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Tenetevi pure il vostro ciclismo

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Ieri ho letto la notizia, rimbalzata dalle testate ai social, di un ragazzino (poco più che bambino) di 14 anni, trovato positivo a un test antidoping. Il ragazzo è stato trovato positivo a un potente anabolizzante, detto Mesterolone, durante un controllo in una gara regionale del Lazio. Sì, avete capito bene, una gara regionale, come altre mille che se ne corrono in Italia, delle quale ci si dimentica l’ordine di arrivo nello stesso momento in cui si torna a casa.
È anche stato segnato un triste record: si tratta del più giovane atleta mai trovato positivo a un controllo antidoping.
Il presidente della Federazione dei medici sportivi del Lazio, il dottor Carlo Tranquilli, l’ha definita “una follia”.
Oltre alle squalifiche (spero radiazioni a vita) e alle conseguenze sulla salute del ragazzo, c’è anche da ragionare su un fatto: è questo il ciclismo che vogliamo? È questo ciò che desideriamo insegnare ai nostri figli?
La bicicletta è fatica, sudore, impegno, è maestra di vita, perché insegna a non mollare mai, a tenere botta, a spingere sui pedali anche quando si è stanchi, scoraggiati, impauriti. E lezioni di questo genere migliorano l’autostima, la forza di volontà e la capacità di andare avanti di qualunque persona, soprattutto in un bambino.
Qual è l’insegnamento che un genitore, un allenatore, un dirigente danno quando permettono che vengano iniettate sostanze di quel genere a un bambino? I soldi, la fama, la sicurezza economica per tutta la famiglia, il pensiero di una vita migliore guadagnata sulle spalle (e sulla vita) del proprio “enfant prodige”, tutto questo giustifica il doping?
Il presidente del Coni, Malagò, ha definito la storia come “tristissima”.
Io sono il papà di un bambino di 13 mesi e ogni giorno incontro neopapà che immaginano il figlio campione di ciclismo, calcio, medaglia olimpica, pieno di soldi e fama. Se non iniziamo noi a insegnare ai nostri figli che perdere non è una disgrazia e che vincere non è l’unica prerogativa, come potremo pensare che queste “storie tristissime” non si ripetano?
Di mio sono determinato a impegnarmi con tutto me stesso affinché mio figlio non scelga il ciclismo come sport. Vada a fare qualsiasi sport ma non il ciclismo agonistico. Tenetevelo pure voi questo sport, io continuerò a usare la bicicletta per sudare e divertirmi.

Commenti

  1. Avatar Gianluca ha detto:

    Direi che in uno sport “agonistico” bisogna certo saper perdere, MA bisogna avere la possibilità di vincere. Praticare uno sport dove sai già che non vincerai mai non è agonismo, é masochismo!
    Nemmeno io spingerò mai mio figlio a fare ciclismo agonistico, ma solo a praticarlo come bellissimo sport, in special modo la mtb.

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