L’acqua! Fonte di vita, fonte di ispirazione. Era luglio del 2013, una vacanza solitaria in sella alla mia mountain-bike nella conca di Dobbiaco. È da lì che parte la famosa “Drauraweg”, la ciclabile che costeggia il fiume Drava e che passando per il Tirolo orientale e la Carinzia ti porta, dopo 366 km, a Maribor in Slovenia. È da lì, pedalando solitario lungo la Drava, che è nata l’idea, perché quando pedali solitario il tuo cervello diventa una spugna che assorbe e rilascia, assorbe tutto quello che vede e tutte le esperienze che vive e rilascia, talvolta, buone idee.
Pedali e pensi che quello che hanno realizzato da questi parti è molto bello. Pensi che è bella la natura che ti circonda, pensi che sono caratteristici i paesini che stai attraversando, pensi che sia interessante la gastronomia, pensi che è gioiosa l’atmosfera che si respira, e pensi anche che tu, che sei nato e vivi sulle rive del biondo Tevere, hai percorso 700 km in macchina per pedalare sulle rive di un altro fiume! Quest’ultimo pensiero è accompagnato da un sorriso beffardo ma anche dall’intuizione che può valere l’inverso, ovvero che l’esperienza che stai vivendo sia riproponibile anche 700 km più a sud.
È aprile del 2014, quando l’idea prende forza. Sto passeggiando sul “Seven Mile Historic Bridge”, in Florida, sotto i miei piedi questa volta c’è l’acqua dei caraibi, e penso…
Penso, mentre osservo nuvole di turisti percorrere a piedi, in bici, o su pattini a rotelle, questo vecchio ponte sulle Keys Islands, costruito nel 1908 e dismesso nel 1982, che gli Americani sono davvero bravi se sono riusciti a far diventare un’attrazione turistica quello che in realtà potremmo considerare a tutti gli effetti un ecomostro e penso anche che noi Italiani, che l’America l’abbiamo scoperta, dovremmo impegnarci molto di più, almeno in certe Regioni, per valorizzare, nel modo dovuto, anche attraverso l’uso delle biciclette, l’infinito patrimonio storico, artistico e naturalistico che il nostro Bel Paese possiede.
È il 13 marzo 2015 quando Papa Francesco annuncia il Giubileo straordinario. Papa Francesco, Roma, Francesco, Assisi, l’idea ha preso forma.
L’idea ha un nome e il nome è la “Via dell’Acqua”, non a caso.
L’acqua è stato l’elemento ispiratore e l’acqua è anche il comune denominatore che caratterizza il percorso di questa “Via” che si dipana tra l’Umbria e il Lazio e che corre, per la maggior parte, lungo gli argini dei corsi d’acqua di queste due meravigliose Regioni.
Scarica qui la traccia della Via dell’Acqua
Una “Via” facile, accessibile a ciclisti di ogni livello, in mountain-bike ma anche con una robusta bici ibrida, dal dislivello altimetrico davvero minimo e che collega due città fantastiche come Assisi e Roma.
Occorre dire che è grazie al grande investimento e lavoro che ha fatto la Regione Umbria in tema di percorsi ciclabili che questa “Via” prende forma in quanto dei 250 km di lunghezza del percorso ben 160 km corrono in territorio umbro dei quali 120 km su percorsi ciclabili già realizzati. Poi, un gran lavoro di ricerca e unione di strade per lo più sterrate, trovate per caso, in internet, o suggerite dagli amici bikers, ha consentito di definire anche il tratto laziale di questa che, collegando la Valle Spoletana, la Valnerina e la Valle del Tevere, potremmo chiamare l’alternativa “easy” al Cammino di Francesco. La “Via” era stata tracciata sulle mappe, provata a tratti nei mesi precedenti, non restava che testarla per intero per misurarne la fattibilità.
