Nei paesi poveri i problemi derivanti dall’uso dell’automobile (inquinamento, morti per incidenti stradali) sono ancora più gravi che da noi.
Tutte le foto sono di Alice McCool per il Guardian
Il Guardian ha pubblicato un interessante articolo sulla prima Critical Mass organizzata a Kampala, capitale dell’Uganda.
L’Uganda ha un tasso di mortalità stradale spaventoso: 28,9 morti ogni 100mila abitanti, quasi 5 volte in più rispetto all’Italia. Lo scorso anno Kampala è risultata essere la città più inquinata dell’intero continente africano.
La Critical Mass che ha percorso le strade della città è stata autorizzata dalle autorità, che hanno chiuso alcune strade centrali per tre giorni, nell’ambito di una campagna volta a promuovere la sicurezza stradale. Le strade normalmente caotiche per la presenza di automobili, minibus e boda boda (una sorta di servizio-taxi su scooter) si sono presentate allegre e piene di ciclisti e persone.
Come accaduto da noi con alcune sperimentazioni urbane, ai lati della strada sono state realizzate delle corsie ciclabili dipinte in verde, protette da vasi di piante.
Nel corso della manifestazione, promossa da alcune organizzazioni ciclistiche locali insieme a UN-Habitat, sono stati presentati alcuni progetti per la riqualificazione delle strade della città con aree pedonali e piste ciclabili. Una zona della città vedrà l’effettiva realizzazione di questi progetti, con un investimento di circa 440mila euro.
Le autorità locali intervistate dal giornalista del Guardian hanno affermato che tutti i nuovi interventi sull’infrastruttura stradale in città comprenderanno aree pedonali e piste ciclabili.
Le persone intervistate per le strade della città sono allo stesso tempo generalmente favorevoli a queste idee, ma anche scettiche. Tutti si rendono conto dell’importanza di rendere le strade più vivibili, abbassando il numero di morti e feriti e i livelli di inquinamento. Tuttavia, alcuni credono che si tratti solamente di una mossa volta a favorire le élite locali: “faranno soldi importando e vendendo migliaia di bici e poi tutto tornerà come prima”. Altri invece vedono insuperabili problemi di gestione del territorio: “le piste ciclabili verranno occupate dalle bancarelle dei venditori di strada”. Inoltre ci si lamenta del fatto che chi si sposta in bici è troppo spesso visto come una persona povera.
I problemi evidenziati sono simili a quelli che abbiamo da noi. Ma molto più gravi. Tuttavia secondo noi c’è speranza. Un popolo giovane potrà essere ricettivo e pronto a cambiare le abitudini di mobilità.
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