1^ parte: dal Sud al Nord. Dal Nord ad Ovest.
Stavamo tornando da Copenhagen l’anno scorso, dopo aver fatto il giro della Danimarca con quasi 1.300 km fantastici, e già avevamo deciso che quest’anno avremmo fatto il giro del Galles.
Tutto l’inverno a cercare informazioni, ciclabili, controllato altimetrie.
Cercando esperienze e rapporti di viaggio di altri cicloturisti, per ispirarsi su cosa fare e cosa evitare, ci eravamo accorti che non è una meta molto battuta. Non abbiamo trovato racconti, solo un noto operatore che propone un giro nel Pembrokeshire, nel Galles del Sud.
Molte ricerche e siamo comunque arrivati impreparati!
Durante il nostro viaggio durato 19 giorni abbiamo percorso 1.050 km. Ne avevamo pianificati 1.200, ma fin da subito abbiamo dovuto rivedere le tappe…
Abbiamo volato su Bristol con le nostre biciclette impacchettate a dovere. L’anno scorso, al ritorno, i cartoni erano molto mal messi mettendo a rischio il contenuto, e quindi quest’anno abbiamo messo doppia scatola, una dentro l’altra. Dico abbiamo, ma in realtà tutta l’operazione di smontaggio, confezione, rimontaggio la fa mio marito…
Avevamo prenotato un b & b il più vicino possibile all’aeroporto, confidando di poter lasciare in deposito le scatole per il ritorno.
Il giorno della partenza, da dove eravamo, è stato piuttosto complicato arrivare a Bristol. Le indicazioni stradali sono molto approssimative, quando inesistenti e facevamo conto sul navigatore con le mappe delle ciclabili che abbiamo.
Non so se sia stato il cambio dell’ora, o della lingua, ma il navigatore non imbroccava un percorso e per arrivare in città e trovare la National Cycle Route 4 ci ha fatto sbagliare strada non so quante volte. Da subito ci siamo scontrati con quello che sarebbe stato il problema più pesante del viaggio: le salite.
Dalle altimetrie che avevamo controllato a casa i rilievi non superano quasi mai i 300/400 metri, a parte in montagna.
Mio marito Roberto non ha problemi con le salite, ma io, sinceramente, faccio un po’ fatica. Abitiamo a Padova e facciamo spesso i Colli Euganei senza particolari difficoltà, anche se non impazzisco per le salite.
Qui in Galles per scollinare rilievi che non sono poi così esagerati in altezza si trovano salite dell’11, 12, 16, 20%. Ne abbiamo trovato una del 25%.
Quindi è iniziato quasi da subito il mio trekking con bici a mano. E proprio per questo motivo che abbiamo dovuto ridurre le tappe previste.
Sinceramente mi sarebbe piaciuto averlo trovato scritto da qualche parte, giusto per arrivare preparata mentalmente, ma detto questo è stato un giro stupendo. Più faticoso del previsto, ma stupendo.
Per la cronaca, in tre settimane di giro abbiamo incontrato 5 cicloturisti con i bagagli, come noi.
Per la mappa delle ciclabili ci siamo appoggiati al sito di Sustrans, ma la maggior parte dei tracciati non sono piste solo ciclabili, bensì strade con poco traffico.
Il poco traffico è dato per la maggior parte da trattori che arrivano a velocità sostenuta, perché tanto in quella strada non ci passa quasi nessuno. Bisogna fare veramente molta attenzione, specialmente nelle discese.
Le strade secondarie, dove mandano le indicazioni, sono quasi sempre codificate con la B: B e 3 cifre passano due automobili con un po’ di difficoltà, B e 4 cifre è un corsia dove passa giusto un’ automobile. Per potersi scambiare bisogna arrivare ad un passing place e quindi la macchina deve stare in coda dietro alle biciclette fino allo slargo. Per fortuna i Gallesi sono persone molto amichevoli e pazienti.
In ogni paesino dove siamo passati, presumo proprio perché di cicloturisti ne vedono pochissimi, la gente ci salutava, si avvicinavano per sapere da dove venivamo, dove stavamo andando e quale era la nostra nazionalità. Ci hanno chiesto parecchie volte se eravamo tedeschi e quando rispondevamo di essere italiani, di solito la reazione era un sospiro estasiato dicendo “ah, l’Italia”.
Ma veniamo al percorso. La prima National Cycle Route che abbiamo incontrato, la N.4, è la Celtic Trail e alcune delle sue derivazioni.
