GRAB: Il Grande Anello delle Polemiche

16 Marzo 2017

“Un anello per domarli, un anello per trovarli,
un anello per ghermirli e nel buio incatenarli.”
(J.R.R. Tolkien)

grab-cambiare-roma

GRAB, un tratto del Grande Raccordo Anulare delle Bici a Roma

Provo a scrivere due righe sullo stato di avanzamento del progetto GRAB, dato che da più parti vengo interpellato per esprimere un’opinione sull’argomento. Dando per scontato che non tutti sappiano cos’è successo dal 2006 ad oggi, rimando all’articolo pubblicato un anno fa sul sito Bikeitalia.it per gli approfondimenti sulla storia pregressa.
L’articolo fotografa la situazione al febbraio 2016, concludendo col sottoscritto come ancora facente parte del Team GRAB. Cos’è successo nell’ultimo anno? In realtà, come già all’epoca sospettavo, le mie posizioni ‘non allineate’ coi desiderata dell’autodenominato capoprogetto avrebbero portato a brevissimo alla mia dipartita dall’associazione Velolove, che solo pochi mesi prima avevo partecipato a fondare.
Il punto è che l’idea originaria, quella di un’infrastruttura ‘leggera’ ed a basso costo, realizzabile con un minimo impegno di spesa in tempi brevissimi, si era lentamente ma inesorabilmente andata trasformando in un ‘progetto di rigenerazione urbana’ estremamente invasivo rispetto alle realtà toccate.

GRAB_GRABIKE
Se il GSA era una traccia, un sentiero, capace di ricucire insieme porzioni diverse del tessuto urbano, restituendole nella loro essenza e naturalezza, il GRAB, al contrario, passaggio dopo passaggio, procedeva a trasformarsi in un’infrastruttura capace di ‘segnare’ irreversibilmente gli spazi attraversati, con l’intento di ‘ridisegnarli’ ed uniformarli ad un unico, a mio parere molto discutibile, canone estetico, occupando spazi di città prima solo sfiorati, accumulando interventi decisamente pesanti sotto il profilo urbanistico e sociale.
Opinioni personali e collettive a parte, le fasi di valutazione e progettazione sono andate avanti. Il Ministero per le Infrastrutture ha (ri)commissionato al Comune di Roma la progettazione dell’opera, ed i tecnici incaricati hanno cercato di trovare una quadra tra le galoppanti fantasie delle associazioni promotrici, i costi reali, i vincoli viari ed urbanistici e la ‘vision’ urbana della nuova giunta, insediatasi a luglio.
Il risultato è stato consegnato per la valutazione al MIT nei mesi scorsi, accogliendo ed integrando molte delle modifiche e variazioni inserite dai promotori nell’arco di tempo intercorso tra la versione proposta alla giunta Marino nell’estate del 2015 e la nuova del 2016. Il nuovo progetto reimmaginato da Velolove modifica per intero l’ultima parte del percorso, trasferita dalla banchina fluviale (dove un corridoio ciclopedonale è già esistente) alla rete viaria dei quartieri Flaminio e Prati, fino alle stradine del Ghetto, con la previsione di eliminazione di un migliaio abbondante di posti sosta per le auto, in una scelta definita, dai proponenti, ‘coraggiosa’.
Ora, a casa mia, il coraggio è di chi le cose le fa, non di chi chiede ad altri di farle al proprio posto. E lungi da me difendere il ‘diritto alla sosta’ ed i posti auto dei residenti, ma è nel pieno diritto di un’amministrazione eletta da alcune centinaia di migliaia di cittadini decidere da sé le proprie politiche urbanistiche, anziché farsele dettare da un grappolo di associazioni elette soltanto da se stesse.
Il Comune di Roma ha quindi prodotto un progetto rimodulato in base alla propria ‘vision’ delle esigenze dei cittadini, cosa che ha innescato reazioni decisamente scomposte da parte dei comitati promotori, che hanno raccontato, con toni accalorati, di ‘tradimento’, ‘occasione perduta’, ‘progetto impoverito’, in un tentativo, decisamente poco sottile, di orientare le decisioni del Ministero in merito al finanziamento dell’opera.

GRAB, un tratto del Grande Raccordo Anulare delle Bici a Roma
Ora siamo al paradosso di un comitato promotore che, di propria sponte, sabota il progetto da esso stesso promosso mettendolo in cattiva luce, e con esso sia il Comune di Roma, che dovrà realizzarlo, sia il Ministero delle Infrastrutture, che dovrà (a questo punto dovrebbe) finanziarlo. E solo perché il progetto presentato non accoglie, per filo e per segno, tutti i desiderata delle organizzazioni proponenti.
Desiderata che, se accolti, produrrebbero un incremento significativo dei costi già molto elevati calcolati in base al progetto preliminare (quasi il doppio di quanto spannometricamente stimato dai proponenti, nonostante la rinuncia a diversi interventi di natura prevalentemente cosmetica). Desiderata che, oltretutto, non coincidono con le priorità di intervento che l’amministrazione si è data sui temi della mobilità e dell’organizzazione urbana, venendo a rappresentare una pesante ingerenza sulle scelte urbanistiche della città.
Difficile comprendere i motivi di tanta belligerante intransigenza, se non nei termini di una ‘vision’ talmente egocentrica da non poter accettare l’idea che una Città Metropolitana ed un Ministero possiedano competenze tali da poter valutare, in tutta serenità, cosa sia meglio per la collettività, anche in difformità da quanto suggerito. O, a pensar male (che, come suggeriva il Divo Giulio, “si fa peccato”), che a questo punto sia più interessante affondare il progetto rispetto al vederlo realizzato.