Il 19 agosto con Ambra, neofita della bici ed equipaggiata per l’occasione con una ebike, arriviamo a metà mattina alla stazione di Assisi-Santa Maria degli Angeli con un comodo treno regionale proveniente da Roma.
Il tempo di scaricare le nostre bici e prendere un buon caffè e siamo già sui pedali diretti alla Basilica di San Francesco. Per raggiungerla bisogna percorrere circa 3,5 km, quasi tutti in salita, ma ne vale davvero la pena! L’impatto scenografico con la città di Assisi, adagiata sul versante nord-occidentale del Monte Subasio, è davvero imponente, la sua maestosità la si nota già dal fondovalle.
Assisi e i primi fiumi
Non voglio però soffermarmi sulle bellezze storico-artistiche e sull’importanza di Assisi come luogo di culto religioso in quanto il tutto è ampiamente documentato altrove, bensì lasciare spazio alla descrizione del percorso.
Dunque, visitati i luoghi cari al poverello di Assisi e il centro storico della città abbiamo ripreso la strada per il fondovalle in direzione di Rivotorto. Giunti alla rotonda, che rappresenta un po’ il centro geografico di questo piccolo nucleo abitato, voltiamo a destra su Via S. Maria della Spina per procedere fino al tunnel che passa sotto la S.S. 75.
Attraversato il tunnel procediamo su strade secondarie che si snodano nella campagna umbra, tra campi di mais e di tabacco, seguendo le indicazioni della ciclabile Assisi-Spoleto.
Il primo corso d’acqua che incontriamo sul nostro percorso è il fiume Topino che costeggeremo sull’argine destro fino a raggiungere il borgo di Cannara. Attraversato il ponte sul Topino voltiamo a sinistra continuando a seguire le indicazioni della pista ciclabile che ci portano sull’argine sinistro del fiume Timia, per poi passare sull’argine destro quando davanti a noi intravvediamo già i tetti di Bevagna.
Giunti a Bevagna è d’obbligo visitare Piazza Silvestri sulla quale si affacciano monumenti di rara bellezza e soffermarsi in una delle tante osterie che si trovano lungo il corso principale per rifocillarsi un po’ con le prelibatezze locali.
Usciti dal centro storico e tornati sulla ciclabile iniziamo a costeggiare il fiume Clitunno all’altezza dell’antico lavatoio di Bevagna dove il fiume forma anche delle piccole cascate.
Proseguendo, attraversiamo il Clitunno e, poco dopo, iniziamo a costeggiare il torrente Teverone sul suo argine destro.
La ciclabile scorre via veloce, attraversando bellissimi vigneti, il che ci fa capire che Montefalco, la patria del Sagrantino, non è lontana.
Una visita di Montefalco vale bene la deviazione e la salita che bisogna affrontare per arrivarci, ma una buona degustazione da uno dei produttori del vino che ha reso famoso in tutto il mondo questo piccolo borgo umbro la vale ancora di più!
Dopo qualche bicchiere si torna nel fondovalle (tanto la strada è in discesa) e riprendiamo la ciclabile che ora costeggia l’argine sinistro del torrente Teverone fino alla località Casco dell’Acqua. Da qui proseguiamo sugli argini del Torrente Marroggia, i pittoreschi borghi di Trevi e di Campello sul Clitunno ci sorvegliano dall’alto mentre noi continuiamo a pedalare fino alle Fonti del Clitunno, dove, in un piccolo hotel, si è conclusa la nostra prima tappa.
Secondo giorno sulla Via dell’Acqua
Il secondo giorno è iniziato con una visita alle fonti del Clitunno, posto naturalistico molto bello e rilassante, e al vicino Tempietto del Clitunno, chiesa del V secolo a forma di tempietto corinzio tutelata dall’UNESCO.
