È risaputo a tutti i ciclisti che in bici bisogna fare particolarmente attenzione ai binari di tram e treni. Ma quanto possano essere pericolosi i binari se non affrontati correttamente lo dimostra questo video che arriva dagli Stati Uniti, che mostra una lunga successione di incidenti registrati nel corso di soli due mesi.
La storia dietro a questo video, e gli sviluppi che ne sono derivati, sono particolarmente interessanti.
Questo tratto di strada interessato dall’attraversamento ferroviario è ben visibile dagli uffici dell’Università del Tennesse. I ricercatori dell’Università avevano notato più volte questi incidenti, fin quando non hanno deciso di studiarli con più attenzione. Dopo aver installato una videocamera in uno dei loro uffici, hanno analizzato attentamente le immagini per comprendere quanti incidenti avvenivano, e in quali condizioni.
In due mesi, sono stati registrati 13’247 ciclisti nell’atto di attraversare i binari; di questi, 53 sono caduti, una proporzione (lo 0,4%) sufficientemente alta da suscitare allarme. Nessun incidente ha per fortuna avuto conseguenze gravi. Questo vuol dire però che nessun incidente è stato riportato alle autorità, che di conseguenza non avevano traccia di questo problema. I ricercatori hanno notato che la probabilità di cadere era più alta quando la strada era bagnata; se il ciclista era donna; se il ciclista stava frenando; se procedeva su una bici da corsa; e se era in gruppo. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Transport and Health nel febbraio di quest’anno.
Ma la storia non finisce qui: come potete notare nella seconda parte del video, i ricercatori hanno allertato le autorità, consigliando loro di cambiare l’approccio della pista ciclabile ai binari. In precedenza la pista ciclabile attraversava i binari con un angolo di circa 30°. Ora l’angolo è di 60°, e gli incidenti sono molto diminuiti; l’intervento è costato 5’000 dollari. Modificare la strada in modo da far attraversare i binari con un angolo di 90° (l’angolo ideale) sarebbe costato ben 200’000 dollari.
Dei cittadini individuano un problema; lo analizzano, presentano i dati all’amministrazione, e suggeriscono una soluzione; l’amministrazione nel giro di poco tempo accetta la soluzione proposta, e la mette in pratica. Una storia banale, che dalle nostre parti può però sembrare incredibile.
Sono andato propio ieri a Torino per recuperare una bici da corsa anni 90. Al ritorno sono passato da Porta Susa. In un tratto di strada, a circa 800m dalla stazione ferroviaria, un lunghissimo tratto con pavimentazione a ciottoli e parecchi binari del tram.
Ho 30 anni di esperienza ciclistica. Ho guidato spesso a Milano Centro, in zone con binari del tram.
La ruota anteriore stava tagliando il battente con angolo di 40gradi, eppure tutto ad un tratto ha perso aderenza, scivolando nel binario. Il copertoncino da 23 non ha aiutato e la caduta e’ stata inevitable.
Incredibile, ma scusate ci sono voluti “i ricercatori” e una università per capire quello che ogni buon ciclista urbano sa da quando era bambino e ha imparato ad andare in bicicletta? Povera umanità!
Vorrei suggerire di usare sempre copertoni da dimensione minima due pollici sulla nostra bici e, in fase di acquisto di una bici nuova, adottare come criterio discriminante la possibilità di utilizzo di coperture larghe della suddetta misura. Inoltre consiglierei, pur di non rinunciare ad avere copertoni larghi, di adattare eventualmente all’ uso cittadino una bicicletta da trekking o mountain bike, che normalmente possono alloggiare pneumatici larghi. In questo modo, anche se pur sempre possibili , le cadute come quelle del video vengono ridotte al minimo. Il problema è piuttosto di ordine industriale: sono pochi i produttori che hanno in catalogo copertoni larghi ma con il battistrada adatto all’ uso cittadino, come se in città si dovesse andare solo con le pericolose gomme “strettine” oppure con goffi copertoni da mountain bike, larghi sì, ma con inutili e grossi tasselli da fuoristrada.