Il costo sociale dell’inattività fisica che tutti stiamo pagando

La progressiva sedentarietà che ha colpito gli italiani sta avendo un impatto negativo sulle spese che ogni cittadino del Bel Paese deve sostenere. Usare l’auto per qualunque spostamento, restare seduti 8 ore al pc, stare a casa sul divano la sera, non fare alcun tipo di attività fisica non ha solo un influenza sulla salute della persona sedentaria bensì anche sui costi che lo Stato Italiano e che ogni cittadino (anche quelli fisicamente attivi) devono sostenere.

Iniziamo a definire cosa significa essere sedentari: non effettuare almeno 30 minuti al giorno di movimento continuo a intensità moderata. Il limite minimo di movimento è dato da 10.000 passi a piedi, paragonabili a 2,7km in bicicletta al giorno. Si stima che l’80% degli italiani sia sotto la soglia minima di movimento quotidiano e che in alcuni luoghi si raggiunga il 20% di popolazione “sana” totalmente sedentaria (quindi non si contano gli allettati). La cosa preoccupante è che questi dati sono molto diffusi tra i bambini e i giovani.

A parte le ricadute di carattere fisico, tutto questo va a gravare sulla spesa pubblica. Uno studio del 2008 dell’istituto nazionale della salute australiano ha riscontrato le seguenti ricadute a livello di costi pubblici:

  • 399 milioni di dollari per la cura di malattie cardiovascolari;
  • 174 milioni di dollari per infarti al miocardio;
  • 190 milioni di dollari per depressione;
  • 503 milioni di dollari per la cura di infortuni;

In sostanza è stato calcolato che lo stato australiano spende ogni anno 719 milioni di dollari solo per affrontare le ricadute sanitarie dell’inattività fisica.

Ma non è solo la spesa statale, che può essere percepita come vaga e lontana: l’inattività fisica ha un impatto anche sull’efficienza lavorativa del comparto industriale. E’ stato stimato che per la sola inattività fisica ogni lavoratore perda in media 2,8 giorni di lavoro e che si abbia un decremento della produttività e della qualità del lavoro pari a 483€ annui per ogni lavoratore. Questo perché chi non fa esercizio fisico non è in forma, è perennemente stanco e svogliato, non ha energia, non sa concentrare l’attenzione, pone meno entusiasmo in ciò che fa.

Non possiamo continuare in questa direzione: ogni italiano sta pagando di tasca propria il fatto che si utilizzi solo l’auto, che non si faccia sport, che non ci si muova più. Per modificare questa cosa si può lavorare in più direzioni, con incentivi per chi va a lavoro in bici, possibilità di detrazione fiscale dell’iscrizione in palestra e dell’acquisto della bici e soprattutto investendo sul movimento dei bambini e giovani.

Il paradosso attuale è: meno ci muoviamo e più paghiamo per stare fermi. Siete davvero felici?

 

 

Commenti

  1. Avatar Stefano ha detto:

    E’ possibile ottenere le fonti dei dati da Lei forniti in questo articolo? Mi interesserebbe approfondire l’argomento!

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