Tra i buoni propositi per il nuovo anno avevo messo in cima alla lista quello di cercare di essere più conciliante con il prossimo: ce la sto mettendo tutta, ma l’articolo del Corriere di Bologna sulle “multe selvagge” ai genitori che accompagnano i figli a scuola e parcheggiano un po’ dove capita, intralciando il traffico e affumicando di smog i propri e gli altrui pargoli, mi ha fatto sobbalzare dalla sedia. Un pezzo costruito attraverso i virgolettati dei multati che, in fondo in fondo, li giustifica: presentare il tema in questo modo tende a deresponsabilizzare i genitori al volante che dovrebbero invece modificare un comportamento sbagliato in assoluto e pericoloso per tutti, compresi i loro bambini.
Insomma, dopo il discutibile esperimento in bici sotto i portici a caccia di multe, il Corsera Bologna si produce in un articolo “vox populi” in cui le opinioni dei genitori-automobilisti multati – “in doppia fila per necessità” – vengono riportate come “le ragioni” dei malcapitati, costruendo una narrazione in cui l’automobile per accompagnare i propri figli a scuola viene considerata un mezzo imprescindibile: “Nessuno di noi parcheggia l’auto per andare a prendere un caffè o a fare shopping in centro, ma parliamo di appena dieci minuti di sosta per accompagnare i bambini. Vigili e Comune lo sanno, sembra quasi vogliano far cassa sulle nostre spalle”. Dunque per questo motivo la sosta selvaggia sarebbe meno grave, tanto da ribaltare le responsabilità e considerare “selvagge” le multe anziché le auto in doppia fila? Siamo alla follia.
La cosa incredibile è che proprio i paladini della doppia fila, intervistati, rispondono che “servirebbe solo un po’ più di buon senso”, ma l’opzione di prendere i mezzi pubblici e/o parcheggiare a poche centinaia di metri da scuola in modo regolare non li sfiora nemmeno. D’altra parte, se davvero avessero approfondito l’argomento, i genitori che accompagnano i figli a scuola in automobile scaricandoli davanti al portone ci penserebbero su due volte: l’aria che i loro figli respirano dentro l’abitacolo è più inquinata di quella all’esterno e i mezzi in sosta selvaggia – spesso a motore acceso – contribuiscono a renderla ancora più mefitica.
Quello della malasosta davanti alle scuole è un tema che interessa trasversalmente tutte le nostre città, dal Nord al Sud, isole comprese: nel caso di Brescia – come documentato nel video di Paolo Gaffurini – alla sosta selvaggia si è unita anche l’invasione della pista ciclabile. Periodicamente l’amministrazione di turno fa multe a tappeto, il caso finisce sulle cronache locali ma poi, complice il benaltrismo e la mancanza di risorse, l’andazzo continua indisturbato per lunghi periodi, fino alla prossima messe di multe tra qualche settimana, mese, anno.
Sarebbe auspicabile che i genitori-automobilisti-doppiafilisti prendessero coscienza al più presto dei danni a breve, medio e lungo termine che stanno infliggendo ai loro amati pargoletti (oltre al cattivo esempio di non rispettare le regole della strada): in alcune città grandi città come Roma e Torino alcune dirigenze scolastiche hanno portato avanti sperimentazioni per chiudere le strade davanti agli istituti ma, una volta terminato il periodo di novità, la situazione è tornata esattamente come prima. Intanto i bambini continuano a respirare aria troppo inquinata, come certificato recentemente dall’Oms.
Le campagne di sensibilizzazione, da sole, non bastano: è necessario che le sperimentazioni siano seguite da misure strutturali per “indurre” i genitori a modificare le proprie abitudini, per questo le amministrazioni dovrebbero creare isole di traffico davanti a tutte le scuole impedendo fisicamente la sosta, quantomeno in orario di entrata/uscita. Il bike to school, praticato a macchia di leopardo un po’ in tutta Italia grazie a genitori-attivisti e istituzioni scolastiche illuminate, sarebbe un auspicabile punto di arrivo per creare percorsi sicuri casa-scuola in bicicletta e dare ai bambini quell’autonomia e quel senso di fiducia in se stessi che oggi, da trasportati in auto, non hanno.
Intanto in questi giorni a Bologna, come riporta l’Agenzia Dire, sono stati i bambini della Scuola Materna Irma Pedrielli del quartiere Reno – a pochi passi dal bosco dei Prati di Caprara – a esprimersi contro la sosta selvaggia delle auto davanti alla scuola e lo hanno fatto in un modo semplice, colorato e diretto: con una serie di disegni che valgono più di mille parole.
Abituare i bambini al trasporto coatto in automobile “perché la strada è pericolosa” alimenta il problema della sedentarietà; giustificare i genitori che parcheggiano in doppia fila quello dell’illegalità: facciamo a meno di queste tare cuturali e sociali, promuoviamo uno stile di vita sano e attivo a cominciare dalle basi. I bambini ostaggio delle auto hanno diritto a muoversi con le proprie gambe: noi adulti abbiamo il dovere di dargliene l’opportunità.
Aggiungerei che il buon senso al quale i multati fanno appello per trovare una soluzione, viene richiamato solo dopo essere stati multati. Forse, quando lasciavano le auto in sosta irregolare, non sentivano il problema di avere un modo corretto di fermarsi per far scendere i bambini. Ma poi buon senso è trovare il modo di usare l’automobile più comodamente, o trovare un modo alternativo all’automobile per portare i bambini?