Codice della Strada, le associazioni chiedono di intervenire sulle cause della violenza stradale

Codice della Strada, le associazioni chiedono di intervenire sulle cause della violenza stradale

Hanno scelto di diffondere un comunicato congiunto, per far sentire la propria voce unita su un tema che hanno particolarmente a cuore: quello della sicurezza stradale. Così undici associazioni – FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Legambici, Salvaiciclisti, Famiglie senz’auto, Amodo (Alleanza Mobilità Dolce), Napoli Pedala, Bike to School, Vivinstrada, Kyoto Club, Genitori Antismog, Fondazione Michele Scarponi – che sono in prima fila per città più vivibili, più sane e sicure per tutti gli utenti della strada hanno messo nero su bianco le loro considerazioni in merito al testo di Riforma del Codice della Strada, recentemente approvato dalla Commissione Trasporti della Camera.

In questi giorni sui mass media e sui social si è fatto un gran parlare delle misure contenute nel testo, in primis l’introduzione dell’obbligo del casco in bici per i minori di 12 anni, ma spesso l’opinionismo ha preso il sopravvento sulle evidenze statistiche: su Bikeitalia abbiamo affrontato il tema con un articolo scritto da un neurochirurgo, Dott. Pasquale Donnarumma, che ha spiegato l’argomento da un punto di vista medico-scientifico arrivando alla conclusione che il legislatore dovrebbe intervenire innanzitutto per ridurre la velocità dei mezzi a motore che causano incidenti e non introducendo l’obbligo di indossare il casco in bicicletta.

Le undici associazioni firmatarie del comunicato congiunto sottoscrivono: “Siamo contrari alla norma che prevede il casco obbligatorio in bicicletta per i bambini fino ai 12 anni: sull’obbligo ci siamo già espressi con svariati comunicati come singole associazioni, forti di una lunga e articolata documentazione scientifica che dimostra da un lato che il casco da bici è utile in pratica solo per cadute accidentali a bassa velocità, mentre è pressoché inefficace per gli scontri con veicoli a motore, che sono quelli che provocano morti e feriti gravi, e, dall’altro lato, che l’obbligo dell’uso del casco disincentiva l’utilizzo della bicicletta e, riducendo il numero di ciclisti in strada, alla fine ha come effetto-paradosso un calo del livello di sicurezza per chi si muove in bici: l’esatto opposto dell’obiettivo che chi sostiene questa misura afferma di voler raggiungere! Siamo ovviamente d’accordo sul consigliarne sempre l’uso per i più piccoli”.

Le associazioni plaudono per la bocciatura di una misura che invece non era passata nel testo – l’innalzamento del limite di velocità a 150 km/h in autostrada – ma questa proposta sarà quasi certamente ripresentata in Aula alla Camera, dove attualmente è in discussione la Riforma del Codice della Strada: è un cavallo di battaglia della Lega, partito cui appartiene il Presidente della Commissione Trasporti Alessandro Morelli che ha ribadito il concetto in un’intervista.

D’altra parte il feeling della Lega con il mondo dell’auto è notorio e non stupisce dunque la comunicazione scelta per sottolineare le novità introdotte, rivolta direttamente agli automobilisti:

Le undici associazioni si dicono molto favorevoli ai provvedimenti delle “case avanzate” ai semafori per i ciclisti, al doppio senso ciclabile e all’obbligo di rispettare un metro e mezzo dal ciclista in fase di sorpasso: tutte misure che danno maggiore sicurezza al cittadino in bicicletta e agevolano la mobilità attiva.

Sul tema della “strade scolastiche” c’è una sostanziale soddisfazione per la loro introduzione del Codice della Strada, anche se le associazioni ritengono che sia necessario dare ai Comuni strumenti più cogenti: “Occorre vincolare i Comuni ad una gerarchia di azioni, con la priorità assoluta alla pedonalizzazione; se ciò non fosse possibile, l’istituzione della ZTL, e da ultimo, nell’impossibilità di chiudere al traffico automobilistico, la creazione di zone 30, attraverso interventi e dispositivi atti a rallentare effettivamente il traffico (gimkane, dossi, restringimenti carreggiata…). Ricordiamo la campagna “stradescolastiche.it”, alla quale aderiscono anche associazioni di pediatri, che sostengono fortemente la creazione di aree di rispetto reali davanti alle scuole”.

Dal momento che la priorità per il legislatore dovrebbe essere quella di salvare vite umane sulle strade, le associazioni firmatarie del comunicato congiunto chiedono di intervenire in primis sulle concause principali degli incidenti stradali, vale a dire la velocità e la guida distratta dall’uso degli smartphone, senza dimenticare il consumo di alcool e droghe da parte dell’autista.