Commenti

5 Commenti su "GRAB: Il Grande Anello delle Polemiche"

  1. Gabriele ha detto:

    Egr. Assessore alla Mobilità Pierfranceschi,

    ho letto e riletto queste sue righe. Senza dubbio è assolutamente “nel pieno diritto di un’amministrazione eletta da alcune centinaia di migliaia di cittadini decidere da sé le proprie politiche urbanistiche”, andando ad ascoltare quelle che sono le reali esigenze dei cittadini. Quello che fa e deve far più rumore a mio avviso , tralasciando i vari discorsi politici e strumentalizzanti che immagino ci possano essere dietro questo scottante argomento e di cui, da semplice cittadino, sono all’oscuro, è che ci sono emergenze che una città in crisi come Roma deve saper affrontare con il pugno duro. Una di queste emergenze, come lei ben sa, è data sicuramente dai problemi della mobilità (tra l’altro scelta dai cittadini come tema per il bando europeo Azioni Urbane Innovative): per far fronte a questa emergenza, che influenza vari settori del vivere sociale (ambientale, economico, sociale e anche medico) bisogna essere, mi passi il termine, un po’ “dittatori”, bisogna insomma fare dei torti a qualcuno (sto parlando in generale, non solo del progetto Grab). Ad esempio “l’eliminazione di un migliaio abbondante di posti sosta per le auto” o altri interventi “coraggiosi” non dovrebbero mai rappresentare un ostacolo per la realizzazione di un’opera che mira, oltre a promuovere la mobilità dolce nell’Urbe, anche a ” valorizzare le identità e le eccellenze del nostro territorio” e a essere “uno strumento di promozione del patrimonio storico-artistico che viaggerà su due ruote” citando il Sindaco Raggi nel giorno della firma del protocollo.
    Secondo me un vero leader non dovrebbe mai lasciarsi impaurire da eventuali ripercussioni di una sua decisione se il fine ultimo di questa decisione è costituito dal miglioramento della vita sociale, ambientale, economica e della salute dei propri cittadini. (l’articolo apparso su questo blog sulle intenzioni del sindaco di Londra è eloquente da questo punto di vista).

    Gabriele

    1. Marco Pierfranceschi ha detto:

      Allora vediamola da un altro punto di vista. Se questa giunta ha realmente intenzione di ‘rivoluzionare’ l’uso della città (intenzione sulla quale ho pochi dubbi), dovrà mettere in atto tutta una serie di interventi a tale riguardo, inclusa l’eliminazione di posti auto, pedonalizzazioni, revisione delle discipline di traffico, zone 30, e questo sull’intero territorio cittadino. Tutto ciò va pianificato con cura per evitare che la cittadinanza possa vivere una ‘crisi di rigetto’. Ora io ritengo perfettamente legittimo che l’amministrazione possa decidere se e come inserire in questo piano progetti esterni, altri, ivi incluso il GRAB. Il Comune di Roma può a mio parere valutare che, nell’ottica di eliminare “oltre mille posti auto” la priorità vada data a situazioni diverse, e che il GRAB possa essere gestito in maniera meno invasiva.

      1. Gabriele ha detto:

        Che bisogna agire sull’intero territorio cittadino non c’è ombra di dubbio. Spero infatti che i diversi progetti presentati contestualmente all’anello non vengano messi in disparte, come sembra, perchè sono progetti (alcuni tra l’altro finanziati come il ponte ciclopedonale Sacco Pastore-Conca d’Oro) che erano già presenti a prescindere dal Grab e che dimostrerebbero questa presunta intenzione dell’amministrazione. Il GRAB non deve essere un punto di arrivo, bensì di partenza, e su questo credo che abbia pochi dubbi anche lei. Ma per “rivoluzionare” l’uso della città , c’è poco da fare, gli interventi devono essere invasivi. Non bisogna pensare ai voti che si perdono, ma ai benefici che ne derivano. In questo l’attuale amministrazione sta dimostrando di non essere dissimile da tutte quelle che l’hanno preceduta e di cui si propone come superamento.

  2. Alessandro ha detto:

    Ma la banchina tevere è a volte sommersa, dopodichè non è immediato il suo ripristino. Quindi un turista potrebbe venire a roma per il GRAB e poi scoprire che non può farlo tutto. Senza contare che il GSA “snello” è per le persone snelle. Io l’ho fatto tante volte ma con dei bambini piccoli non lo farei…

    1. Marco Pierfranceschi ha detto:

      L’ultima piena ‘importante’ del Tevere risale al 2012. In anni recenti il livello è raramente salito a lambire la pista, e l’impraticabilità si è protratta oltre il rientro del fiume negli alvei principalmente per mancata tempestiva manutenzione (lavar via il fango bagnato con le pompe che attingono acqua dal fiume, prima che questo si solidifichi) che per reale necessità. Anche lo svuotamento dei bacini di scolmamento a monte ha spesso ottenuto di ‘bagnare’ la pista, ma in questo caso è sufficiente controllare il deflusso in maniera che sia leggermente più lento. La questione più ostativa, per come la vedo io, è il proliferare estivo delle ‘salsiccerie’, ma anche quel fenomeno, se diversamente gestito, potrebbe arricchire l’esperienza turistica anziché mortificarla. Poi, se vi va, parliamo del graffito di Kentridge…

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