Riprendiamo quindi la ciclabile lungo gli argini del torrente Marroggia in direzione di Spoleto e dopo 9 km giungiamo al Terminal “Le Mattonelle”. Questo Bici Grill, unico nel suo genere in questa parte di Italia, è il frutto di un’intelligente opera pubblica di recupero di una vecchia fabbrica di mattonelle divenuta ora un luogo di incontro e servizi per ciclisti e non. Antonello, il gestore, ci spiega come questo posto, che di giorno si anima di ciclisti e runners, la sera diventi punto di ritrovo per gli amanti della buona cucina e della buona musica grazie alle molteplici iniziative che vengono organizzate.
Qui finisce la ciclabile Assisi-Spoleto e siamo già alle porte della meravigliosa città dei due mondi.
4 km nel moderato traffico cittadino ci conducono in Piazza Garibaldi e da qui, salendo per un 1 km, arriviamo al Duomo.
Scendiamo quindi di nuovo verso Piazza Garibaldi zigzagando per le viuzze medievali del centro storico e ci dirigiamo sulla via Flaminia per imboccare la ciclabile ricavata sul tracciato della ex Ferrovia Spoleto-Norcia.
Questo gioiello di ingegneria ferroviaria, inaugurata nel 1926 e chiusa nel 1968, divenuta oggi una via per la mobilità ecologica, con i suoi viadotti e le sue gallerie elicoidali ci consente di raggiungere la Valnerina, dopo 19 km, in località S. Anatolia di Narco. Una breve salita ci conduce nel centro del piccolo borgo umbro da dove iniziamo a pedalare sulla GWN, la Green Way del Nera, non prima di aver saggiato i prodotti della rinomata norcineria.
Iniziamo dunque a costeggiare il fiume Nera sul suo argine sinistro e attraversiamo il borgo medievale di Scheggino per raggiungere poi la piccola frazione di Ceselli dove avevamo prenotato un B&B per la notte.
Terzo giorno
Il terzo giorno riprendiamo a pedalare sulla GWN sempre costeggiando il Nera sulla sponda sinistra. Una miriade di piccoli borghi fanno da cornice al paesaggio della Valnerina, ne approfittiamo per visitare quelli più prossimi al tracciato quali Colleponte, Precetto, Ferentillo, Arrone e Casteldilago, prima di raggiungere le meravigliose Cascate delle Marmore.
Abbiamo la fortuna di arrivarci quando le cascate sono a pieno regime e, quindi, più spettacolari. I ciclisti hanno il permesso di entrare nel belvedere inferiore, bici alla mano, senza pagare il biglietto di ingresso, al fine di bypassare l’adiacente galleria stradale, poco sicura per essere attraversata in bicicletta. Apprezziamo e ringraziamo.
Usciti dal belvedere delle cascate, ci si immette sulla SP 209 e, scendendo per 5 km, si arriva alle porte di Terni nella zona delle famose acciaierie. Oltrepassate le acciaierie, all’altezza del ponte sul Nera, svoltiamo a sinistra su Viale Luigi Campofregoso. Stiamo costeggiando di nuovo il fiume Nera sul lato sinistro, anche se lo intravvediamo solo a tratti nascosto tra gli edifici e procediamo diritti sul Lungonera Savoia dove sul largo marciapiede è stata tracciata una corsia ciclabile. Il Lungonera Savoia diventa poi Via XX Settembre che va percorsa fino all’incrocio con la strada di Santa Filomena, all’altezza dei Grandi Magazzini Super Conti.
Qui si svolta a destra sulla strada di Santa Filomena, una strada secondaria che presto si inoltra nelle campagne della periferia ternana. Restiamo su questa strada per circa 3,5 km, il Nera scorre sempre alla nostra destra fino a quando non iniziamo a costeggiare un canale di derivazione, canale che supereremo per immetterci sulla Strada di Sabbione. La strada di Sabbione attraversa dapprima un nucleo industriale e poi si inoltra nelle campagne della conca ternana diventando nuovamente una strada bianca. Da qui si intravede già all’orizzonte la rocca di Narni. Procediamo sulla strada di Sabbione lasciando sulla nostra sinistra il campo di volo del Gruppo Modellistico Ternano. Poco dopo svoltiamo a destra sulla Strada Marrano che percorreremo tutta, in direzione di Narni Scalo, fino alla rotonda che ci immette sulla Strada delle Campore, strada che ci conduce fino all’abitato di Narni Scalo dove avevamo prenotato un B&B per la terza notte.
