Rubriche e opinioni

IKEA ha scoperto la bici, ma non i ciclisti (lettera aperta)

Cara Ikea,
in questi giorni sto compiendo un lungo e difficoltoso trasloco. E come ogni traslocante che si rispetti, non ho mancato di farti visita, per comprare quelle miriadi di cosucce che ti servono quando entri in una nuova casa.

Nel corso dei miei giri tra i tuoi corridoi ho scoperto che finalmente ti sei decisa a mettere a catalogo una bicicletta e una serie di accessori utili per chi, come me, si muove in bici tutti i giorni: dalla mantellina antipioggia, al gilet catarifrangente, alle bisacce da montare sul portapacchi.

ikea-bici

Pur non avendola provata, devo dire che la bicicletta è ben pensata e ben costruita; ottima la scelta dei materiali e dei componenti, ma sopra ogni cosa, ottima la scelta del prezzo: IKEA è da sempre sinonimo di un ottimo rapporto qualità/prezzo e presentare una bicicletta a 499 € significa mettere nero su bianco per tutti gli avventori (la maggior parte della popolazione nazionale) che al di sotto di quel prezzo non ci si può aspettare una bicicletta degna di questo nome e che rispetti standard minimi di qualità.

Complimenti quindi per la scelta tecnica e complimenti anche per la scelta commerciale: aver aperto al mondo della bicicletta significa aver capito che chi va in bici è un mercato interessante, fatto di persone che hanno una capacità di spesa superiore (soprattutto se non hanno la macchina) e che è in costante aumento in tutto l’emisfero nord del pianeta: a Copenhagen il numero di chi va in bici ha superato il numero di chi va in auto e anche qui a Milano, circa il 7% della popolazione si muove quotidianamente in bici, ovvero circa 95.000 persone.

Solo che, vedi, cara IKEA, per intercettare un mercato non basta mettere i prodotti a scaffale, ma serve anche rendere accessibili gli scaffali a quel mercato e qui, davvero, non ci siamo.

Da neo-milanese in cerca di un divano-letto ho voluto provare in prima persona le caratteristiche del mobilio che mi metterò in casa e invece di passare direttamente per l’ecommerce, ho deciso quindi di inforcare la bicicletta e venire a vedere di persona. Per questioni di prossimità logistiche, ho scelto il punto vendita di Carugate, ho quindi prima consultato il sito internet dove si dice chiaramente:

IKEA è facilmente raggiungibile con la bicicletta.

ikea-bici

Facilmente raggiungibile in bicicletta.

E quindi ho pedalato felice lungo la ciclabile del Naviglio Martesana e, arrivato a Cernusco sul Naviglio ho deviato verso nord seguendo stradine secondarie per poi arrivare sulla ciclabile che porta a Carugate, che però si interrompe a un chilometro esatto dal punto vendita gialoblù lasciandomi in balia di una serie di enormi rotonde e controrotonde che si presenta più o meno in questo modo.

ikea-carugate

Ecco l’IKEA, ma come ci si arriva?

Per chi arriva in bicicletta, l’IKEA si presenta quindi come una specie di miraggio nel deserto, un luogo irraggiungibile e che più pedali, più si allontana.

Dopo tutti i km fatti, di tornare indietro proprio in questo momento, non se ne parla e, rischiando la vita in un paio di occasioni, riesco finalmente a guadagnare l’ampio parcheggio (amplissimo parcheggio) e a farmi strada fino all’ingresso dove invece che uno stallo per bici, troviamo il solito scolapiatti.

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Per chi non lo sapesse, la rastrelliera “a scolapiatti” è lo strumento preferito dai ladri di bici che possono portarsi a casa una bicicletta quasi integra semplicemente sganciando la ruota anteriore. Così:

bicicletta-3

Per questo motivo, alla fine decidiamo di legare le bici altrove senza farci vedere dalla sicurezza ed entriamo.

ikea-parcheggio-bici

Al termine delle solite tre ore di confronti sulle necessità della nostra nuova casa, ci troviamo con un carrello strapieno e la certezza che il divano, l’armadietto e le altre carabattole acquistate ci verranno consegnate a casa il giorno seguente con un piccolo sovrapprezzo e va bene così.

La triste sorpresa è però che la consegna a domicilio è compresa solamente per i mobili, mentre per il trasporto di tutto resto (tappeti, spazzole, bicchieri e altro) sono solo cavoli tuoi.