Il primo giorno da Winford di Bristol verso Usk. La tappa era prevista di circa 60 km, per prendere le misure, a con gli errori del navigatore sono diventati 89 con 780 metri di dislivello.
Per passare dall’Inghilterra al Galles si passa il lungo ponte sul fiume Severn. E’ un ponte a pagamento, ma le biciclette e i pedoni hanno la propria corsia e non pagano. Il passaggio fa parte della ciclabile N. 41. Al centro del ponte tira un vento fortissimo.
Da Usk a Brecon sono 59 km, con dislivello umano. Per arrivare a Brecon c’è la ciclabile N.49 molto piacevole da percorrere. E’ il Brecon Canal. Un canale navigabile che parte da Newport e arriva appunto a Brecon. Ci sono molti porticcioli di attracco, oltre 170 ponticelli, ed è percorso dalle canal boats turistiche. Nella parte finale del canale ci sono 5 chiuse che vengono aperte e chiuse autonomamente dalle persone che passano. Incuriosita dal vedere tutte queste persone a smacchinare per passare ho chiesto loro informazioni: al momento della consegna della barca a noleggio viene consegnata la chiave apposita e le istruzioni per aprire e chiudere. C’è anche un ponte d’acqua per superare il fiume Usk sottostante.
Un’altra peculiarità che ci ha accompagnato per quasi tutto il viaggio è stata la vegetazione rigogliosa.
Da terra crescono smisurate ortiche e dall’alto scendono i rovi delle more. Praticamente non c’è scampo!
Da Brecon poi si imbocca la National Cycle Route N. 8. La Taff Trail che attraversa in obliquo il Galles andando da sud est verso nord ovest.
La successiva meta è stata Rhayader, 64 km da Brecon con dislivello di 859 mt. E’ la porta per accedere alla Elan Valley che si trova nel Welsh Lake District. Ciclabile N. 81 per percorrere miglia e miglia senza incontrare niente e nessuno. Solo laghi, dighe e pecore. E naturalmente salite.
E’ uno scenario molto affascinante che passa dal pascolo al ruscello e dalla miniera abbandonata a montagne di cui non vedi fine. Questo per noi è stato uno dei due giorni in cui ha piovuto. Nella valle la pioggia era gelida ed abbiamo dovuto indossare praticamente tutto quello che avevamo in borsa. Per il resto della vacanza il tempo è stato molto clemente con noi.
Da Rhayader ad Aberystwyth, via Elan Valley, sono 66 km.
Da Aberystwyth siamo andati a Machynlleth, antica capitale del Galles dove abbiamo preso il treno fino a Portmadog. In Galles il trasporto ferroviario è della società Arriva e bisogna essere un po’ fortunati per prendere il treno. Lasciano montare solo due biciclette per treno. Ci è capitato di vederne anche qualcuna di più, ma è stato solo per la gentilezza e disponibilità del capotreno. Il trasporto delle biciclette è gratuito e nelle lunghe percorrenze si possono prenotare i posti bici.
La stazione di Machynlleth è molto piccola e tutta addobbata con i disegni dei bambini del paese.
Arrivati a Portmadog abbiamo pedalato fino a Caernarfon per 44 km.
Lungo questo spostamento abbiamo iniziato ad incontrare persone e un po’ più traffico poiché la costa nord è turistica, anche se il panorama che ci accompagnava era sempre di prati e pecore.
Si vedono talmente tante pecore in Galles, che mentre passi ti guardano dritte negli occhi, anche con un po’ di curiosità. Diventano familiari anche perché hanno lo sguardo buono, mite e alla sera quando vai in pub a mangiare e leggi il menu ti senti come se ti proponessero di mangiare il tuo animale di casa.
Caernarfon è una bella cittadina e gli abitanti sostengono che il loro castello è il più bello del Galles.
Da qui il giorno successivo ci siamo inoltrati nell’Isola di Anglesey, in welsh Mon, la mamma del Galles.
Nell’Isola di Anglesey, oltre ad avere casa William, Kate e prole, ci sono vari reperti tombali del neolitico.
La nostra vera meta nell’isola era raggiungere il paese con il nome più lungo d’Europa, uno scioglilingua per noi assolutamente impronunciabile. Per noi è “gogogoch”!