Abbiamo soprasseduto alla visita di Narni in quanto già visitata in più occasioni, ma consiglio vivamente a chi non l’ha mai visitata di farne una meta obbligatoria di questa “Via” perché il centro storico e la Rocca sono gioielli architettonici del medioevo umbro. Altra visita interessante è quella all’Abbazia di San Cassiano, il sentiero per arrivarci parte a ridosso dell’inizio del tracciato ciclo-pedonale della ex ferrovia Narni-Nera Montoro dove si trovano anche i resti del Ponte di Augusto.
Quarto giorno di viaggio sulla Via dell’Acqua
È da qui che inizia il nostro quarto giorno di viaggio. Il ponte è un vero capolavoro dell’architettura romana e con i suoi 30 metri di altezza ci mostra tutto il livello di tecnica raggiunto dalle maestranze dell’antica Roma. Fiancheggiando l’attuale ferrovia ci immettiamo sul tracciato della ex ferrovia Narni-Nera Montoro.
Un cartello e una recinzione ci indicano che il percorso è interdetto per lavori in corso ma noi sappiamo, avendolo già esplorato qualche mese fa, che lavori in corso non ce ne sono e che il percorso viene quotidianamente utilizzato da bikers, da runners o da semplici passeggiatori, è il solito mistero all’italiana! Quindi sfruttiamo un varco laterale per superare la recinzione e ci inoltriamo sul percorso, il fiume Nera scorre alla nostra sinistra. Dopo circa 4 km e superate due brevi gallerie, si apre davanti a noi una visione unica, il piccolissimo borgo di Stifone.
Sulla riva opposta a quella sulla quale stiamo pedalando, ci appare questo minuscolo borgo caratterizzato dalla presenza di numerose sorgenti d’acqua che si tuffano nel Nera conferendogli una spettacolare trasparenza e colorazione blu cobalto. Un sottopassaggio e un ponte pedonale di recente costruzione ci consentono di attraversare il Nera e di raggiungere questo piccolo nucleo quasi disabitato. Molte delle vecchie case sono malmesse, altre sono state oggetto di ristrutturazione, ma quello che cattura la nostra curiosità sono i vecchi lavatoi e, duecento metri più a valle, una vecchia opera idraulica che crea una sorta di piscina naturale alimentata dalle acque sorgive. Ne approfittiamo per rinfrescarci un po’.
Usciamo quindi sulla Via Ortana che sovrasta il piccolo borgo e in discesa raggiungiamo la stazione ferroviaria di Nera Montoro. Continuando sulla via Ortana pedaliamo in direzione di San Liberato superato il quale procediamo su strade secondarie seguendo le indicazioni per il campo sportivo. Superato il campo sportivo ci ritroviamo a pedalare di fianco al Lago di San Liberato, un lago artificiale creato dallo sbarramento del Nera che è popolato da un infinità di anatre, aironi e altri uccelli acquatici. La strada prosegue poi lungo il canale artificiale che porta alla centrale di produzione dell’energia idroelettrica e all’altezza della quale un ponte sulla sinistra ci consente di attraversare il canale stesso.
Attraversato il canale proseguiamo dritti e dopo circa 300 metri si svolta a destra e, dopo 100 metri, di nuovo a destra all’altezza di un grande traliccio dell’alta tensione. Da qui manteniamo la strada bianca passando sotto l’autostrada A1 nel punto in cui il Nera confluisce nel Tevere.
