Pantani: “A Campiglio la Madonna non c’era quel giorno…”

Pantani: “A Campiglio la Madonna non c’era quel giorno…”

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“A Campiglio la Madonna non c’era quel giorno…”, così scriveva Marco Pantani in una lettera inedita divulgata dalla mamma Tonina mercoledì 23 marzo 2016, alla presentazione del libro “Pantani è tornato” del giornalista Davide De Zan. Un titolo pubblicato a dicembre 2014 ma che oggi, alla luce delle recenti novità emerse attorno alla squalifica del Pirata quel 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio, è tornato di stretta attualità. Ma a fare più notizia non sono tanto le ipotesi su un coinvolgimento della Camorra per far cadere Pantani – già note alle cronache e presenti anche nel libro – quanto piuttosto la lettera che lui stesso aveva lasciato sulla vicenda e che in questi anni era rimasta sconosciuta ai più.

pantani 5 luglio

Sua mamma, Tonina, ha deciso di rendere pubblico questo scritto del figlio che, riletto oggi, sembra quasi un testamento spirituale:
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Sono stato un pessimo bambino, un selvaggio e, a volte, furbo, ma la bici mi ha portato a conoscere la legge del dare e del raccogliere. Sono diventato discretamente onesto, la mia carriera è stata molto spezzettata dal mio poco feeling con la fortuna. Ma mi sono ritagliato con il coraggio e sacrificio, non tanto il danaro, ma un po’ di quella giusta gioia. Ma anche questo subito compressa dal mio personaggio che cresceva e convinceva.

A Campiglio la Madonna non c’era quel giorno e ho pagato un prezzo che il mio ben che duro carattere non sopporta.

Una macchia indelebile non troppo sincera. Sono con la coscienza, per ciò che è Campiglio, pulito. E ciò fa male, ancora di più. Sono tornato a casa e tutto ciò che era possibile è accaduto.

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Tonina è una mamma combattiva che non ha mai smesso di lottare per onorare la memoria del suo Marco: “Non ho mai avuto paura di niente. Dove trovo la forza? La forza ce l’ho – ha aggiunto – perché io ho fatto una promessa a Marco. Lui ci ha messo quattro anni e non ci è riuscito. Io gli ho fatto una promessa, che devo riuscire a dargli giustizia”. Il ciclismo, negli anni successivi alla sua scomparsa, non è stato più lo stesso.

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In seguito alle novità emerse dall’intercettazione che confermerebbe il complotto ordito dalla Camorra per far perdere il Giro d’Italia 1999 a Marco Pantani, l’avvocato Antonio De Rensis – legale della famiglia Pantani – chiede giustizia: “La probabile alterazione del finale del Giro d’Italia del ’99 non rappresenta soltanto l’inizio della fine della vita di Marco Pantani e la distruzione di un grandissimo e amatissimo atleta. Rappresenta, a nostro parere, un’irreparabile offesa al ciclismo, ai milioni di appassionati, alla Federazione e agli organizzatori. Tutte queste componenti sono e devono considerarsi parti offese da questi avvenimenti. Tutti insieme, quindi, dobbiamo trasformare quell’irreparabile evento in una riparabile ri-assegnazione della dignità a un grandissimo campione e del Giro d’Italia al reale vincitore. Tutti insieme dobbiamo ridisegnare la vera conclusione di quel Giro. Questa non deve essere una battaglia della sola famiglia Pantani, deve essere una battaglia di tutto il ciclismo”.

Commenti

  1. Giuseppe Girardi ha detto:

    Pantani e’ stato un immenso campione ed un grandissimo esempio per sportivi e non, un riferimento importante per tantissimi giovani. La sua riabilitazione totale non la si deve solo a lui e alla sua famiglia, ma ai tantissimi per i quali e’ stato un esempio.

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