Da Caernarfon abbiamo iniziato la costa nord ovest in direzione Chester. Sono circa 130 km, che noi abbiamo fatto in due tappe. Prima di partire nelle informazioni raccolte si parlava spesso del westly wind che soffia in questa zona ed abbiamo tracciato il percorso in modo da poter avere il vento a favore almeno qui. Per un tratto di costa abbiamo raggiunto la velocità di 20 km orari senza pedalare. Lungo la costa che va da Bangor a Rhyl e Prestatyn ora si percorre al National Cycle Route 5, la Welsh Coast Path, ed è quasi tutta ciclabile, molto bella e sicura.
Si percorre una RN 5 ben segnalata fino a Connah’s Quay dove si incontra la Chester Millenium Greenway. In questa parte del Galles abbiamo incontrato parecchi ciclisti locali, quasi tutti con leggerissime biciclette da strada che, come ha detto mio marito, pesano metà della nostra catena. Con le salite ed il vento poco friendly devono alleggerirsi il più possibile.
Chester è subito oltre il confine, in Inghilterra, ed è una città bellissima che non avevamo ancora visitato.
Per recuperare il ritardo sul nostro piano di marcia iniziale ci siamo spostati da Chester a Fishguard in treno.
Anche Fishguard è un bel paese turistico, arrampicato su una collina che scende fino al mare
Da qui si respira un’altra aria. Si iniziano a trovare turisti, campeggi, ristoranti.
Cicloturisti, comunque, ancora niente.
2^ parte: da Fishguard a Bristol (Celtic trail)
Anche al sud abbiamo continuato a trovare le solite pendenze, che pure qui sembrano interminabili…
A Fighguard siamo passati proprio il giorno in cui si svolgeva Il Fishguard Show, un festival dedicato alle machinery, macchine agricole, con la maggior parte della sfilata composta da trattori da collezione ed abbiamo assistito ad una dimostrazione di caccia alla volpe.
Da Fishguard ad Haverfordwest, passando per St: David’s, la località più a ovest del Galles, si continua con la national route n.4, la Celtic Trail e la n. 47. Sono circa 70 km con dislivello di quasi 1.000 metri.
Il tratto costiero tra Newgale e Broad Haven è molto frequentato da surfisti e turisti e le biciclette viaggiano sicure in corsia dedicata.
Ormai siamo in mezzo al turismo di massa e confusione vacanziera andando da Haverdfordwest via Pembroke, Tenby, Saundersfoot. Non c’è paragone con l’asprezza del territorio del Galles del Nord.
Rimane sempre impressionante la differenza tra bassa e alta marea.
Ormai la nostra meta è Swansea, che raggiungeremo da Saundersfoot passando per Carmarthen e Burry Port con 1.200 metri di dislivello in salita in circa 80 km-
Si torna verso l’interno per poi tornare al mare, ma ormai è impossibile perdersi. Ciclabile ben segnalata, asfaltata.
Da Burry Port a Swansea sono circa 65 km, da dove finalmente potremo andare nel Gower
Da Llanelli inizia ilMillenium Coast Path, che fa sempre parte del Celtic Trail.
Da solo il Gower vale la gita. Noi ci eravamo stati anni fa, in auto, ma non c’è confronto arrivarci in bicicletta. Panorami mozzafiato con un vento che non smette mai. Dicono che la spiaggia di Rhossili sia uno dei 10 posti più belli al mondo. Per arrivarci si lascia la Celtic Trail per pedalare su strada normale, ma fortunatamente poco frequentata durante la settimana, e passeggiando tra pecore e cavalli in libertà.
Worms Head ha la particolarità di essere raggiungibile a piedi durante la bassa marea. C’è un piccolo ufficio con una guardia costiera, che deve essere avvisata da chi vuole raggiungere l’isolotto a piedi e gli orari delle maree sono ben esposti.
Altri 70 km da Swansea a Cardiff, sempre con la national route n. 4. Vale la pena fare un giretto a Cardiff Bay a vedere le barriere sul mare, per tenere sotto controllo le mareggiate.
A Cardiff Bay abbiamo raggiunto i nostri 1.000 km e, come facciamo ogni anno, ci siamo regalati la meritata bandierina!
Ormai siamo in dirittura di arrivo, ancora pochi chilometri e rientriamo a Bristol.
Sperando che il proprietario del b & b non ci abbia buttato i cartoni per riportare le biciclette a casa. E’ ferragosto e non sapremmo dove andare a cercare.
Ma qui le persone sono gentili e amichevoli e tutto è a posto al nostro ritorno.
1.050 km percorsi, oltre 7.000 mt di dislivello in salita. Solo un giorno e mezzo di pioggia. Biciclette senza danni né rotture. Direi che siamo soddisfatti. Adesso possiamo tornare a casa a riposarci dalle ferie.
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