Poco più di 7 anni fa decisi di aprire un blog per parlare dei miei viaggi in bicicletta che mi portavano a scoprire territori nuovi così diversi da quelli che conoscevo. Pedalata dopo pedalata scoprii che esistono condizioni che permettono alle biciclette di essere utilizzate con facilità e condizioni che, invece, ne inibiscono l’uso.
E per questo iniziai ad abbandonare progressivamente la solita tiritera del quanto è bello questo e quanto è bello quello per concentrarmi invece sui motivi per cui alcuni territori sono più bike-friendly di altri. Ciò che capii quasi immediatamente è che la ragione di queste differenze sono di natura politica: nelle città dove si usa di più la bicicletta, nei territori in cui è più sviluppato il cicloturismo, questo non è frutto del caso, ma di una regia attenta che, dallo stato centrale, fino al quartiere, decide cosa deve essere fatto e come, allocando denari e risorse per ottenere determinati risultati.
Oggi quel blog non esiste più o, meglio, è diventato Bikeitalia.it che, dal giorno della sua messa online, riporta il sottotitolo (lo scopo) “trasformiamo l’Italia in un paese ciclabile”.
Nel corso degli ultimi giorni abbiamo ricevuto diverse critiche da parte di voi lettori perché abbiamo pubblicamente biasimato la scelta del Partito Democratico di non ricandidare Paolo Gandolfi alle prossime elezioni politiche. Ci è stato detto che una rivista di ciclismo non si deve occupare di politica e che sarebbe meglio se ci occupassimo solo di telai in carbonio sverniciati e riverniciati a seconda delle stagioni, cuscinetti in ceramica e freni idraulici.
Ma non è questo il motivo per cui Bikeitalia.it è nata: riteniamo che nel nostro paese ci sono già abbastanza riviste che trattano in via esclusiva le ultime novità del mercato, ovvero quello che noi consideriamo l’hardware della ciclabilità. Bikeitalia.it è nata perché ritenevamo che nel nostro paese mancasse una voce che si occupasse del software della ciclabilità, ovvero di ciò che pone le condizioni affinché le biciclette possano essere utilizzate.
E che ci piaccia o no, questo software viene deciso e sviluppato da persone che vengono elette da tutti noi e che decidono se una strada larga 10 metri in centro città debba somigliare a quella nella parte superiore della foto (Corso Buenos Aires a Milano) o a quella nella parte inferiore della foto (Frederiksborggade a Copenaghen).
Sono i politici che decidono se in un paese ci sono 102 morti all’anno in bicicletta (è il caso della Gran Bretagna) o 252 (è il caso dell’Italia). Sono i politici che decidono se è lecito installare degli autovelox davanti alle scuole (in Italia è illegale salvo condizioni particolari). Sono i politici che decidono se ci sono dei fondi per la costruzione delle piste ciclabili oppure dei fondi per la costruzione di nuove autostrade.
Noi siamo convinti che compito della stampa sia quello di formare l’opinione pubblica e di indirizzare le scelte della politica e questo è esattamente il ruolo che ci siamo ritagliati. È per questo motivo che su questa testata sentirete parlare, non solo di quanto è bello pedalare a Gran Canaria o di come si posizionano le tacchette delle scarpe, anche delle scelte del governo e del ministro dei trasporti, del Parlamento e (ci piacerebbe) di tutte le città d’Italia. E saremo sempre pronti e vigili per bacchettare sulle dita e sbertucciare pubblicamente chi porta avanti progetti che arrecano danno a noi ciclisti.
Perché anche se quello che vogliamo è solo pedalare in pace, ricordiamoci sempre che quanto più noi ci disinteressiamo della politica, tanto più la politica si disinteresserà di noi.
Bikeitalia.it è nata dall’esperienza di #salvaiciclisti, un momento in cui i ciclisti italiani hanno chiesto a gran voce alla politica di impegnarsi per la sicurezza di chi va in bicicletta e abbiamo tutta l’intenzione di continuare sulla stessa linea.
Se a qualcuno dei nostri lettori questo approccio non piace, è liberissimo di chiudere il browser, togliere il “like” da Facebook e seguire altri siti di ciclismo che hanno approcci diversi. Ce ne faremo una ragione.
E buone pedalate a tutti.
Il sistema economico non incentiva l’uso della bicicletta perché la bicicletta cambia il sistema economico.
La verità è tutta qua.
ps. ho appena scoperto questo sito e l’ho fatto per caso, proprio grazie questo articolo. Da oggi ti seguirò volentieri.
sarebbe bello se si parlasse di politica in modo imparziale e non schierati (purtroppo dagli articoli riferiti alla politica che leggo non è affatto così ). questo mi aspetterei da una testata come la vostra!!! però non lo chiudo per il semplice motivo che il resto è molto utile ed interessante.
Concordo sul fatto che la politica coinvolta direttamente o indirettamente tutta la nostra vita, però non ho trovato traccia di una vostra presa di posizione, e a mio avviso c’è un solo Movimento (parola non casuale, idem la maiuscola) che prende prende a cuore la diminuzione del parco macchine e le agevolazioni per la circolazione ciclistica….non serve che ne faccia il nome, tutti noi lo sappiamo già perfettamente!!