Stiamo ora pedalando sulla sponda sinistra del Tevere e sopra di noi fanno la guardia i borghi di Guadamello e San Vito mentre l’abitato di Orte Scalo lo vediamo adagiato sull’altra riva del fiume. Continuiamo su una bellissima strada bianca, larga e scorrevole, in direzione di Ocriculum, il sito archeologico che si trova sulla riva del Tevere ai piedi di Otricoli.
Lasciamo sulla nostra sinistra dei grandi capannoni di lamiera che scopriamo essere hangar per aerei ultraleggeri e superata una impegnativa rampa di 300 metri, giungiamo al cancello che consente l’ingresso al sito archeologico. Si può entrare gratuitamente e gironzolare per il sito con la bicicletta spostandosi dalle Terme al Teatro, all’Anfiteatro e ad un ritrovato tratto dell’antica via Flaminia costruita con il tipico basolato romano. Scendendo verso il Tevere si raggiunge Porto dell’Olio, l’antico porto dove l’olio umbro veniva imbarcato per essere trasportato a Roma. I ruderi presenti nel sito non rendono bene l’idea della fastosità che poteva avere questo posto che, all’epoca, si sviluppava su un’area di 36 ettari, ma se si pensa alla bellezza del mosaico che costituiva il pavimento delle terme risalenti al II secolo A.C., che ora si trova nella sala rotonda dei Musei Vaticani, allora possiamo immaginare questo luogo con altri occhi.
Continuiamo a pedalare su una bella strada bianca fino a quando in località Campitelli non ci immettiamo sulla S.S. 3 Flaminia. La percorriamo, in direzione di Roma, e dopo 6 km transitiamo sul Ponte Felice che ci consente di attraversare il Tevere, siamo così entrati nella Tuscia viterbese. Dopo 1,5 km, nella piccola frazione di Borghetto di Civita Castellana, lasciamo la Flaminia e, deviando a sinistra, ci immettiamo su una strada bianca che costeggia la ferrovia Roma-Orte. Il Tevere scorre ora alla nostra sinistra e sull’altra sponda ci sorveglia dall’alto il piccolo borgo di Foglia. La strada improvvisamente piega a destra e passiamo sotto le ferrovie Roma-Orte e Alta Velocita, che in quel tratto corrono appaiate.
Dopo poco, seguendo la strada, lasciamo l’ansa del Tevere e iniziamo a costeggiare il fiume Treja, sulla sponda sinistra, per circa un chilometro. Un piccolo ponte con cancello, facilmente superabile in caso di chiusura grazie ad un varco laterale, ci consente di attraversare il Treja e svoltiamo subito a sinistra continuando a costeggiare, questa volta sul lato opposto, questo piccolo affluente del Tevere.
Si continua a pedalare lungo il Treja per circa 3 km, fino alla confluenza con il Tevere. Da qui la strada sterrata corre dapprima lungo il Tevere e poi lungo la linea ferroviaria dell’Alta Velocità. La sterrata diventa strada bianca proprio passando sotto la linea ferroviaria e continuiamo a pedalare verso sud costeggiando ora l’autostrada A1 che corre alla nostra sinistra.
Superato un breve dislivello e quando la luce del tramonto inizia ad allungare le nostre ombre, si apre davanti a noi la Sabina.
In un B&B ai piedi del Monte Soratte concludiamo la nostra quarta tappa.
Il quinto giorno: verso Roma
Il quinto giorno ci vede in piedi di buon mattino, 65 km ci separano dalla meta finale e per mezzogiorno vogliamo essere in Piazza San Pietro per l’Angelus di Papa Francesco.
Il Tevere, nel suo tratto sabino, ci regala un gioco di specchi eccezionale. I piccoli borghi arroccati sui colli della Sabina, romana e reatina, si riflettono nelle placide acque che con il loro lento scorrere ci accompagnano verso la capitale, Stimigliano e Forano sulla sponda sinistra, Ponzano Romano, Filacciano, Torrita Tiberina e Nazzano su quella destra.