Per questo, le associazioni auspicano che nel passaggio in Aula il testo adottato in Commissione possa essere arricchito di nuovi elementi utili per dare maggior forza alle istanze di sicurezza stradale: prendendo provvedimenti per diminuire il numero di auto e rallentarne la velocità, ad esempio attraverso l’Intelligent Speed Adaption (ISA), un rilevatore di velocità che impedisce alle auto di superare il limite, o l’abbassando il limite a 30 km/h in tutta la città (invece dei 50 km/h).

Le cronache di questi giorni, con il ritorno del tema delle cosiddette “stragi del sabato sera”, ci ricordano che la vita è una e i pericoli sulla strada, ancora troppi, sono sempre dietro l’angolo: occorre una grande battaglia culturale e sociale per aumentare la sicurezza e la condivisione dello spazio stradale da parte di tutti. Mettendo il limite di 30 km/h in città, non quello di 150 km/h in autostrada.

Commenti

  1. Fabio ha detto:

    Mi inserisco nella discussione ‘ciclisti indisciplinati’ vs ‘automobilisti’.

    Uso la bici per spostarmi invece della macchina, quando posso. Ho sempre rispettato puntigliosamente le regole ed esagerato con lo stare a destra.

    Anni fa notavo il comportamento ‘scorretto’ dei ciclisti sportivi, che spesso stavano in mezzo alla strada!. Una volta mi fermai (ero im bicicletta) a domandare “mi potete spiegare perché state spesso circa m mezzo alla strada?”
    Venni aggredito verbalmente da alcuni di loro e uno addirittura lametava di aver dimenticato la pistola per sparare agli idioti.

    La domanda era posta male, ma sinceramente, da ligio rispettoso degli spazi altrui, mi domandavo il perché?

    Poi per un lungo periodo ho usato quotidianamente la bicicletta nel traffico di punta. Ed ho capito.
    Ho smesso di stare più a destra possibile da quando una signora gentile, per sorpassarmi mentre veniva un auto in senso contrario mi ha urtato con lo specchietto e buttato contro il muro.

    Ho paura dei camion da quando un su di un ponte pur di sorpassarmi, dopo avermi bullizzato con le trombe del giudizio, un camion ha forzato il traffico costringendomi a fuggire al volo sul marciapiede (che per fortuna c’era).

    Porto il casco, anche perché spero di cadere o usare un volo per non essere maciullato dalle ruote di un veicolo.

    Ho messo lo specchietto retrovisore ma è fonte di terrore, perché ho perso l’incoscienza di quello che accade dietro.

    Ancora non capisco i ciclisti sportivi che occupano la carreggiata quando sono fermi. Ma forse è solo maleducazione di branco.

    In sostanza: si occorre ridurre le velocità, soprattutto in ambito urbano dove, è statistica, i tempi di percorrenza non dipendono dalle accelerazioni stupide, ma solo dalla velocità media del traffico.

    E occorre lavorare con tutti quelli che ‘scusa mi spiace non ti avevo visto’, di giorno, di notte, con la pioggia.

    Grazie a tutt@ i ciclist@

    1. Ciclista Sdraiato ha detto:

      Infatti: più si sta a destra, più si viene spinti verso destra, dove è facile trovare la strada rovinata da buche o piena di vetri e cose altrettanto “simpatiche” (ad esempio i tombini), il bordo del marciapiede che è facile agganciare col pedale o semplicemente chi esce da parcheggi/strade laterali/entra in rotatoria senza guardare, oppure ancora chi apre di scatto la portiera dell’auto sempre senza guardare
      Io non sto in mezzo alla corsia, ma a destra appiccicato al margine della carreggiata come vorrebbe qualche istruttore di scuola guida mancato, proprio no
      Se la strada è abbastanza larga e sicura (cioè raramente), agevolo il sorpasso anche fermandomi un attimo a destra e facendo cenno di passare; altrimenti, se avverto che dietro di me c’è qualcuno di troppo impaziente, metto il rapporto più lungo e inizio a pedalare, con la speranza che chi mi sta dietro non interpreti la cosa come una sfida a chi va più veloce (vero, scooteristi?)

      Finora, facendo così m’è andata bene

  2. Kim bike ha detto:

    Premessa vado in bici per hobby, ma cerco sempre di non da fastidio a nessun altro utente della strada, rispettando le regole di base e il codice della strada.
    Tante buone parole da parte di ciclisti…. Ma chi ciclista rispetta il codice della strada?
    Viaggiano uno di fianco a l’altro, fanno i sensi contrari, vanno sui marciapiedi, passano con il rosso e non rispettano lo stop, occupano il centro strada anche quando girano da soli.

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