Il caso ha voluto che tra gli oggetti acquistati ci fosse anche un KNALLA, il carrellino per fare la spesa, che abbiamo riempito con tutti gli oggettini e il rientro a casa stava per andare così.

ikea-bici-4

Salvo poi ripiegare sul servizio navetta che ci ha lasciati a Cologno Nord e Dio benedica le biciclette pieghevoli!

ikea-bici-4

Ora vedi, cara IKEA, io lo so che siamo nel terzo millennio e che per fare gli acquisti c’è anche l’ecommerce ma:
• già che mi consegni a casa un divano, che ti costa metterci anche gli altri oggetti minori?
• se scrivi sul tuo sito che il punto vendita è facilmente raggiungibile, io mi aspetto che questo sia realmente facilmente raggiungibile (e no, non me ne faccio niente del bike sharing)
• se sei uno dei grandi riferimenti del design mondiale, non sarà il caso di mettere anche degli stalli per parcheggiare le bici degni di questo nome e che non richiamino necessariamente i prodotti che invece vendi nella sezione “cucina”?

Questo è uno scolapiatti

Questo è uno scolapiatti

Questa è una rastrelliera di design

Questa è una rastrelliera di design

• se ti rivolgi a un pubblico che potrebbe acquistare da te una bicicletta, non credi che sia il caso di metterlo in condizione di tornarsene a casa?
• se proprio non vuoi portarmi a casa le cose più piccole assieme al divano, visto che hai deciso di commercializzare dei carrellini da attaccare a qualunque tipo di bici, perché non me ne noleggi uno che poi io riconsegnerò ai trasportatori?
• in Olanda, Svezia e Danimarca chi fa la spesa da te, poi può noleggiare una cargo bike per portare a casa le sue robe, perché in Italia no?

Insomma, il mondo sta cambiando, sappiamo tutti che presto o tardi il modello basato sull’automobile di proprietà scomparirà, che i millennials non ne vogliono sapere più niente dell’automobile. In tutto questo, cara IKEA, da che parte vuoi stare? Dalla parte di chi crea il cambiamento o dalla parte di chi lo subisce?

Commenti

  1. Avatar Serena Nascimben ha detto:

    Fate bene a mettere i puntini sulle i. Il problema generale è che ci si accontenta di una parvenza, senza guardare alla realtà con un minimo di buon senso, così anche se le soluzioni magari esistono, sono comunque troppo complicate per renderle accessibili e/o appetibili alla maggioranza delle persone. Chiunque si esponga suggerendo un’attività deve come minimo verificare che sia facilmente praticabile, adoperandosi perché tutto proceda senza intoppi. Invece è più facile far sentire cretini gli altri.

  2. Avatar Strelok ha detto:

    Non ho detto che si è rotta, però:
    boccole della forcella (dove si infilano gli steli nei foderi) che hanno preso gioco; serie sterzo idem; si è allentato un dado a cono del mozzo posteriore; bolla d’aria nel circuito olio freno anteriore. Pesa!
    Il paragone, come detto, l’ho fatto con la MTB della mia compagna, la quale ha percorso con me gli stessi sentieri/mulattiere/strade forestali, anche se a velocità inferiore rispetto alla mia.
    Ma, ripeto, la sua va ancora come nuova, appena ritirata dal negozio.
    Le ho solo sostituito la catena.
    In altre parole, posso dire che la mia MTB è una “entry level” e mi sta stretta (in termini di qualità), perché, avendo fatto anni di fuoristrada in moto, sono un po’ esigente e, in certe discese, mi pare che perda i pezzi : )
    La mia compagna, invece, sta imparando l’arte con una MTB che, praticamente, ci può fare le gare XC.
    Sono d’accordo che, per un uso escursionistico/turistico, la Rockrider vada benone.
    I problemi sorgono quando si “mette alla frusta” tutta la meccanica, ma capisco non sia un’esigenza così diffusa.
    Nel post precedente, ho solo riportato la mia esperienza secondo cui la qualità si paga, condividendo l’dea che una bici da 150/200 Euro non possa garantire un livello di qualità sufficiente, nemmeno per il cicloturismo.
    Tutto qui.

