Il 23 giugno 2016 i cittadini del Regno Unito hanno votato in favore della cosiddetta Brexit, cioè l’uscita dall’Unione Europea del loro Stato. In questo modo hanno messo in moto un lungo processo, che durerà anni, e avrà enormi conseguenze sul piano politico, sociale ed economico; conseguenze spesso non facili da prevedere.
Non è compito nostro cercare di fare previsioni ad ampio respiro; quello che più ci interessa su queste pagine virtuali di Bikeitalia è capire quali possano essere gli effetti della Brexit sul mercato delle bici. Il Regno Unito non è un grande produttore di bici: nel 2015 sono uscite da fabbriche britanniche solamente 53’000 bici, contro le 2 milioni 344’000 prodotte in Italia (fonte CONEBI). Tuttavia, oltremanica si producono alcune bici e accessori di alta qualità, con brand forti e facilmente riconoscibili dagli appassionati. Basti pensare a Brompton, Rapha, Brooks, Endura… I loro prodotti sono esportati in Europa e in tutto il mondo, e anche in Italia hanno un seguito di utilizzatori fedeli.
Cosa succederà a questi prodotti una volta completata la Brexit? Ci saranno dazi alle importazioni che faranno salire i prezzi? O un cambio euro/sterlina più favorevole li renderà invece più appetibili? Proviamo a fare un po’ di ordine.
L’impasse politico
Tecnicamente, dal punto di vista legale, il risultato del referendum non ha cambiato nulla. Il Regno Unito è ancora pienamente parte dell’Unione Europea. Dal punto di vista politico però il referendum ha creato una crisi di governo, con David Cameron che si è dimesso dalla carica di primo ministro per lasciare il posto a Theresa May, la quale si è impegnata ad avviare i negoziati che porteranno all’effettiva Brexit.
Questi negoziati non sono ancora formalmente iniziati; anzi, gli ultimi mesi hanno visto roventi dibattiti all’interno del Regno Unito, e fra Londra e Bruxelles, su chi, come e quando debba iniziare ufficialmente la procedura di uscita dall’UE. Vi risparmiamo i dettagli, ma sostanzialmente entro la primavera Theresa May dovrebbe invocare l’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea e dare inizio così ai negoziati, che si protrarranno per anni.
Le conseguenze sul tasso di cambio
Nel frattempo però ci sono state serie conseguenze a livello economico. E in particolare sul tasso di cambio fra sterlina e euro. Guardiamo questo grafico (tratto dal Sole 24 Ore):
Mostra l’andamento del tasso di cambio euro/sterlina negli ultimi due anni. Come possiamo notare, per tutto il 2015 il tasso è rimasto stabile, con minime fluttuazioni. A partire dal 2016 però ha cominciato ad aumentare: si avvicinava il referendum sulla Brexit, e quindi l’incertezza. Da fine giugno 2016 il tasso si è impennato: il risultato del referendum ha infatti creato ancora più incertezza, che è la cosa che gli operatori economici temono di più. Il tasso si è per il momento nuovamente stabilizzato, ma a un livello molto più alto rispetto a un anno fa. Se a inizio 2016 un euro valeva solo 70 pence, ora ne vale ben 85.
Cosa succede ai prezzi delle bici britanniche?
Di conseguenza, i prodotti con prezzi espressi in sterline sono diventati molto più economici per chi compra in euro. Rovesciando la prospettiva, se a inizio 2016 per pagare un prodotto da 100 sterline si dovevano spendere circa 135€, ora se ne devono spendere solo circa 115. Se fate acquisti online su siti con prezzi espressi in sterline, questo è un vantaggio di cui potete già usufruire.
Se torniamo a considerare più precisamente il nostro tema però, e cioè le conseguenze sul mercato di bici e accessori prodotti in UK e importati in Europa, il quadro si fa più complicato.
È vero che importare bici e accessori dal Regno Unito diventa più conveniente. È vero anche però che queste bici e accessori sono spesso prodotti con materiali che a sua volta il Regno Unito importa da altre aree monetarie (euro, dollaro, yen, yuan). Se un produttore britannico paga di più i suoi beni di produzione perché la sterlina si è svalutata, sarà costretto ad alzare i prezzi.
Il caso delle Brompton
Questo ci è stato confermato da Ronald Amery, amministratore di Jigsaw Place srl, azienda che distribuisce in Italia le famose bici pieghevoli Brompton:
“Il prezzo delle bici è sceso di circa 5% in Italia rispetto all’anno precedente.
