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Cronache di incidenti annunciati sugli attraversamenti ciclabili

È difficile tenere il conto: l’ennesimo investimento sulle strisce a Roma, di un bambino di 11 anni travolto in bici mentre attraversava la strada con i genitori, è avvenuto domenica 17 marzo intorno alle 18:30. Ormai le cronache cittadine trattano questi avvenimenti utilizzando le stesse trite espressioni e il solito lessico da verbale di polizia: infatti gli articoli pubblicati fin qui sull’accaduto riportano quasi tutti le stesse informazioni e non forniscono al lettore una chiave di lettura per aiutarlo a capire la dinamica dell’incidente che, come prassi in questi casi, è sempre “in corso di accertamento” o “al vaglio degli inquirenti”.

Per questo ieri, lunedì 18 marzo 2019, non appena appresa la notizia dalle agenzie ho inforcato la mia bicicletta e raggiunto il luogo dell’investimento per verificare sul campo il luogo esatto dell’impatto e le condizioni della strada.

Un elemento che ancora non è stato pubblicato altrove – e di cui Bikeitalia ha avuto conferma dalla Polizia Locale di Roma Capitale solo questa mattina, martedì 19 marzo 2019 alle ore 8:22 – riguarda l’attraversamento dov’è avvenuto l’investimento: si tratta di quello tra Viale dei Monfortani e Via di Torrevecchia, sì proprio quello che taglia in due la ciclabile del Parco Lineare che da Monte Ciocci conduce al Santa Maria della Pietà. Sulle altre testate – che hanno dato la notizia molto prima attingendo a lanci di agenzia e foto di repertorio, manca questo elemento cruciale per contestualizzare il fatto.

Perché quello degli attraversamenti ciclabili pericolosi è tema ricorrente, non solo a Roma: un nervo scoperto che mette a nudo l’inadeguatezza di infrastrutture destinate alle bici e costruite magari anche bene (ma purtroppo molto spesso no, ndr) finché non incrociano la viabilità principale di una strada dove le auto sfrecciano e non si mette in atto nessuna accortezza per rallentarle.

In particolare l’attraversamento ciclabile tra Viale dei Monfortani e Via di Torrevecchia, dove è avvenuto l’investimento del bambino di 11 anni ricoverato in prognosi riservata al Policlinico Gemelli, presenta numerose criticità: in primis l’assenza di rallentatori per i motori in transito, che infatti spesso e volentieri sfrecciano indisturbati e non danno la precedenza ai pedoni e ai ciclisti.

A questo si aggiungono anche i cartelli di inizio/fine di pista ciclopedonale in corrispondenza dell’attraversamento, come a dire: hai pedalato tranquillo e separato dal traffico fin qui, ora ti arrangi. Peraltro c’è una chicane per rallentare le bici in transito che salgono da valle e vanno a monte, mentre per quelle che scendono ci sono dei colonnotti che le inducono a rallentare (e sono delle vere e proprie barriere architettoniche che impediscono il passaggio di carrozzine per disabili oppure cargo bike): insomma in un incrocio pericoloso dove i mezzi motorizzati corrono si rallenta chi va in bici o a piedi. Siamo oltre l’assurdo.

Ora che è successo l’ennesimo incidente (si continua a chiamarlo così, ma d’incidentale c’è ben poco, ndr) probabilmente l’amministrazione si attiverà per mettere in sicurezza questo attraversamento, privo di qualsiasi elemento a tutela dell’utenza fragile della strada: ma è mai possibile che si debba lavorare sulla sicurezza stradale sempre e solo ex post, soltanto dopo un fatto di cronaca eclatante che mette a nudo la situazione o dopo l’ennesimo morto immolato sull’altare della velocità?

Proprio per questi motivi, 26 associazioni che facevano parte della “Consulta Cittadina Sicurezza Stradale” – tra cui Rete Vivinstrada, Associazione Salvaiciclisti Roma e Fondazione Luigi Guccione – la settimana scorsa si sono autosospese denunciando la mancanza di ascolto da parte dell’amministrazione. Il messaggio è stato letto in assemblea da Antonio Mortai che se n’è fatto portavoce e che poi ha anche pubblicato un lungo post su Facebook con il link alla notizia:

Continuare a dire e a scrivere che siamo in piena emergenza servirà a qualcosa? Io non posso smettere di farlo: ho visto morire troppe persone in questi anni, installato troppe ghost bike nella mia città; pedalo ogni giorno con la consapevolezza che l’ambiente in cui mi muovo è ostile, disegnato a misura di mezzi a quattro ruote che in qualsiasi momento possono costituire un pericolo e agisco di conseguenza.

Pedalando a Roma rivendico lo spazio a cui chi si sposta in bici ha diritto, esattamente come chi utilizza qualsiasi altro veicolo, anzi oserei dire di più visto che il solo fatto di scegliere un mezzo a due ruote a impatto pressoché zero riduce l’inquinamento e il traffico.

Le cronache di incidenti annunciati non si arrestano: c’è la volontà politica di risolvere il problema? Quanti attraversamenti ciclabili pericolosi e inadeguati come quello di Monfortani/Torrevecchia esistono a Roma? Cominciamo col mettere in sicurezza quelli o aspettiamo con rassegnazione il prossimo bollettino di guerra dal fronte della ciclabilità? Fate presto, non c’è più tempo.

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