe alterne non rappresentano risposte adeguate. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, come riporta l’Ansa, ha convocato i presidenti delle Regioni e i sindaci dei grandi centri urbani al Ministero mercoledì 30 dicembre per una riunione operativa di coordinamento degli interventi contro lo smog: “L’emergenza può durare ancora molto: la nostra risposta dev’essere coordinata e ‘di sistema’, non in ordine sparso”.

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Vogliamo tornare a camminare, pedalare e respirare per le strade a pieni polmoni: è un nostro diritto di cittadini, abbiamo il dovere di impegnarci in prima persona per eliminare lo smog che è dentro di noi e disegnare nuovi orizzonti di mobilità nuova.

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