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Christiania: storia d’amore, cargo bike e anarchia

Christiania: storia d’amore, cargo bike e anarchia

Era il lontano 1971, quando un gruppo di persone decise di divellere le recinzioni che impedivano l’accesso a una base militare abbandonata, a poche centinaia di metri dal centro di Copenhagen. Quello è il momento in cui nacque la Città Libera di Christiania, una specie di città stato indipendente che da quasi 50 anni vive e batte nel cuore della capitale danese.

Christiania, di  Peter  Holliday per il progetto Visitcopenhagen e The British Journal of Photography
Christiania, di Peter Holliday per un progetto di Visitcopenhagen e The British Journal of Photography

Christiania è un luogo in cui per oltre 40 anni è stato realizzato un esperimento sociale unico al mondo,un luogo in cui non è mai stato consentito l’accesso alle auto, in cui le droghe (leggere) sono da sempre tollerate, in cui il concetto di proprietà privata è fortemente messo in discussione e in cui, nonostante tutto, tutto sembra funzionare in modo armonico e secondo un principio decisionale che si basa sul consenso di tutti gli 850 abitanti della comunità.

Il risultato di questo esperimento sociale è una specie di colorato e vivacissimo villaggio di provincia che trova spazio nel centro di una capitale europea ed è diventato col tempo una delle principali attrazioni turistiche di Copenhagen.

Il momento ideale per una visita è la mattina, magari di un fine settimana, quando i bambini giocano festosi in strada come in un luogo senza tempo e gli adulti si affrettano lentamente per lo svolgimento delle proprie attività quotidiane che mettono insieme arte, lavoro e relax. La dicitura “città libera di Christiania” può sembrare un’operazione di merketing molto ben riuscita ma sta di fatto che questa isola felice è regolata fin dai suoi  primi istanti di vita da regole ben distinte da quelle della città o dello stato danese o della grande Unione Europea. I terreni, un tempo occupati abusivamente, nel 2012 sono stati regolarmente acquistati da una fondazione creata dagli abitanti per garantire la continuazione della Città Libera nelle condizioni attuali.

Passeggiare per Christiania sembra essere quindi l’unica possibilità rimasta per tutti coloro che, per questioni anagrafiche o geografiche, si sono persi il festival di Woodstock e la Summer of Love.

Per entrare a Christiania si accede dalla Pinsessgade attraverso un passaggio che, circondato da aiuole fiorite, passa accanto a un murales che evoca alberi, draghi, folletti, angeli e tutto quanto una mente libertaria possa desiderare.

Da qui, si viene sopraffatti dal colore e da un senso di caos ordinato e alla fine, tutte le scritte sui muri, tutti gli strani oggetti che si trovano in giro e che servono alla vita della comunità locale siano perfettamente al loro posto.

Per essere i benvenuti a Christiania basta rispettare poche semplici regole: niente auto, niente armi, niente violenza, niente droghe pesanti e, in aggiunta, bisogna evitare di fare foto e di correre.

Il motivo di queste ultime due prescrizioni è presto detto: nella Pusher street a Christiania si vendono liberamente cannabis e i suoi derivati che devono essere consumati in loco. Poiché queste sostanze sono illegali in Danimarca è richiesto di non fare foto per evitare di mostrare i visi di chi contravviene alla legge vendendo o comprando cannabinoidi. Il motivo per cui è vietato correre è che chi corre generalmente fugge da qualcosa e se qualcuno fugge in un luogo in cui il concetto di legalità è tanto labile come a Christiania, questa attività può facilmente generare il panico.

Christiania non è un luogo che si visita per vedere qualcosa in particolare ma, piuttosto, per percepire tutte le vibrazioni che un luogo del genere può offrire: i colori, i suoni, gli odori, etc.

Però se siete appassionati di biciclette, vale la pena fare una visita al luogo in cui, più di 30 anni fa nacquero quelle che nel mondo sono state destinate a diventare il simbolo delle cargo bike, le Christiania Bikes.

L’atelier delle Christiania Bike si trova sulla Mælkevejen. Purtroppo la crescita della domanda di cargo ha costretto i fondatori a spostare la produzione in un luogo un po’ più ampio, sull’Isola di Bornholm in mezzo al Baltico, ma qui ancora vengono montate e riparate le biciclette per il mercato locale. I fondatori, Lars e Annie

La mancanza di auto nel quartiere ha portato i fabbri di Christiania Schmit a iniziare a produrre dei carrelli appendice per trasportare beni e merci da una parte all’altra. Nel 1984, Lars Engstrøm decise di realizzare un triciclo dotato di un cassone anteriore da regalare a Annie, la propria moglie, in occasione del suo compleanno. Annie non gradì molto il regalo, ma nello stesso giorno, Lars ricevette ben due ordini per costruire altre due cargo bike e in quel momento iniziò la storia del marchio. Con il tempo gli ordini iniziarono ad arrivare anche da fuori Christiania e, lentamente, il sogno di Lars e Annie – riempire le strade di Copenhagen di cargo bike – iniziò a concretizzarsi.

Ed è stata probabilmente proprio questa l’idea prodotta a Christiania che ha avuto il maggiore influsso sul resto della città dove ormai le biciclette da carico sono uno degli elementi che caratterizzano le strade della capitale.

Sempre a tema ciclistico, può valere la pena visitare anche il Pedersen Bike Shop dove si possono vedere e provare le Pedersen, quelle biciclette che, da oltre 100 anni, rifiutano il concetto di telaio a diamante e di tubo reggisella.

Ma al di là del tema ciclistico, Christiania è il luogo ideale per tutti coloro che sentono il bisogno di rallentare e di prendere un po’ di tempo per sé stessi godendo di un’atmosfera che fa di tutto per farti sentire a tuo agio, chiunque tu sia, qualunque cosa tu faccia nella vita, comunque tu sia vestito, qualunque sia il tuo credo politico o religioso.

Download dell’e-book

L’e-book “Copenaghen in bicicletta” è scaricabile
gratuitamente da questo link

copertina ebook Copenaghen in bici

Leggi anche: Snake: il ponte ciclabile che ha riqualificato Copenhagen

Aggiornato il 18 marzo 2020

Commenti

  1. Paolo ha detto:

    bell’articolo,
    eh si Christiania e’ un mondo a parte!

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