  3. Avatar Strelok ha detto:

    Senza prender le difese di Pinzuti (che non ne ha bisogno, stante anche la statura) dico solo che condivido i rilievi svolti nell’articolo; Ikea deve fare di più.
    Dispiace, invece, il tono polemico di alcuni commenti, anche perché a me piace pensare che vi sia un buon grado di rispetto tra ciclisti; condizione necessaria per un confronto sereno.
    Premesso (sempre) che non sono un esperto, riporto solo la mia esperienza relativa all’acquisto di due MTB.
    Io ne ho presa una da 1.200 €, mentre la mia compagna una da 2.500 €.
    Uso: svago in fuoristrada e cicloturismo (giri da una giornata).
    Bene, io con la mia MTB, ho dovuto fare parecchi lavori di manutenzione, mentre quella della mia compagna, pur facendone un uso meno “cattivo”, è ancora in perfette condizioni, come nuova.
    Mi sono pentito di non aver speso qualcosa in più, perché il livello di qualità della componentistica è davvero differente e non me l’aspettavo, nella mia ignoranza.
    Preciso che i primi giri impegnativi in montagna, li ho fatti con una vecchia MTB usata, vinta coi punti carburanti.
    Sì sì, quella col telaio verde…. griffato, con cui ho rischiato anche di farmi male.
    Quindi, mi viene da dire che non è solo questione di affidabilità e/o prestazioni, ma anche di sicurezza.
    Poi, è altrettanto vero che che non si può pensare di diffondere l’uso della bici a costi stellari, ma se parliamo di rapporto qualità prezzo, secondo me, non ci si scappa.
    Forse, per diffondere l’uso della bici, sarebbe utile implementarne il noleggio a basso costo nei centri urbani, da parte delle amministrazioni.
    Spero di non ricevere improperi per le mie considerazioni :)
    Buone pedalate a tutti!

    1. Avatar carlo ha detto:

      Ma 1.200 euro sono BEN BEN OLTRE la sufficienza per una bici MTB da sterrato e cicloturismo. Ci prendi una buona bici con componentistica di qualità.
      Per una bici per quel uso va benissimo la Rockrider 540 che costa 460 euro.
      Come ha fatto a rompertisi???

  4. Avatar Andrea ha detto:

    Ciao a tutti, io lavoro all’ikea di Carugate da circa 10 anni e devo mettere un puntino su un i… il negozio di Carugate è raggiungibile facilmente in bici (io ci vado quasi tutti i giorni) utilizzando la pista ciclabile che parte da cernusco e arriva a carugate… attenzione però che ci sono 2 piste cicabili, una collegata al centro città (quella usata dal ragazzo) e una collegata ai centri commerciali; entrambe comunque confluiscono nel parco posto di fronte al carosello che, tramite sottopassi, si collega a ikea e decathlon.
    E tutto, buona domenica

  5. Avatar cristian ha detto:

    A Pisa, all’inaugurazione il sindaco é venuto in bicicletta ed ha segato dei tronchi davanti all’ikea. Tempo dopo ci siamo per caso andati in bicicletta. Un’odissea, la ciclabile non esiste ma rotonde e strade ad alta percorrenza. C’è il classico aborto, ovvero 100mt di ciclabile invasa dalle erbacce probabilmente era compresa nel modello cad. Siamo scesi e non individuando la rastrelliera abbiamo legato tre bici a circa 10 mt dall’ingresso. Dopo 20 min ci hanno richiamato perché le bici “bloccavano” l’uscita. Ci hanno fatto vedere la microrastrelliera dell’Ikea a 50mt quasi dietro lo stabile. Finalmente siamo tornati a casa. Francamente non credo che l’italiano che va all’ikea abbia mai pensato di andarci in bici.

  6. Avatar A.D. ha detto:

    Salve a tutti, leggendo i commenti mi pare che molti siano “usciti dal seminato” come ci diceva la signora maestra quando qualcuno andava “fuori tema”. La vera questione secondo me è : la bici Ikea VALE 500 euro? Io l’ho vista al negozio di S. Giuliano Milanese, in un allestimento palesemente creato da qualcuno che non va mai in bici. Infatti era ancorata al suolo, impossibile sollevarla per farsi un’idea del peso o far girare i pedali. L’aspetto però era pesante! Il carrellino era…un cartonato fissato alla bici vera: giuro! Mancava una scheda tecnica con le caratteristiche del prodotto, errore paradossale per un’azienda che ne scrive una per ogni suo prodotto, fosse anche per un coltello da cucina (” si raccomanda la clientela di afferrare il coltello dal manico e non dalla lama!”). anche sul sito la descrizione è carente, scritta da qualcuno che non conosce nemmeno i termini base: “manico” al posto di manubrio, “sedile” al posto di sella e via dicendo. Manca marca/modello delle parti non prodotte dalla casa. In rete ho trovato il mozzo che monta, è lo SRAM AUTOMATIX automatico a due marce , che ad occhio mi sembra l’unico pezzo di pregio, e costa 78 euro. I restanti 400 e passa euro sinceramente mi sembrano ingiustificati. P.S. Il peso dichiarato è 16 kg!

    1. Avatar Carlo ha detto:

      È una bici tipica del nord Europa, tipo Olanda o Germania. Io credo che il prezzo sia corretto perché quella tipologia di biciclette ha costi più alti.
      Il problema è che da noi non si usano queste bici e forse a molti italiani non interessano

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