Bisogna considerare però una serie di elementi:
* i prezzi 2017 sono stati fissati dalla Brompton poco tempo dopo il referendum, in un momento di elevata volatilità dei cambi
* il modello 2017 ha delle novità tecniche che, per il listino Brompton espresso in sterline, hanno portato ad un aumento del prezzo del 2,5%. In altre parole l’effetto Brexit sul prezzo in Euro è di circa 8% (= 1,025 / 0,95).
* Brompton si fornisce da fornitori britannici ma anche, in parte, da fornitori extra Gran Bretagna. Il calo della sterlina ha, di conseguenza, causato un aumento del costo per una parte degli acquisti.”
Il punto di vista di Rapha
Abbiamo anche parlato con Emilio Foa, Chief Financial Officer di Rapha. Rapha è un brand globale, con il 75% del business online; anche per questo i prezzi sono tendenzialmente allineati fra i vari mercati, con aggiustamenti solo marginali, e non cambiano durante la stagione.
I costi dei prodotti vengono sostenuti al 50% in euro e al 50% in dollari; mentre i costi per le strutture di produzione e per i lavoratori sono sostenuti in sterline. D’altro lato i ricavi sono abbastanza equamente suddivisi fra euro, sterline, dollaro e altro. In un quadro così complesso ciò che si perde da una parte a causa della svalutazione della sterlina viene compensato da un’altra voce di bilancio.
Hard Brexit o Soft Brexit?
Ricapitoliamo: dal punto di vista legale finora non è cambiato nulla. Dal punto di vista economico la fluttuazione dei tassi di cambio ha reso più economico fare acquisti in sterline, e ha avuto un impatto relativamente basso sul listino prezzi in euro. Ma le conseguenze della Brexit non si fermano certo qui.
Quello che seguirà nei prossimi anni sarà un grande dibattito su due livelli strettamente intrecciati: dal punto di vista tecnico, sarà necessario capire come il Regno Unito possa uscire dall’Unione Europea, un’operazione enormemente complessa, senza alcun precedente storico. La complessità di questo livello tecnico sarà impossibile da seguire, e verrà semplificata sul piano politico nel dibattito fra i sostenitori di una Hard Brexit e quelli di una Soft Brexit. I primi vogliono distanziarsi il più possibile da tutto ciò che è Europa, dal mercato unico alle direttive, dalla libertà di movimento delle persone alle sentenze della Corte di Giustizia Europea. Chi vuole una Soft Brexit invece vorrebbe restare il più possibile legato all’Europa, senza tradire il risultato del referendum.
Il tutto mentre la stessa Unione Europea rischia di sgretolarsi; anzi, c’è una certa probabilità che il dibattito sulla Brexit venga reso inutile dalla fine dell’Unione Europea. Ognuno può pensarla come vuole, ma è importante rendersi conto che siamo di fronte a cambiamenti epocali; basti ricordare che l’Unione Europea nasce per convincere gli stati europei a non farsi continuamente guerre gli uni contro gli altri.
In questa situazione di grande incertezza, gli operatori economici devono navigare a vista cercando di pianificare i loro investimenti.
Secondo il dottor Foa, Rapha si pone nei confronti della Brexit in modo “attento ma non preoccupato“. Rapha ha un posizionamento particolare: non si tratta né di un brand di lusso, né di un’azienda che punta a vendere al prezzo più basso. Rapha punta sulla passione della sua community, a cui vende direttamente senza intermediari (online oppure tramite i brand store) e questo dovrebbe tenerla al riparo da eventuali conseguenze negative per dazi. Un dubbio è stato espresso dal dottor Foa relativamente alla possibilità di attrarre talenti dall’estero, dato che l’immigrazione nel Regno Unito verrà probabilmente resa più difficile.
Anche secondo il signor Amery “per il futuro tutto dipenderà delle trattative dei prossimi mesi. Ma visto che si parla di ‘hard Brexit’ è indubbio che sarà più complicato e più costoso fare commercio con la Gran Bretagna nel futuro“.
Insomma, il quadro è complicato, e il piccolo settore delle bici e accessori prodotti nel Regno Unito si trova in balìa di eventi molto più grandi. Vi terremo aggiornati.
La verità è che il ciclismo è la moda del momento il che porta i prezzi alle stelle, biciclette da 12000 euro, un paio di scarpe 350 euro, una giacca invernale 350 euro, pantaloncini da 200 euro…è un mercato impazzito come in tutti gli altri settori del resto e la colpa è proprio di chi compra a cifre folli solo perchè lo fanno tutti e perchè fa “figo” (vedo ciclisti della domenica con 1000 euro di vestiario per fare 60 km…) Io preferisco vestirmi da barbone e uscire 4 volte a settimana…