Roma: sempre più corsie ciclabili in vista

13 Settembre 2018

Il futuro pedala verso il 2019, ma in molte città italiane lo sviluppo della ciclabilità è ancora fermo al secolo scorso: è possibile dare un forte impulso alla mobilità in bicicletta in tempi brevi e con risultati apprezzabili, colmando il ritardo che abbiamo accumulato in questi decenni? Sì, ma per farlo occorre ripensare ad una più equa distribuzione degli spazi pubblici, destinando ai pedali quelli sottratti ai motori: perché considerare come normale la doppia fila perenne, le code chilometriche, l’aria satura di smog e la pericolosità degli incroci non è più accettabile. E per me non lo è mai stato.

Costruire piste ciclabili in sede propria, avulse dalla normale viabilità stradale, non aiuta a risolvere in assoluto il problema della sicurezza di chi pedala, ma lo sposta un po’ più in là: le inevitabili intersezioni con la viabilità normale sono il tallone d’Achille a rischio incidenti, specie se le ciclabili sono state realizzate senza tenere conto del contesto in cui sono inserite. In altri casi, in assenza di infrastrutture ciclabili, può capitare – come è successo a me proprio ieri, mentre pedalavo su strada dopo un incontro a tema bici in Assessorato Mobilità – che l’automobilista di turno ti si affianchi per dirti che “se non ci sono le ciclabili non puoi pedalare qui sulla carreggiata” e tu capisci che la battaglia culturale per convincere che la bicicletta è un mezzo di trasporto va combattuta giorno per giorno, metro dopo metro.

Un esempio concreto di come le nostre città possono portare avanti nuove forme di convivenza stradale, dove chi pedala e chi cammina non debba rischiare necessariamente la vita a ogni incrocio, si è visto nel corso della sperimentazione TrentaMi, in una strada di Milano, dove l’architetto Matteo Dondé ha dimostrato che con pochi accorgimenti è possibile trasformare una strada trafficata e pericolosa in un salotto urbano piacevole e sicuro: minima spesa, massima resa ma la comunicazione è importante. Se i cittadini percepiscono le limitazioni del traffico e la Zona 30 come una punizione si sentono “menomati” nei loro diritti e non l’accettano: se, viceversa, si fanno toccare con mano i vantaggi per tutti il cambiamento (in meglio) viene visto positivamente.

Intanto ieri a Roma, nel corso di una partecipata Commissione Mobilità presieduta da Enrico Stefàno, è stato fatto il punto sullo stato dell’arte della ciclabilità capitolina, un quadro in chiaroscuro dove però le luci prevalgono sulle ombre e s’intravvede un cambio di passo: le bike lane saranno implementate su tutto il territorio cittadino e il 2019 si annuncia ricco di nuovi interventi ciclabili, che vanno ad aggiungersi a quelli già cantierati oltreché alla corsia ciclabile sulla Prenestina, intervento promesso dall’ex sindaco Ignazio Marino nel 2015 ma rimasto sulla carta in seguito alla sua defenestrazione.

All’ordine del giorno c’era anche un aggiornamento sull’iter del GRAB che, al momento, è in fase di studio di fattibilità tecnico-economico e in attesa delle valutazioni da parte del Ministero dei Trasporti: trattandosi di una ciclovia nazionale turistica deve rispettare degli specifici requisiti (come una sezione di 3,5 metri) e i vincoli delle aree di pregio che attraversa (come Ponte Sant’Angelo e il centro storico). Intanto, come ha sottolineato il consigliere capitolino del Movimento 5 Stelle Pietro Calabrese, il GRAB servirà anche come base per ricucire le varie ciclabili di Roma e i Municipi interessati dal suo passaggio hanno già elaborato piani locali di ciclabilità in tal senso.

Il progetto W:e.b. dell’Associazione Salvaiciclisti Roma, molto apprezzato dai cittadini sul portale del Pums, si propone come biciplan per la città: un’infrastruttura leggera e ramificata per sviluppare la ciclabilità a partire dalle consolari. Gli interventi annunciati dal Campidoglio – soprattutto le bike lane – vanno in questa direzione ma la sensazione è che ancora manchi una visione organica d’insieme per dare attuazione a quello che potrebbe essere l’uovo di Colombo per la mobilità congestionata, convertendo lo spazio della doppia fila motorizzata in corsia ciclabile. In conclusione al tavolo partecipato è venuta fuori anche l’idea di destinare parte di fondi europei presi e non ancora spesi, circa 800 mila euro, per la realizzazione della Tangenziale delle Biciclette di Sic Roma, di cui fanno parte molte strade attraversate anche da Via Libera che torna il 16 settembre: semplice ipotesi o qualcosa di più concreto? È ancora presto per dirlo ma nelle prossime settimane, quando si chiuderanno gli impegni di spesa per l’anno in corso, ne sapremo di più. Continuiamo a pedalare.

Commenti

3 Commenti su "Roma: sempre più corsie ciclabili in vista"

  1. stefano ha detto:

    Si percorra il tratto della ciclabile da ponte Marconi all’isola tiberina dove il fango incrostato del fiume relativo alle piogge dello scorso anno regna sovrano….
    prima della implementazione …la manutenzione…
    saluti

  2. salvatore ha detto:

    “gia’ cantierati” rovina tutto…

  3. Simone ha detto:

    Speriamo!

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