Mentre ci lasciamo alle spalle il maestoso monte Soratte, percorriamo una bella strada bianca che fiancheggia il Tevere fino all’ingresso nella Riserva Naturalistica Tevere-Farfa. Anche qui lo sbarramento del fiume, per la creazione di una centrale idroelettrica, ha creato un’oasi naturalistica ricca di flora e fauna acquatica e in cui trovano rifugio decine di specie di uccelli migratori. Il sentiero naturalistico continua fiancheggiando il cosiddetto Lago di Nazzano e termina sulla Via Tiberina.
Usciti dalla Riserva e proseguendo sulla Via Tiberina giungiamo, dopo 5 km, a Fiano Romano dove una bella torre merlata ci guida verso il centro storico di questa cittadella di origini etrusche, divenuta oramai estrema periferia della Capitale.
Usciti dal centro storico proseguiamo sulla via Tiberina in direzione della Capitale, pedalando sul lato sinistro, lungo il quale corre una pista ciclabile. Dopo circa 5 km incontriamo il Lucus Feroniae, un sito archeologico di quella che nel III secolo A.C. era un’area sacra dedicata alla dea sabina Feronia. Interessante e gratuita la visita agli scavi e all’annesso museo.
Si giunge a Roma
Tornati sulla Via Tiberina, ci accingiamo ad affrontare il tratto meno interessante di tutto il viaggio, una ventina di chilometri di asfalto che ci conducono fino al quartiere romano di Labaro, dove, nei pressi dello svincolo del Grande Raccordo Anulare, inizia la pista ciclabile che, costeggiando le anse del Tevere, conduce fino al centro storico della Città eterna.
Con qualche difficoltà e con l’aiuto di un ciclista di passaggio riusciamo ad individuare il punto di accesso alla ciclabile (per una città che punta alla mobilità sostenibile qualche segnale stradale dedicato non guasterebbe!) e ci ritroviamo a pedalare tra tanti ciclisti della domenica, runners, pattinatori e ski-rollers.
Ci divertiamo a riconoscere i quartieri romani da questo punto di osservazione completamente nuovo a mano a mano che ci avviciniamo alla nostra meta finale, Tor di Quinto, Ponte Milvio, il Foro Italico, Prati e finalmente Castel Sant’Angelo con l’omonimo ponte e all’altezza del quale riemergiamo al livello stradale.
Percorriamo quindi Via della Conciliazione in mezzo a una folla di turisti e pellegrini che, come noi, si stanno recando in Piazza San Pietro e finalmente giungiamo alla meta giusto in tempo per trovare il punto ideale dal quale assistere all’Angelus di Papa Francesco.
Finisce qui il nostro viaggio dopo 5 giorni, 260 km (incluse le deviazioni) e circa 2100 metri di dislivello.
Il Giubileo straordinario è ormai alle porte e spero che questa nuova “Via” possa diventare un riferimento per i cicloviaggiatori che, anche per l’occasione, vorranno godersi in bici questi meravigliosi luoghi.
I Ringraziamenti per questa bella esperienza vanno in primis ad Ambra che, completamente digiuna di bici, ha accettato la sfida; a Fabrizio,Alfredo e Mauro per i suggerimenti dati nel tracciare il percorso; alla Cicli Montanini che ci ha offerto il supporto tecnico per le bici e alla NW Sport che ha realizzato le speciali e bellissime maglie per il viaggio.
In risposta a Riccardo Visintin, comunico che la traccia ufficiale del percorso, che prevede anche la possibilità di richiedere la credenziale, è disponibile al seguente link: https://viadellacquaassisi.wixsite.com/laviadellacqua
In ogni caso esistono sia il sito ufficiale che la pagina Facebook del progetto.