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“Dove si pedala di più, c’è sicurezza per tutti”: nuovo rapporto OCSE sulla sicurezza stradale in città

Troppo spesso le amministrazioni locali tendono a trattare i ciclisti come una fastidiosa minoranza a cui dare qualche contentino ogni tanto, preferibilmente in periodi pre-elettorali. Ecco quindi sorgere qualche troncone di ciclabile qui o qualche rastrelliera là: “ora per un paio d’anni non rompete le scatole”, sembra essere il messaggio inviato a questi eccentrici che ancora girano in bici come quando erano bambini.

Manca quello scatto mentale, quella consapevolezza che fa capire che le misure pro-bici vanno a favore di tutti: ciclisti, pedoni, e sì, anche automobilisti; in generale, vanno a favore della collettività.

Lo hanno capito bene enti come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Unione Europea, e – oggetto di questo articolo – anche l’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Questi enti non sono gestiti da ciclisti freak, bensì da serie e forse un po’ noiose persone in giacca e cravatta che pensano ai numeri, all’economia.

Già l’anno scorso l’OCSE aveva pubblicato uno studio che raccomandava la diffusione delle zone 30 in città.

Questa volta il focus è più ampio: nell’ultimo studio pubblicato dall’International Transport Forum dell’OCSE si parla infatti di sicurezza stradale e attività fisica in 72 aree urbane, quasi tutte in Europa. I dati provenienti da queste aree sono stati analizzati e confrontati, per capire quali sono le misure più efficaci per ridurre morti e feriti sulle strade.

La prima parte dello studio è quella che più colpisce allo stomaco, con i dati sulla mortalità stradale.

Alcuni dati sono di particolare interesse per noi: fra le 10 città più pericolose fra quelle prese in considerazione dallo studio, 5 sono italiane: Bologna, Venezia, Roma, Firenze e Catania. Facendo un confronto fra capitali, a Roma ci sono state fra il 2011 e il 2015 6,3 morti sulle strade ogni 100’000 abitanti; a Londra “solo” 2,2, a Parigi 1,8.

Consideriamo un’altra misura: il numero di ciclisti morti ogni miliardo di km pedalati. A Roma sono 178, a Milano 35, a Londra 18, a Parigi 11, a Berlino 6, a Copenaghen 4.

Lo studio poi prende in considerazione il caso di due città che negli ultimi anni hanno migliorato di molto la loro situazione: Lisbona e Riga. In entrambi i casi vengono analizzate le misure pro-sicurezza prese dalle amministrazioni locali. Non ci sono sorprese: si tratta delle solite scelte che chi segue Bikeitalia conosce bene: le abbiamo presentate ad esempio in questo webinar, o – in modo molto più approfondito – nel nostro corso su come “Realizzare la Città delle Biciclette“. Qualche esempio? Restringere le carreggiate e porre ostacoli fisici che impediscano alle auto di superare la velocità di 30 km/h in città è la base di tutto; su questo si può poi lavorare scoraggiando l’uso dell’auto privata con parcheggi più costosi e meno numerosi; promuovendo il trasporto pubblico anche con misure a costo zero come la diffusione di corsie preferenziali; aumentando la sicurezza degli attraversamenti pedonali con piattaforme rialzate.

Non sorprende una delle conclusioni dello studio: “le aree in cui si pedala di più sono quelle in cui si ha la minore mortalità stradale totale”; in parole povere, più gente pedala, meno morti ci sono.

Avere meno morti sulle strade è un obiettivo che interessa i nostri decisori politici oppure no? Il dubbio c’è. Ma se i decisori politici non ci piacciono, possiamo sempre diventarlo noi.

Il primo dovere dello Stato è quello di garantire la sicurezza dei cittadini. In Italia c’è oggi una vera emergenza sicurezza: riguarda la sicurezza delle strade.

Vedi anche: Come realizzare la Città delle Biciclette

Commenti

  1. Avatar Maurizio Lombardo ha detto:

    Siamo in un paese amministrato da principini che con le vessazioni accumulano la loro ricchezza.
    togliere le auto dalle città significherebbe minori introiti derivanti dalle multe, dai pedaggi, dai parcheggi ecc…
    il nostro, purtroppo, non è un paese di illuminati ma di obesi gozzovigliatori di potere e denaro a cui non interessa né il benessere dei cittadini né il futuro delle nostre città.
    mettono solo paletti sulle emissioni per obbligare le persone a cambiar auto più spesso e con auto sempre più inquinanti, e quelli che non se lo possono permettere devono entrare appiedati nella città dei ricchi”visto gli ultimi quartieri creati a Milano” .
    spett.le Pinzuti quando tutti i pomeriggi tornando dal lavoro passo x porta Ticinese sulla darsena mi sembra di essere ad Amsterdam; ragazzi con cargo bike, cicloturisti, semplici ciclisti c’è già tutto un mondo che gira in bici.
    Il fatto e che non c’è volontà politica anzi, penso che ci sia una sorta di boicottaggio politico mediatico.
    guardate solamente l’ultimo ponte pasquale che ha portato ad un aumento del carburante. figuratevi se questi qua hanno intenzione di far consumare meno carburante creando una mobilità alternativa come la bicicletta.
    L’amareggiato Maurizio.

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