Giovedì 20 aprile si è tenuto presso l’Acquario Civico di Milano l’evento “Bikefood: Sostenibilità e innovazione della logistica del cibo”. L’appuntamento, organizzato da Bikenomist per conto di TRT Trasporti e Territorio quale evento conclusivo del progetto europeo “Cyclelogistics Ahead”, ha riunito i principali operatori del settore delle consegne in bicicletta attivi nella gastronomia e nella ristorazione. Non solo Foodora e Deliveroo, big player di questo mercato, ma ha offerto spazio anche a numerose realtà imprenditoriali locali attive nel capoluogo lombardo, ognuna con il proprio bagaglio di esperienze da condividere, da Urban Bike Messenger a Cortilia, da Ortociclo a Foorban.
La manifestazione si è aperta con un breve saluto inaugurale da parte dell’Assessore Mobilità e Ambiente del Comune di Milano, Marco Granelli.
I numeri
È importante, per capire l’entità del settore dei trasporti nelle città, elencare qualche dato, in questo caso relativo a Milano (fonte AMAT).
Nel capoluogo lombardo, gli accessi in centro da parte di mezzi a motore che trasportano merci (nella quasi totalità autocarri) sono pari al 10% degli ingressi totali. Circa 11 mila veicoli al giorno che provvedono da soli al 27% delle emissioni totali da traffico.
Le attività commerciali della ristorazione sono 27 mila e il cibo rappresenta il 43% dei movimenti totali di presa e consegna merci, operazioni effettuate prevalentemente su strada (80%) con largo abuso della doppia fila (28%).
Un mercato, quello del food delivery, che ha registrato 400 milioni di fatturato nel 2015 e ne prevede 700 per il 2017.
In Italia negli ultimi 10 anni sono nate circa 60 aziende di consegne in bici, di cui 15 operano a Milano.

Cosimo Chiffi di TRT Trasporti e Territorio
Questi numeri sono l’espressione di un fenomeno in forte espansione, ma che almeno in Italia non è stato sostenuto – al netto di Area C a Milano – da adeguate politiche di supporto. Quali potrebbero essere i margini di crescita del settore se queste politiche fossero invece attuate? Se le strade fossero più sicure per chi va in bici e se fosse disincentivato l’ingresso in città di furgoni e camion, creando invece degli hub di periferia e lasciando la logistica dell’ultimo miglio a mezzi più agili ed efficienti come le cargo bike? Oltre allo sviluppo di questo business sostenibile, i benefici maggiori di tali scelte ricadrebbero proprio sulla collettività, come lo snellimento del traffico, la riduzione dell’inquinamento e della presenza di mezzi ingombranti in strada.

Gianni Galluccio – Head of Operations di Foodora
È bene ricordare che alcune delle aziende presenti non sono nate proponendo da subito le consegne in bici né hanno una particolare vocazione “green”, ma si sono convertite ad esse dopo averne valutato la superiorità in termini di efficienza e velocità. E’ il caso ad esempio di Deliveroo, che inizialmente operava a Londra con degli scooter. “La nostra non è una scelta assolutistica verso la bicicletta – spiega Martino Madelli, operation manager dell’azienda – ma una scelta di efficienza. Ad oggi, la nostra flotta è costituita per l’85% circa da biciclette e per il resto da scooter”. Anche a fronte di una mera valutazione di convenienza, quindi, la bicicletta in città è più efficiente di uno scooter 8 volte su 10.
Il futuro
Con una diffusione importante della ciclologistica potremmo assistere nel prossimo futuro ad alcuni scenari interessanti, andiamo a vederli.
Le grandi multinazionali assolderanno sempre più ciclisti (o rider) per le consegne, ed è auspicabile che non lascino i propri dipendenti in balìa del traffico e delle scarse condizioni di sicurezza sulle strade, ma piuttosto lavorino attivamente per migliorarle. Nessun’azienda tradizionale del settore ciclistico, nemmeno la più virtuosa, ha un interesse così diretto nella promozione del ciclismo urbano, perché per la prima volta un esercito di ciclisti urbani si ritrova ad essere la colonna portante di un business che muove già milioni di euro ed è destinato a crescere ancora.
Queste aziende potrebbero quindi richiedere considerazione da parte delle amministrazioni dei comuni in cui operano, aprire tavoli di confronto e fare rete per rafforzare le proprie istanze.
In alternativa o parallelamente, potremmo prevedere il coinvolgimento delle aziende stesse in azioni dirette in favore della sicurezza stradale, in campagne di comunicazione (cartelloni e affissioni pubblicitarie a richiamare l’attenzione degli automobilisti), nel rifacimento di una strada o di una ciclabile o ancora nel finanziamento di ciclofficine convenzionate per la manutenzione e riparazione dei mezzi.
Allo stesso tempo, dovranno essere chiariti una volta per tutte gli aspetti della tutela dei lavoratori in termini di retribuzione oraria, assicurazione e contrattualistica, di cui negli scorsi mesi si è parlato molto. Le aziende, che esigono efficienza dai propri dipendenti/collaboratori, dovrebbero offrire condizioni trasparenti e in linea col mercato, senza spremere il personale concedendo poi aumenti riparatori per sedare gli animi.
Qualunque cosa succeda, è evidente che nel prossimo futuro il ruolo della ciclologistica, in particolare nella consegna del cibo, assumerà un rilievo sempre maggiore nelle nostre città e la buona notizia è che sia il settore pubblico, sia il privato si stanno attrezzando per farvi fronte.
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