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Una legge del 1904 blocca la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese

Premessa necessaria: la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese è una ciclovia di 540 km (già finanziata dallo stato centrale) che già esiste perché utilizza la strada di servizio dell’Acquedotto Pugliese.
La strada è di proprietà di un unico ente, Acquedotto Pugliese S.p.A. che è un’azienda privata di proprietà della Regione Puglia, questo significa che

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

il consiglio di amministrazione della detta azienda è nominato direttamente dal Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano.

Ci siamo?

Bene, adesso si apprende che l’Acquedotto Pugliese S.p.A. ha stabilito in modo perentorio che “le piste demaniali di servizio del Canale Principale non possono essere utilizzate come percorsi turistici ciclabili” ma che, tuttavia, (bontà loro) si potrà negoziare il passaggio “per brevi tratti (qualche chilometro) per un periodo limitato (max una giornata)”.

La ragione di questo nuovo blocco a quella che ci ostiniamo a definire come la ciclovia più bella del mondo risiede in un Decreto Legge emanato nel 1904 da sua maestà Vittorio Emanuele III per tutelare le opere sensibili e strategiche per il trasporto dell’acqua potabile.

Questo il documento:


Capito?

La dirigenza di AQP invoca un regio decreto (che in quanto tale è connotato da carattere di urgenza) del 1904 (quando l’Acquedotto Pugliese ancora non c’era) per tutelare l’acqua pubblica da una pericolosissima invasione di ciclisti che potrebbero contaminarne il flusso d’acqua con il grasso della propria catena e le polveri emesse dai pattini dei freni a contatto coi cerchi, mentre i cittadini continuano a denunciare l’abbandono di amianto in prossimità della condotta principale.

Un messaggio lungo il tracciato dell’Acquedotto Pugliese

Ma meno male che esisteva un anacronistico regio decreto, altrimenti i solerti burocrati che operano all’interno di Acquedotto Pugliese S.p.A. a cosa si sarebbero mai attaccati per impedire la realizzazione della Ciclovia più bella del mondo? A un codice borbonico? A un editto di Federico II di Svevia? A qualche legge emanata da Annibale durante la seconda guerra punica? Al codice di Hammurabi? Al volere divino?

L’appiglio giuridico per negare l’apertura della Ciclovia fa acqua da tutte le parti (scusate il gioco di parole) ed emerge sempre più, invece, un altro aspetto.

Poco meno di due anni fa profetizzavo che di questo passo la Ciclovia dell’Acquedotto sarebbe stata ultimata nel 2060. Il tempo e i tempi della Regione Puglia dimostrano che le cose stanno andando esattamente in questo modo: è palese la mancanza di volontà da parte dell’amministrazione regionale di aprire un’infrastruttura che porterebbe ricchezza e benessere in quelle parti della regione che non beneficiano del turismo.

mappa ciclovia acquedotto pugliese

Visto che il cda di Acquedotto Pugliese s.p.a. è nominato dal Presidente della Regione, Michele Emiliano, se lui volesse, la Ciclovia dell’Acquedotto sarebbe percorribile da domani, ma evidentemente non vuole.

Ma tanto la data delle elezioni si avvicina e se il nastro non lo taglierà lui, lo taglierà il prossimo governatore della Regione.

Commenti

  1. Avatar Giuseppe ha detto:

    “…mentre i cittadini continuano a denunciare l’abbandono di amianto in prossimità della condotta principale.”
    Beh, se questo è vero, un ottimo modo per far cambiare idea a chi dice questo no consiste nel denunciare tali fenomeni nella maniera più clamorosa possibile, contrapponendoli a questo “no” basato solo su una legge che affonda le radici a prima della Grande -Guerra.
    L’importanza strategica della struttura non è assolutamente in discussione, ma che si dica no ad una iniziativa del genere e poi si abbandoni amianto nel canale che porta da bere a qualche milione di italiani, non è proprio accettabile.

  2. Avatar Sergio Manzone ha detto:

    Quanto manca alle elezioni regionali?
    Io sarò pronto!!!

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